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Elezioni regionali: stop al terzo mandato

Come è noto, la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale la legge della Regione Campania che avrebbe consentito a Vincenzo De Luca di candidarsi per un terzo mandato consecutivo come presidente della Regione. La Corte ha stabilito che tale legge è in contrasto con la normativa nazionale, che prevede un limite di due mandati consecutivi per i presidenti di Regione.
La sentenza della Suprema corte non ha, però, sbarrato la strada soltanto a De Luca. Il dispositivo chiude definitivamente anche il caso di un ulteriore mandato di Luca Zaia, il quale afferma che la legge è “ipocrita” e i veneti sono stati “discriminati”.
Naturalmente, il caso si pone in virtù della forte popolarità di cui gode, ancora, il presidente del Veneto. In realtà, è bene ricordare che Zaia sta già concludendo il suo terzo mandato, in quanto la legge elettorale regionale fu votata durante i suoi primi cinque anni di presidenza. In pratica, si iniziò a “contare” i mandati solo dal secondo. Come fa velatamente notare il prof. Ceccanti, nell’intervista pubblicata qui a fianco, un eventuale ricorso alla Consulta, che non c’è stato, avrebbe potuto bloccare Zaia già cinque anni fa.
In ogni caso, chi sarà il candidato della maggioranza di centrodestra uscente alle elezioni, che si terranno o in autunno, alla scadenza naturale, o in primavera, con una breve proroga? La corsa è già partita da tempo. Pare ormai assodato che il candidato presidente resterà alla Lega. Fosse per Zaia, toccherebbe alla vicepresidente, Elisa De Berti, fosse per Matteo Salvini, al giovane delfino, Alberto Stefani. Ma resta in corsa, più defilato, anche il sindaco di Treviso, Mario Conte. In ogni caso, come è confermato dalle “uscite” eccellenti di questi giorni, per la Lega del Veneto si chiude un lungo capitolo. Fratelli d’Italia, ma anche Forza Italia, bussano e chiedono poltrone pesanti.
“Siamo di fronte a un Paese che, in alcune delle proprie norme, vive nell’ipocrisia”, ha affermato, dunque, il presidente del Veneto, Luca Zaia. “Senza entrare nel merito dei tecnicismi della legge campana - prosegue Zaia -, la Corte chiarisce che chi ha già ricoperto due mandati consecutivi non può candidarsi per un terzo. Si tratta, appunto, di un rilievo tecnico. C’è, però, un ulteriore elemento da approfondire. La Corte afferma nella nota che questo principio si applica a tutte le Regioni che si sono dotate di una legge elettorale. A questo punto, la domanda che sorge è: cosa accade nelle Regioni che non l’hanno adottata? Un altro passaggio rilevante è il richiamo della stessa Corte alla distinzione tra Regioni ordinarie e a statuto speciale. Queste ultime, come viene sottolineato, non sono vincolate al limite dei mandati”. Infatti, la Provincia di Trento ha appena approvato il terzo mandato: “Questo apre una riflessione più ampia, di natura politica: siamo di fronte a un sistema che presenta evidenti contraddizioni e disparità”.
Il presidente del Veneto ricorda, infine: “In molte occasioni, i presidenti uscenti non sono stati confermati. Gli esempi recenti dell’Umbria e della Sardegna lo dimostrano, e potremmo citarne decine di altri nella storia del Paese. È la prova che il tema del potere non ha nulla a che vedere con il limite dei mandati. Utilizzarlo come giustificazione è strumentale e, francamente, inaccettabile”.
Tuttavia, il tetto dei due mandati, ribadito dalla sentenza della Corte Costituzionale, conserva una sua logica e una sua validità. Ne è convito il professor Stefano Ceccanti, docente di Diritto costituzionale all’università La Sapienza di Roma.
Quali motivazioni ha il limite dei sue mandati?
Nel caso delle Regioni, siamo in presenza di leggi elettorali e forme di governo che portano con sé una forte concentrazione di potere, necessaria perché il sistema dei partiti è debole e senza queste regole non produrrebbe legislature stabili, di cui il cittadino possa essere arbitro, per usare la frase di Roberto Ruffilli, ucciso dalle Brigate rosse nel 1988. Non è, dunque, un caso se, a partire dal 1993, da quando si sono adottati questi rimedi, si è messo un limite di due mandati consecutivi. Si elegge una persona, la quale trascina una maggioranza quasi “blindata” per la legislatura: scelta giusta, ma da temperare nel tempo.
Non c’è nessuna “discriminazione”, quindi.
Vale per De Luca, sarebbe valso per Zaia, e vale anche per le Regioni e le Province autonome.
Zaia dice che per alcuni incarichi, come quelli dei parlamentari, non c’è alcun limite ai mandati...
Il tetto ai mandati ha senso per chi è eletto direttamente per governare, perché lì si concentra il potere, la rappresentanza non lo concentra. Nello specifico, la concentrazione del potere che si viene a realizzare per un decennio soprattutto per le Regioni, è più che sufficiente ad applicare un programma. Oltre, si rischierebbe di comprimere eccessivamente le possibilità di alternanza. Infatti, chi voleva il terzo mandato era sostanzialmente sicuro di vincere. Peraltro, il divieto non è a vita ma solo di tre mandati consecutivi.
E la questione delle Regioni a statuto speciale?
La sentenza n. 60 del 2023 della Corte costituzionale ha censurato la legge della Sardegna sui sindaci, che prevedeva tetti di mandati diversi. La Corte ha detto l’autonomia speciale si deve fermare, rispetto all’esigenza di regolare in modo uniforme il diritto di elettorato passivo sul territorio nazionale, che discende dagli articoli 3 e 51 della Costituzione. Come vale per i sindaci vale anche per i presidenti di Regione e di Provincia autonoma. Il Governo avrebbe il dovere di impugnare la legge del Trentino, anche se la Giunta è del suo stesso colore politico, per lo stesso motivo per cui ha impugnato quella della Campania.