Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Il popolo di Buenos Aires saluta Francesco con una carovana

Una giornata lunghissima, quella di oggi, per l’Argentina. Inizia alle 5 del mattino, cioè alle 10 ora Italiana. Un intero Paese si sveglia all’alba, per seguire in qualsiasi modo, nelle piazze, nelle chiese o nelle proprie case il funerale di Papa Francesco. Quindi, la messa di suffragio, convocata e presieduta dall’arcivescovo di Buenos Aires, mons. Jorge García Cuerva, alle 10, ora locale, in Cattedrale.
“Francesco è stato il padre di tutti. Per questo motivo, siete tutti particolarmente invitati a partecipare a questa messa e anche alla carovana che realizzeremo in seguito intorno a Plaza de Mayo”, ha detto in un videomessaggio. L’arcivescovo considera questo gesto come “un abbraccio simbolico” di Buenos Aires al “nostro amato Papa”, suo predecessore alla guida dell’arcidiocesi. Ora, ha affermato mons. García Cuerva, “dobbiamo impegnarci a mettere in pratica il suo magistero, la sua eredità, per rendere concreti i molti insegnamenti che abbiamo ricevuto da lui durante la sua vita”.
Come accennato, dopo la messa, a partire da mezzogiorno, ci sarà una “carovana”, promossa in particolare dalle comunità delle parrocchie e cappelle dei quartieri popolari e delle baraccopoli, insieme alla grande Famiglia dell’Hogar de Cristo. Scrivono i “curas villeros”, i sacerdoti delle zone periferiche: Ci riuniremo per condividere il pranzo in Plaza de Mayo. Poi usciremo in carovana per visitare i luoghi che ci ricordano i passi di Francesco nelle periferie: piazze, ospedali, carceri, baraccopoli, Hogar de Cristo (cioè i centri di accoglienza per giovani che hanno perlopiù problemi di dipendenze, ndr), santuari. Andremo a piedi, in auto e in autobus. Ricorderemo le sue parole e imiteremo i gesti dell’allora cardinale Bergoglio, con il quale abbiamo imparato a essere una Chiesa in movimento, più simile a un ospedale da campo che ad altro. D’ora in poi, concludono i sacerdoti, “manterremo questo patto d’amore per Francesco, ogni anno, come parte della sua eredità, e andremo anche in altri luoghi dove lui ci ha insegnato a essere una chiesa povera per i poveri, come ha sempre sognato”.
La “risposta” del quartiere natale di Flores e delle “villas”. La giornata di oggi è il seguito di momenti di intensa commozione e preghiera, che ha caratterizzato la vita di tutta Buenos Aires. In particolare, un grande afflusso di persone si è verificato nel quartiere di Flores, dove nacque Jorge Mario Bergoglio, e nelle amate “villas”, i quartieri popolari della periferia e dell’hinterland. L’amore per Francesco si è reso visibile con molte preghiere, e anche con i tantissimi fiori e immagini che hanno fatto la loro comparsa nelle chiese, nelle piazze, lungo le strade. Ne è testimone mons. Pedro Bernardo Cannavó, da circa un anno vescovo ausiliare di Buenos Aires, in particolare con il compito di seguire la zona pastorale di Flores, come capitò al vescovo ausiliare Bergoglio. Inoltre, in precedenza, è stato parroco nel “basso” Flores, nei luoghi natali del Papa. “Quando – spiega il vescovo al Sir – nel 1992 mons. Jorge Mario Bergoglio, futuro Papa Francesco, fu nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires, gli fu affidato il vicariato di Flores, circa un quarto della città, che comprende non solo il “barrio” Flores, il suo quartiere natale, ma anche altri quartieri cittadini, comprese molte comunità periferiche e popolari, le cosiddette ‘villas de emergencia’. In questi cinque anni si avvicinò molto a queste zone periferiche, si fece molto vicino alle persone più umili”.
Prosegue mons. Cannavó: “Nel cuore del quartiere, nella comunità di San José di Flores, di classe media, la popolazione è stata molto coinvolta ed emozionata, la chiesa centrale, di san José del Flores è già quasi diventata una specie di ‘santuario del Papa Francesco’, in questi giorni.
I due poli di ‘attrazione’ per i fedeli, in questi giorni, in città, sono stati due, la cattedrale e la basilica di San José de Flores. Moltissime persone stanno accorrendo: portano fiori, pregano intensamente, piangono la morte del Papa che sentivano ‘uno di loro’. Ancora una volta, ci sono tante persone umili, semplici. Non a caso, sono proprio i quartieri popolari a piangere ancora di più Francesco, si sentono orfani di un padre che a loro fu così vicino. C’è molto dolore, ma anche molta speranza, ci accompagna la consolazione di Dio”.
Conclude il vescovo: “Mi scopro sorpreso ancora una volta da questa espressione comunitaria di fede dei più umili e dei più poveri. Chiunque nella sua piccola casa possiede una piccola foto di Papa Francesco. In questi giorni in tantissimi hanno partecipato nelle chiese alle celebrazioni in suffragio del Papa. Ci arrivano molti messaggi, ci sono anche tanti che si avvicinano al suo magistero, che resta vivo. Da parte di tutti c’è un sentimento comune di dare onore e valore a Francesco, in un modo che davvero impressiona”.
Orfani del “padre dei poveri”. Proprio dalle “villas”, e in particolare da Villa Soldati, padre Adrián Bennardis, parroco dell’Immacolata, racconta con emozione: “Ci troviamo orfani di colui che negli ultimi 12 anni è stato ‘padre dei poveri’, e lo ha fatto pur essendo diventato un leader mondiale. Parlava con il Presidente degli Stati Uniti, della Russia, della Cina, ma al tempo stesso è rimasto vicino, concretamente ai più fragili. Nel nostro quartiere ci sono ancora le orme dei suoi piedi, in questi giorni, giustamente, ci capita di fare memoria di quando ha camminato per le nostre strade, di quando è entrato a prendere il mate nelle case di Villa Soldati. Ma quello che mi pare importante ricordare è che, diventato Papa, ha mantenuto questa stessa attenzione”. A questo proposito, padre Bennardis racconta un aneddoto: “Accompagnavo spiritualmente Alfredo, un giovane molto malato, aveva poco più di trent’anni. Combatteva contro una malattia che lo sovrastava. Ogni giorno gli portavo l’Eucaristia, era lui che predicava il vangelo a me... E, mentre stava vivendo gli ultimi giorni, mi disse: ‘Ho bisogno della benedizione del Papa’. Mandai una mail in Vaticano, e il giorno dopo arrivò una lettera di Francesco, scritta di suo pugno, con la benedizione per Alfredo, che ora è in Cielo e sicuramente sarà tra coloro che oggi ricevono Francesco. Ecco cosa intendo, per ‘padre dei poveri’”. E conclude: “Voglio dire un’altra cosa. Qui, durante le messe di questi giorni, sentiamo tutti la mancanza del Papa, ma ancora più importante, e lo si percepisce, è il mandato che ci ha dato, il suo magistero, che vogliamo continuare a seguire”.