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Treviso: piccoli cittadini per imparare a vivere insieme

Alcuni bambini della scuola primaria Primo Maggio hanno ricevuto dall’Amministrazione la cittadinanza civica per Ius soli, dopo aver sperimentato progetti di inserimento e inclusione.

Grande festa domenica 22 aprile, in piazza dei Signori a Treviso, dove alcuni bambini della scuola primaria Primo Maggio hanno ricevuto dall’Amministrazione comunale la cittadinanza civica per Ius soli.
Dal 2013 il Comune ha adottato un Regolamento per la concessione della cittadinanza civica ai bambini nati in Italia da genitori stranieri e che, nel momento in cui entrano alle scuole primarie, non sono ancora considerati, per legge, cittadini italiani.
La cerimonia di quest’anno si è aperta con il coro dei bambini che hanno cantato l’inno di Mameli. Il coro Rete integrazione alunni stranieri è un progetto della scuola Primo Maggio, che si affianca a quello di D’Altrocanto, coro per adulti e progetto interculturale sempre coordinato dalla scuola primaria. Si tratta di un laboratorio di integrazione culturale e ascolto, un momento di scambio e inclusione. Infatti, dopo l’inno d’Italia, i bambini hanno cantato 4 canzoni proposte al coro da alcune mamme di diversa provenienza.
Così, il coro ha presentato “Bahay kubo”, canzone delle Filippine in lingua tagalog; “Los pollitos”, venezuelana, in lingua spagnola; “Toti capiii”, canzone romena, e “Lo scriverò nel vento”, canzone italo-turca che porta con sé un messaggio di amore e di pace affidato al vento.
“Diamo la cittadinanza a dei bambini nati in Italia – ha ribadito l’assessore alla Formazione Anna Caterina Cabino dal palco della cerimonia – nella speranza che gli adulti imparino dai bambini, che guardano al futuro e superano muri e ostacoli. Accogliere e incontrarsi è una ricchezza per tutti”.
Alla cerimonia sono intervenuti anche Modou Diop, coordinatore delle associazioni legate a Cittadinanza Attiva e membro della Consulta regionale per l’immigrazione e Abdallah Kherzaji, storico portavoce della comunità marocchina, presidente dell’associazione Hilal e già vicepresidente della Consulta regionale per l’immigrazione.
“E’ un’emozione sentire i bambini cantare l’inno di Mameli – ha commentato Diop – perché il futuro del Paese dipende da loro. Questo modello è un esempio da esportare in tutta la Provincia di Treviso, e poi in Regione e infine in Parlamento, affinché si riformi finalmente il diritto di cittadinanza. Oggi siamo il fanalino di coda dell’Europa, oltre a dover aspettare 10 anni per poter richiedere la cittadinanza ce ne vogliono poi altri cinque dopo che hai presentato la domanda”.
Modou Diop ha poi espresso solidarietà a tutti gli insegnanti che si impegnano per educare i ragazzi e la speranza di ripetere la festa anche per i prossimi cinque anni e al più presto “vedere la fine di un incubo per i bambini senza cittadinanza”.
Un messaggio di pace e inclusione è arrivato anche da Abdallah Kherzaji che ha sottolineato: “Da trent’anni lottiamo per la normalità, è un’emozione essere qui, in questa piazza che anni fa nessuno voleva darci e che ora è normalità. Questa città non vuole l’odio, ma vivere insieme”.
Dopo gli interventi delle istituzioni l’assessore Cabino ha consegnato gli attestati ai bambini e la festa è proseguita all’insegna dell’allegria con canti, balli e teatro.

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