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700 anni fa la morte di Marco Polo, l’uomo che portò preziose notizie aprì una nuova strada

L’8 gennaio del 2024 Venezia, e non solo, ricorderà i 700 anni dalla morte di Marco Polo, il famoso veneziano che, ancora adolescente, partì per un viaggio verso Oriente, un mondo che era un mistero per tutti

Proviamo a chiudere gli occhi e a pensare alla città più bella del mondo. Quasi certamente ci viene in mente Venezia. Qual è il veneziano più famoso? Con altrettanta probabilità, chiunque risponderà Marco Polo. Un binomio inscindibile, quello tra la città nata sul mare e quel veneziano che ancora adolescente partì per un viaggio verso Oriente assieme al padre e da cui ritornò più di vent’anni dopo. L’8 gennaio del 2024 saranno 700 anni dalla sua morte.

Per la prima volta svelato l’Oriente

Un anniversario che cade in un momento di grande difficoltà tra il nostro mondo e l’Oriente, che proprio Marco Polo, con il suo Milione - il libro che scrisse con il contributo di Rustichello da Pisa, mentre era rinchiuso nelle carceri genovesi - contribuì a svelare.

Si intitola nell’originale “Devisement du Monde”, raccontare il mondo.

Allora, nel Medioevo, l'Oriente, la Cina, pur occupando metà dello spazio, erano sostanzialmente un mistero. L’immagine del mondo era una T inscritta in una O. La T rappresentava due fiumi, il Nilo e il fiume Don, nella parte alta c’era l’Asia, l’Oriente, e sotto c’era l’Europa a sinistra e l’Africa a destra. La parte più grande era riservata all’Asia.

Alessandro Magno arrivò fino alle rive dell’Indo, i Romani ufficialmente si fermarono prima delle terre tenute dai Parti. Per gli scrittori medievali, in Asia ci sono gli uomini cane, astomi (senza bocca), unipodi (con un piede), blemmi (volto nel petto), uomini con testa di capra, ippopodi (uomini con i piedi di cavallo), grifi di vario genere, unicorni, uomini leone. La diffidenza verso il non conosciuto, dove il cristianesimo si era affermato in una sua eresia, la nestoriana, dove un prete, il prete Gianni, aveva fondato una setta seguitissima, dove c’erano i cannibali antropofagi, era totale.

Lo stupore tra gli Occidentali

Marco Polo, come un buon cronista di viaggio, come lo storico Erodoto, come Freya Stark e Tiziano Terzani, sgretola questo muro di ignoranza, riempie di stupore gli Occidentali e per la sua Venezia apre una strada, oggi la chiameremmo “Via della seta”, non solo per mercanteggiare, ma anche per missionari, per relazioni sociali e culturali: rende l’Occidente confidente verso quel mondo.

Assieme a Rustichello, in quell’umido carcere genovese, immaginava di smerciare i suoi ricordi di viaggio nella varie corti europee. La lingua di Rustichello sarà un misto di francese e italiano e avrà, poi, un percorso complicato, con almeno quattro manoscritti di base, da cui Luigi Foscolo Benedetto, nel 1928, ha ricavato una edizione critica.

Il titolo “Il Milione” non fu dato da Marco e Rustichello, ma successivamente e non tanto perché contiene un “milione” di cose, ma probabilmente per un soprannome legato ai Polo di Venezia.

Al di là delle vicende filologiche, questo libro è una cesura nella storia del rapporto con quell’Oriente che era al di là di Trebisonda, di Costantinopoli, dove un mongolo, Gengis Kan, costruì una straordinaria base territoriale, dall’India alla Siberia, dalla Cina al Mar Caspio e Mar Nero, instaurando la pax mongolica.

Una merce preziosa: l’informazione

Marco Polo, per la prima volta, informa di là del mondo conosciuto, è un mercante che scambia una merce preziosissima “l’informazione”, e prima di darla, fa come fa con le sue sete pregiate o i profumi: ne verifica accuratamente la qualità.

Il castello delle fantasie medioevali si sgretola di fronte al racconto di Marco Polo, solo per fare un esempio tra i tantissimi possibili, si scopre che il mitico unicorno, da molti avvistato a est, in realtà è un grosso maiale, che sguazza in mezzo al fango e ha un corno: il rinoceronte.

L’Occidente ha sete di sapere, ma anche l’Oriente. Qubilai Qan, Gran Qan, l’imperatore cinese, è stato il motore del suo viaggio perché aveva chiesto al padre e allo zio di Marco un’ambasceria composta di cento sapienti per conoscere il Cristianesimo. Ritornando in Cina nel 1272 – prima si recano a Gerusalemme per prendere l’olio della lampada del Santo sepolcro (una richiesta anche questa di Qubilai) - padre e zio portano con sé Marco.

