Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Carlo Antonello, presidente di Africa Mission, il destino in un incontro al Pio X
Una storia fatta di studio, passione, responsabilità. Da fedele laico innamorato di Cristo, impegnato nel lavoro e nel volontariato a portare il suo contributo per il bene. E’ quella di Carlo Antonello, medico trevigiano diplomato al liceo classico del Collegio vescovile Pio X, dirigente in diversi ospedali del territorio, presidente dell’associazione Africa mission cooperazione e sviluppo ong. La scorsa settimana ha ricevuto la menzione speciale al premio La Fonte New Century 2024, riconoscimento assegnato a ex allievi del Pio X che nella loro vita si sono particolarmente distinti per meriti professionali e sociali.
Durante l’incontro con i ragazzi, Antonello è stato netto: “Oltre a costruire la vostra professionalità e a coltivare le vostre passioni imparate a perdere del tempo per gli altri. E ricordate: la carità senza contatto con Dio è spesso l’obolo al povero perché non infastidisca oltre”.
Una vita a servizio della salute
Attualmente, Antonello è dirigente del Servizio di uroginecologia e Unità operativa di ginecologia del presidio ospedaliero di Monastier.
Ci arriva dopo un diploma in Radioprotezione e densitometria ossea e terapie sulla menopausa nel 1998, una laurea in Medicina e chirurgia nel 2000, la successiva specializzazione in Ginecologia e ostetricia nel 2005. Dal 2000 al 2007 ha un contratto di ricerca al Centro per lo studio della menopausa e osteoporosi dell’Università di Ferrara.
Successivamente diviene Dirigente medico in diversi ospedali del territorio e continua la sua formazione e specializzazione in Italia e all’estero.
“Ho lasciato la direzione dell’uroginecologia di Oderzo un anno fa, per andare ad aprire il reparto di ginecologia alla casa di cura Giovanni XXIII a Monastier di Treviso – racconta -. E’ stato un dispiacere enorme, ma da medico sento la responsabilità di dare risposte coerenti alle persone che necessitano di cure. E la sanità pubblica, non mi pare un mistero, versa in condizioni di gravi carenze”.
L’emergenza, che poi emergenza non è perché se ne parla almeno da 15 anni, a suo dire sta nella carenza di medici ed infermieri, nei numeri chiusi delle scuole di specialità, nei carichi di lavoro non adeguatamente retribuiti.
“A novembre del 2023, a Oderzo, erano in lista per un intervento nel servizio di uroginecologia 683 donne: significa tempi di attesa di 3 anni. E’ inammissibile, oltre che molto doloroso per chi ha bisogno di cure. Mancano medici di medicina generale, i pronto soccorso sono allo stremo; la politica non ha saputo dare risposte e, anzi, ha reso strutturale una situazione grave”.
A Monastier Antonello dice di riuscire a tenere in equilibrio i tanti aspetti della sua professione, non ultimo la garanzia della qualità del servizio.
Con il cuore in Africa grazie al collegio Pio X
Ma il medico non si accontenta di svolgere il suo lavoro con coscienza e responsabilità qui nel nostro territorio. Già dagli anni del Liceo si avvicina al mondo della cooperazione internazionale e del volontariato.
“E’ grazie al collegio Pio X che l’Africa mi entra nel cuore” racconta.
Nel 1987, infatti, l’allora referente spirituale, don Ado Sartor, e il rettore, mons. Giuseppe Rizzo, organizzano un incontro con don Vittorione - il missionario Vittorio Pastori -, fondatore nel 1972 di Africa mission cooperazione e sviluppo ong, insieme all’allora vescovo di Piacenza, mons. Enrico Manfredini.
L’incontro con l’associazione cattolica, impegnata nel sostegno dei Paesi più poveri del mondo, cambierà la vita di Carlo Antonello, trasformando l’Africa nella sua missione.
“Don Vittorio – ricorda – era un omone con una patologia metabolica importante e, nonostante le sue difficoltà fisiche, girava l’Italia e l’Uganda spendendo la sua vita per i poveri. Lo incontrai e mi disse: vieni e vedi”.
Sono gli anni della guerra civile e del colpo di stato che poi portò al potere Yoweri Kaguta Museveni, tuttora al governo del Paese.
“E’ durante quel viaggio che è nato in me il desidero di ricerca sul senso della vita. Domande di un giovane figlio di medico che si chiede cosa fare da grande, verso dove spendere il proprio impegno e passione, quali ideali coltivare. Domande di fede. E’ nell’essenzialità che spesso si trovano le risposte e che si comprende come giocare la propria responsabilità di fronte alle situazioni cui si assiste”.
Così Carlo Antonello diventa volontario di Africa mission. L’associazione promuove progetti di sviluppo, coordinandosi con le diocesi locali, in tutti i settori della cooperazione internazionale: emergenza, campi profughi, costruzione di pozzi per acqua, agroforestazione e agricoltura, istruzione, sanità.
Da allora, è partito molte volte, destinazione il Continente africano e in particolare in Karamoja, area dell’Uganda agli ultimi posti nel mondo per indice di povertà e degrado. Tutt’oggi questa regione è particolarmente colpita dalla schizofrenia del meteo che sconvolge le comunità pastorali del Nord.
I sempre più frequenti periodi di siccità sono interrotti da alluvioni devastanti che mettono in crisi l’allevamento. Il 30% della popolazione soffre già di una grave insicurezza alimentare.
Le Nazioni Unite informano che 2 milioni di persone sono a rischio e tutto questo non fa che acuire le tensioni sociali.
Nei pozzi si diffondono malattie come il colera e il tifo. Inoltre, l’acqua stagnante contribuisce ad aumentare l’incidenza della malaria.
Nel tempo, Antonello si è formato come volontario cattolico internazionale. Nel 1990 è diventato socio dell’associazione ed eletto nel consiglio direttivo. Dal 1994, anno della morte di don Vittorione, è nominato vice presidente del cda.
Il valore di una carezza: fa bene all’anima, non solo al paziente
“Dopo un periodo di lavoro solo in Italia, nel 2004 sono stato eletto presidente, carica che continuo a ricoprire. E da quell’anno ho ripreso i viaggi di monitoraggio e coordinamento in Africa, allargando la presenza dell’associazione in tutto il territorio ugandese e nel Sud Sudan”.
Anche l’attuale vescovo di Piacenza, il trevigiano mons. Adriano Cevolotto, è stato in Uganda.
“Ce lo ha detto chiaramente: la bellezza e il senso della nostra opera sta nel lavorare perché un giorno possiamo non esserci più – racconta Antonello -. Per questo l’ong conta oltre 170 dipendenti locali e sempre più costruisce progetti di cooperazione che mirano a diventare autonomi e totalmente autogestiti”.
“Sono le periferie del mondo, ma sono ovunque – riflette -. Cambiano i contesti, le situazioni, eppure l’attenzione all’uomo, alla cura delle relazioni, all’ascolto paziente, riguardano tutti, in qualsiasi posto, in qualsiasi lavoro. La carezza sulla guancia di un paziente nel giro visite a fine giornata fa bene all’anima, non solo del malato”.
Non è abituato a premi o orazioni, Carlo Antonello, eppure ai giovani studenti riuniti al collegio Pio X la scorsa settimana, per il premio La Fonte, lo ha detto chiaramente: “Coltivate valori e passioni grandi, innamoratevi di Cristo, mantenete fede ai vostri impegni e alle vostre responsabilità, dedicatevi agli altri. Curate le radici e l’appartenenza, oltre le tecnologie e i social, per guadagnare il sapore della vita”.
La sua prossima partenza è prevista per il 31 ottobre.