Da quasi un mese, nella sua malattia, Francesco è sostenuto giorno e notte da una incessante preghiera...
Le vie della passione

Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso tutti, compresi i propri aguzzini e quanti tra i presenti lo insultano. Infatti, unico tra gli evangelisti, Luca annoterà le parole misericordiose di Gesù prima di morire: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (23,34), ma anche la solidarietà con i due malfattori che hanno condiviso con lui la processione al Calvario e, soprattutto, l’accoglienza del “ladrone pentito” che, nel dramma che li accomuna, arriva a riconoscere sia il proprio peccato che l’innocenza di Gesù: “Oggi con me sarai nel paradiso” (23,43). Ma Luca ci tiene anche a dirci che l’amore e la misericordia di Cristo sono più forti anche del tradimento dei suoi discepoli. Le lacrime di Pietro stanno a testimoniare che grazie a quello “sguardo” con cui Gesù lo ha fissato, è stato raggiunto da un perdono tanto atteso e sperato (22,61). Nella vicenda di passione e morte di Gesù, Luca ci offre pertanto una grande liturgia del perdono e della misericordia.
La Via crucis di tanti uomini
Luca ha voluto scrivere il racconto della passione in modo tale che anche noi, oggi, meditandolo, possiamo maturare gli stessi sentimenti e gesti di misericordia, perdono e solidarietà di Gesù verso chi soffre o è nell’errore. Oggi, molte persone, e anche popoli, vivono una drammatica situazione di passione, una vera Via crucis, senza però intravedere, dopo la croce, alcun segno di risurrezione o riscatto. Pensiamo al dramma dei terremotati del Myanmar o alle popolazioni innocenti colpite da carestie e violenze, costrette a continue migrazioni. Ma anche alle assurde guerre che si perpetuano, spesso tra indifferenza e rassegnazione, in Ucraina, a Gaza e in Cisgiordania, nel Libano e in Siria e, complessivamente, nelle circa 60 guerre e conflitti aperti nel mondo, che nessuno riesce o vuole spegnere. Purtroppo, a portare la croce verso il Calvario con Gesù, non c’è solo il Cireneo (23,26) ma anche una moltitudine di uomini, donne e bambini abbandonati a un brutale destino e che, per come stanno andando le cose, difficilmente saranno in grado di dire, per coloro che sono causa diretta o indiretta dei loro mali: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”.
La nostra Settimana santa
Questa Settimana santa, incentrata sulla passione di Gesù, dovrebbe indurci tutti a lasciare da parte le nostre, a volte, antievangeliche visioni ideologiche, per far spazio a una maggiore solidarietà con coloro che, sia nei nostri Paesi, che in ogni parte del mondo, a motivo dell’egoismo e dell’indifferenza umana, subiscono persecuzione, violenza e morte. Purtroppo, di fronte a queste cose, l’insensibilità e gli egoismi personali o nazionalistici portano singole persone e capi dei popoli o delle molte fazioni sociali e politiche, all’assurdità di deridere, schernire e perfino a demonizzare, come avvenne per Gesù sulla croce, tante vittime innocenti che cercano, insieme a una speranza per vivere, un po’, carità e giustizia per le loro famiglie.
Percuoterci il petto
Luca, ancora, unico tra gli evangelisti, annota che quanti erano accorsi e avevano osservato da lontano lo “spettacolo” della crocifissione e morte di Gesù, “se ne ritornarono a casa percuotendosi il petto” (23,48). Penso che in questa settimana dovremo maggiormente impegnarci a riconoscere e pentirci dei nostri peccati, soprattutto di quelli di omissione, per i quali abbiamo “assistito”, da lontano e come fosse uno spettacolo inevitabile, a ogni forma di violenza e di sopruso e senza mai muoverci nella direzione della compassione e della solidarietà.
Percuotersi il petto è un gesto di umiltà e pentimento, che indica il desiderio di cambiare, di convertirsi e, quindi, chiedere perdono. Esso, però, è possibile se riusciamo a provare la compunzione del cuore, ossia quello stato di umiltà, disagio e afflizione interiore per il male che abbiamo commesso o al quale abbiamo assistito, che ci porta a sentirci trafitti nel cuore e scossi nella nostra umanità.