Le tappe del viaggio

Sommariamente queste le tappe del viaggio di Marco Polo, partito da Venezia nel 1271. Lasciata Acri, attraversarono Armenia, Turcomannia, Baldac (Bagdad), Persia, Kashmir, Samarcanda, Deserto del Gobi, Turkestan cinese, Cambaluc (Pechino). Le province centrali dei domini del Gran Qan, l’India, le isole del sud-est asiatico Giava e Sumatra, il Giappone. Russia, Siberia, i territori dell’Orda d’oro. Nord e sud della Cina. Quinsai la Venezia d’oriente. Poi dopo 17 anni salparono su una flotta di 14 giunche, arrivarono a Sumatra, India Ceylon, Hormuz dove consegnano, su incarico del Gran Qan, la principessa Kocacin Kpk Echin. Rientrano a Venezia 1295.

La fiducia del Gran Qan

La cosa più stupefacente è che Marco conquista a tal punto la fiducia del Gran Qan, che lo stesso lo manderà a esplorare le sue terre che ancora non conosce e chiede a lui delle relazioni precise. Insomma Marco è un grande comunicatore, scambia informazioni continuamente, si giovano di lui sia l'Oriente che l’Occidente.

Il Milione è un libro complesso, ma programmaticamente vuole essere uno sguardo di verità, lo dice fin dall'inizio: “E se anche non proprio tutto vide con i suoi occhi, sempre si giovò delle testimonianze di uomini degni di fede. Chi leggerà od ascolterà queste pagine sappia che deve credere a quanto esse narrano: sono tutte cose vere. E poiché noi distinguiamo le cose viste dalle cose udite, il libro risulterà attendibile e veritiero senza alcuna falsità”, capitolo I.

Potrebbe essere la prima lezione di un corso di giornalismo.

Lo sguardo di Marco è acuminato, preciso come un registro mercantile, capace di vedere i dettagli più piccoli, come tutti i mercanti se la cava con la penna e sa tener conto anche dei dettagli più piccoli. Quando rientra a Venezia ha cucito addosso i taccuini degli appunti, che porta con sé anche durante la prigionia a Genova.

Marco Polo sgretola il muro di ignoranza, riempie di stupore gli Occidentali, apre una strada, non solo per mercanti, ma anche per missionari, per relazioni sociali e culturali

Un giornalista che sa catturare l’interesse

Il successo del libro dimostra che sa catturare l’interesse con cose nuove e singolari. Come un abile giornalista si impegna a interessare il pubblico: spiega, risponde, incuriosisce, sorprende, affascina, diverte. L’informazione è merce, anzi la vera merce di “Il Milione” è il Gran Qan, questa la notizia.

“Questo libro vi narrerà ora i fatti straordinari e le cose meravigliose del Gran Qan oggi regnante col nome di Qubilai Qan che nella lingua nostra vuol dire: Qubilai il Gran Signore dei Signori. E certo ha diritto di essere chiamato così perché è verità universale che da Adamo nostro progenitore fino ad ora non è mai esistito un principe che per la quantità dei sudditi, per l’immenso territorio e l’immenso tesoro abbia avuto od abbia potenza simile alla sua”, capitolo LXXVI.

Quando dà una informazione rispetta la regola che oggi i giornalisti chiamiamo delle “5 W”. Ecco un esempio: “Il Gran Signore (chi?) che è molestato dalla gotta (perché) quando va ad uccellare (quando?) sta sempre in una bellissima camera di legno (dove?) portata sul dorso da quattro elefanti (che cosa?) e all’interno ricoperta di stoffe d’oro battuto mentre fuori è coperta di pelli di leone”, capitolo XCIV.

Un ultimo atto di generosità
prima di morire

I lettori del Milione imparano a vedere le genti remote secondo canoni che vengono, anch’essi, da lontano. Imparano a rispettare l’orgoglio che queste genti hanno per la loro civiltà, a cogliere quell’esperienza di fastidio e turbamento che hanno di fronte a popoli estranei e a provare a superarla.

Imparare a capire e a riconoscere l’altro è fondamentale per un mercante.

Una lezione che il mondo di allora ascoltò: Il Milione fu tradotto in tutte le lingue occidentali e in latino.

Liberato nel 1299 e tornato a Venezia, forse Marco Polo pensò a un'altra edizione. Nel 1300 sposò Donata Badoer, da cui ebbe Fantina, Belella e Moreta.

Muore l’8 gennaio 1324 dopo aver compiuto un ultimo atto di generosità, libera lo schiavo che era stato sempre con lui, Pietro: quasi una metafora dell’opera di liberazione dall'ignoranza, che compì a favore di tutto l’Occidente.

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