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Liguria: il centrodestra vince ancora

Marco Bucci, di misura, presidente della Regione. Decisivo l’apporto della componente moderata della coalizione. Centrosinistra ancora diviso
29/10/2024

Le prime elezioni regionali di questo autunno vanno in archivio con una conferma del centrodestra in Liguria, e la vittoria dell’attuale sindaco di Genova, Marco Bucci. Come sempre, in questi casi, si tratta di un voto territoriale e “parziale”, ma, comunque, indicativo dei processi in atto nella politica italiana.

In Liguria si è votato dopo le dimissioni del presidente Giovanni Toti, rassegnate in seguito all’indagine giudiziaria che si è abbattuta su Genova. Bucci ha ottenuto 291.093 voti, il 48,8%, il candidato del centrosinistra, l’ex ministro Andrea Orlando 282.669, il 47,4%. Nel 2020 Toti aveva superato il 56% e il suo contendente, Ferruccio Sansa, non aveva raggiunto il 40%.

Non si è trattato di un esito scontato. Anzi, il centrosinistra, all’inizio della campagna elettorale, veniva dato per leggermente favorito, sia per i numeri delle recenti elezioni europee, sia per il fatto che si arrivava al voto dopo uno scandalo giudiziario che aveva pesantemente coinvolto la maggioranza. Inoltre, Orlando è una delle figure più conosciute del Partito democratico. C’è chi, a proposito del centrosinistra, ha parlato di “rigore fallito a porta vuota”.

In un contesto che è tornato saldamente bipolare (nessuno degli altri sette candidati ha superato l’1 per cento), peraltro connotato da un altissimo astensionismo (vedi articolo a destra), i due principali schieramenti traggono, senza dubbio, elementi di analisi molto utili. Il centrosinistra, ancora una volta, si lecca le ferite e piange sulle sue divisioni interne. Sul risultato ha pesato il “veto” del Movimento 5 stelle e del suo leader, Giuseppe Conte, rispetto a un’alleanza con Italia viva di Matteo Renzi. Ma anche il pessimo risultato del M5S, che ha conquistato solo il 4,6%. Tra i voti che non sono arrivati al movimento, c’è anche quello del fondatore, il genovese Beppe Grillo, che non si è recato ai seggi, rendendo ancora più evidente la rottura con Conte.

Buono, invece, il risultato di lista del Pd, che ha superato il 28 per cento.

Ancora una volta, insomma, pesano divisioni e veti. Ma il limite più forte, e strutturale, dell’attuale centrosinistra, al di là delle scelte dei leader, è il fatto che gli elettorati di Pd, M5S e centristi non sono disposti a sommarsi. Insomma, a non voler stare insieme è anche l’elettorato.

Il centrodestra, il cui elettorato, viceversa, riesce sempre a compattarsi, ha vinto grazie anche al candidato “civico” (peraltro, Bucci è stato sconfitto nella sua Genova), e all’apporto dei moderati. Anche in questo caso, si tratta, per la coalizione, di una lezione da tenere a mente, mentre Fratelli d’Italia (al 14%) perde qualche colpo. L’attenzione, ora, si sposta, su Emilia Romagna e Umbria, dove si voterà il 17 e 18 novembre. In attesa dei confronti, sempre alle regionali, del prossimo anno, Veneto compreso.

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