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Totila d'oro a mons. Pavanello per il suo impegno verso i disabili e i poveri

Don Fernando, ritirando l’onorificenza, ha voluto ringraziare tutti coloro che in questi anni gli sono stati amici anche nei momenti di difficoltà e ha simbolicamente condiviso la medaglia con chi da sempre ha lavorato al suo fianco.

Venerdì 31 ottobre il comune di Treviso ha consegnato, alla presenza delle autorità civili e del Vescovo di Treviso mons. Gianfranco A. Gardin, il “Totila d’oro”, massima onorificenza cittadina, a don Fernando Pavanello, quale riconoscimento degli alti meriti conseguiti nel campo spirituale e sociale.

Per la cerimonia, l’auditorium del museo di s. Caterina si è riempito di oltre 300 persone  tra autorità, esponenti del mondo ecclesiastico e semplici cittadini, amici che hanno voluto portare la testimonianza della loro gratitudine e del loro affetto a mons. Pavanello. Il riconoscimento gli è stato conferito per “aver onorato la comunità trevigiana e la missione sacerdotale attraverso la forza dell’amore e lo straordinario impegno profusi al servizio dell’uomo e per la tutela dei diritti delle persone con disabilità intellettiva e relazionale”. Mons. Pavanello oggi ha 95 anni e da sempre è vicino agli ultimi del mondo.

“Il Totila” porta il nome di un personaggio trevigiano di grande rilievo nato a Treviso nella prima metà del ‘500, di “un guerriero attento agli ultimi, con una visione ottimistica del mondo” come ha spiegato il sindaco Giovanni Manildo commosso nel momento del conferimento del riconoscimento. Un personaggio che dunque per la sua bontà d’animo e per la sua generosità ricorda da vicino la figura di don Fernando sempre pronto a dedicarsi agli altri e ad indicare con lungimiranza la strada da percorrere.

“Don Fernando è uno di quelli che dicono le cose importanti – ha commentato mons. Gardin –. Una volta Dio mandava gli angeli a comunicare il proprio messaggio oggi ci parla anche attraverso alcune persone con una speciale spiritualità. Si manifesta attraverso qualcosa che don Fernando è e che merita la nostra ammirazione. Nel suo percorso ci sono diverse tappe e credo che la conoscenza del mondo dei poveri, soprattutto dell'America latina abbia segnato la sua vita, la vita di una persona che ha saputo raccogliere e raggiungere un’autentica maturità umana ed evangelica”.

Mons. Pavanello, ritirando l’onorificenza, ha voluto ringraziare tutti coloro che in questi anni gli sono stati amici anche nei momenti di difficoltà e ha simbolicamente condiviso la medaglia con chi da sempre ha lavorato al suo fianco. “Voi non vi rendete conto – ha detto – di cosa significhi, dopo aver fatto delle scelte di vita che per qualcuno sono risultate scomode, avere il calore di queste amicizie”.“Tutto quello che voi fate al più piccolo dei vostri fratelli lo avrete fatto a me” ha continuato poi citando il Vangelo per esortare i presenti ad impegnarsi, ad abbandonare quella che il Papa definisce “la cultura dell’indifferenza” e ad agire concretamente nel segno della solidarietà cambiando ciò che ci circonda. “Un uomo – ha concluso – vale solo se sente che non vuole vivere la vita da solo, solo se si chiede <posso fare qualcosa per gli altri?> . Per cambiare il mondo bisogna darsi da fare, non basta la beneficenza, la carità, se prima di tutto non c’è un impegno per la giustizia e l’uguaglianza”.

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