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Piano energetico regionale: nel 2030 Veneto classe “A”?

Dopo ben due anni e mezzo di lavoro, lo scorso 18 marzo il Consiglio regionale ha approvato il nuovo Piano energetico del Veneto (Nper), chiuso dalla giunta lo scorso settembre con l’accoglimento di buona parte delle 95 osservazioni pervenute.
Approvazione senza voti contrari, ma anche senza unanimità per il piano fino al 2030 (che non è poi così lontano) che punta sulle Fer (Fonti energetiche rinnovabili) e lascia ufficialmente (per ora) da parte nucleare e trivellazioni, con un investimento complessivo di oltre 8,7 miliardi di euro di risorse pubbliche, un impatto economico (in termini di valore di produzione) di quasi 20 miliardi e 107 mila lavoratori da attivare.
Punti chiave
A spiegare il piano è l’assessore all’Energia e allo Sviluppo economico Roberto Marcato, che inizia col definirlo “ambizioso e sfidante” e ne sintetizza gli obiettivi: “L’incremento delle fonti rinnovabili, la riduzione delle emissioni inquinanti, il miglioramento dell’efficienza energetica, l’introduzione dell’idrogeno verde” al fine di coprire “il 43% dei consumi elettrici al 2030 con le fonti rinnovabili”.
Nello specifico si parla di 15 milioni di tonnellate di anidride carbonica in meno, dipendenza energetica dall’estero dal 50 al 34%, +5,7 terawatt/ora l’anno da Fer e in generale una diminuzione dei consumi del 10%.
Come? Prosegue Marcato: “Abbiamo previsto oltre cento azioni di Piano, tra le quali il potenziamento delle infrastrutture energetiche, il trasporto green, interventi nell’ambito dell’efficientamento energetico, il sostegno a ricerca e innovazione nel campo della transizione energetica, l’incentivo alle Comunità energetiche rinnovabili, la creazione di una filiera veneta dell’idrogeno”.
Mix energetico, senza nucleare
Oltre a tutto ciò, a saltare all’occhio è da un lato il no alle trivellazioni di gas nell’Adriatico, dall’altro la mancanza di menzione alla fissione nucleare, nonostante i fantomatici Small Modular Reactor (il cosiddetto nucleare di III generazione avanzata, ma più piccolo) siano ormai sulla bocca di tutti (Governo compreso). Sembrerebbe, quindi, che la giunta veneta abbia ritenuto gli obiettivi della transizione energetica troppo ravvicinati rispetto alle prospettive del nucleare.
Il mix energetico del Veneto, dunque, considerando ormai l’idroelettrico raggiunto al massimo dello sfruttamento, punterebbe su fotovoltaico, agrivoltaico e biometano, ma ci sono riferimenti anche al solare termico e geotermico.
Fer, ma non abbastanza
Gigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, plaude all’assenza del nucleare e alla contrarietà sulle fonti fossili, ma calcolatrice alla mano fa emergere delle perplessità: “Per raggiungere entro il 2030 i 5.828 mw di nuova potenza installata, considerando che con le installazioni realizzate dal 2021 a fine 2024 abbiamo realizzato 1.689 mw (andamento installazione annua di 422,3 mw), cioè il 30% dell’obiettivo finale, dovremmo realizzare almeno 4.139 mw di nuova potenza in 5 anni. Ma se l'andamento rimarrà quello registrato fino ad oggi, l’obiettivo al 2030 di 4.139 mw lo raggiungeremo in 9,8 anni, accumulando un ritardo quasi 4 anni. Per evitarlo dovremmo passare a un ritmo di 689,8 mw all'anno. Tempi che non possiamo davvero permetterci mentre il riscaldamento globale e la conseguente crisi climatica avanzano rapidamente con ripercussioni ogni anno più disastrose. E va ricordato che l’obiettivo al 2030 è solo il primo step verso gli obiettivi di decarbonizzazione da raggiungere entro il 2035 per la produzione elettrica ed entro il 2050 per tutto il resto del sistema energetico. Lo sforzo che dovrà fare la Regione Veneto sarà molto più ampio nei prossimi anni e arrivarci in affanno non farà del bene a noi cittadini e nemmeno alle nostre imprese”.
Un’occasione mancata?
“Un’occasione perduta per fare politica industriale, per coinvolgere i Comuni nel processo di transizione, per valorizzare le sinergie con il mondo della ricerca”. Così definisce il piano Arturo Lorenzoni, consigliere veneto del gruppo misto e docente al Dipartimento di Ingegneria industriale all’Università di Padova. E precisa: “Il Piano ha una parte di analisi molto corposa, ma la parte propositiva, di politica energetica e industriale, è estremamente carente, praticamente assente. Non è sufficiente prevedere azioni di attuazione della programmazione europea, si devono indicare target quantitativi coerenti con quelli nazionali, e invece si è molto al di sotto”. E fa pesare anche la mancanza di riferimenti all’eolico nel mix energetico, senza il quale “la generazione elettrica in regione seguirebbe il tipico andamento del fotovoltaico e dell’idroelettrico, con produzione concentrata nella fine primavera e estate; i consumi invernali sarebbero praticamente interamente coperti da fuori regione”.
Invece, nota, ci sono siti in cui, senza trascurare la cura delle aree protette, l’eolico potrebbe essere installato (e lo dimostrerebbe l’esperienza di Rivoli Veronese); senza contare l’off shore, che sarebbe avvantaggiato dai bassi fondali dell’Adriatico.
Sul territorio
A proposito di Fer, ci sono almeno due impianti nel nostro territorio su cui il dibattito s’infiamma. Uno è l’agrivoltaico di Mogliano, progetto che la stessa Legambiente definisce “ben fatto”, che “garantirebbe continuità agricola per almeno trent’anni e che soddisfa pienamente, e in molti aspetti supera, i requisiti minimi delle linee guida ministeriali, con il 79% della superficie destinata all’uso agricolo su quella totale prevista, il 9% in più rispetto al requisito minimo”, ma che d’altro canto sta incontrando forti opposizioni da parte della cittadinanza, sindaco in testa, benché già approvato dalla Regione. L’altro invece è il biometano di Pioveselle, frazione di Piove di Sacco, che Legambiente Veneto (che sta conducendo una campagna proprio a favore del biometano ben fatto) definisce “non fatto bene”, poiché “non rispetta i principi fondamentali di localizzazione, sostenibilità e trasparenza”.
Questi esempi, compreso il caso di Rivoli Veronese per l’eolico, dunque, insegnano che la vera differenza la fa il “come”.