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Il Veneto sul podio del cemento
È uscito, in questi giorni, l’annuale rapporto di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), in collaborazione con le Arpa regionali sul consumo di suolo in Italia, ovvero la conversione nell’arco di un anno delle aree naturali - agricole o incolte - a superficie antropizzata. Anche nel 2023, i dati sono elevati e allarmanti, nonostante le numerose e devastanti alluvioni dell’ultimo periodo, in Emilia Romagna, a Valencia, ma non solo: i vigili del fuoco di Treviso hanno riportato 800 loro interventi per danni causati dall’acqua, nel solo 2024. Il Veneto si conferma sul podio con un secondo posto di suolo netto consumato (217.520 ettari) e ha il primato sull’incremento maggiore: ben 891 ettari in più di cemento e affini rispetto al 2022.
Il quadro nazionale
In Italia l’incremento lordo di consumo di suolo nel 2023 è leggermente sceso rispetto al 2022, ma resta allarmante. Parliamo di 19,9 ettari consumati ogni giorno, ovvero 2,3 metri quadrati al secondo. Provate a guardare fuori dalla finestra per qualche istante, e immaginate che cosa significherebbe se là fuori ci fossero più di due metri quadrati di nuovo cemento per ogni secondo in cui guardate. Collocate, poi, questa visione in un quadro già parecchio antropizzato: il 7,16% del territorio nazionale (21.578 chilometri quadrati) è già coperto da cemento; se vi sembra poco, considerate che questa cifra corrisponde a 365,7 metri quadri per abitante - provate a immaginarvi al centro di 365,7 mq di cemento -, mentre nel 2012 si era a 348,2. Questa ulteriore crescita delle superfici artificiali è stata solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali: poco più di 8,15 kmq e per lo più dal ripristino di aree di cantiere, che costituiscono la differenza tra lordo e netto - ma secondo lo stesso Ispra si tratta di un “valore ancora del tutto insufficiente per raggiungere l’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto”.
A livello locale
In questo scenario, il Veneto guida la cementificazione, con una percentuale di suolo coperto artificialmente pari all’11,86% (ricordiamo la media nazionale del 7,16%) ovvero 217.520 ettari. Certo, stiamo un po’ meglio della Lombardia, che è cementificata per il 12,19%, ma nel 2023 il Veneto ha registrato l’incremento maggiore con 891 ettari di nuovo cemento (780 in Lombardia). Scendendo sul piano provinciale, la Marca è la seconda provincia più cementificata (dopo Verona): 41.247 ettari – il 16,65% del territorio –, 469 ettari in più rispetto al 2022. Il Comune di Treviso è il quinto più cementificato del Veneto, con 2.199 ettari coperti artificialmente (dopo Venezia, Verona, Padova e Vicenza), pari al 39,63% del territorio, il quarto comune del Veneto per percentuale di suolo consumato (subito dopo a Padova, Spinea e Noventa Padovana).
Quale cemento
Cemento per cosa? Edifici, naturalmente, sia privati che pubblici, abitativi e produttivi, ma anche infrastrutture e impianti fotovoltaici. Non è banale citare le infrastrutture, perché, per esempio, queste non sono contemplate nel calcolo di consumo di suolo all’interno della famosa legge regionale veneta 14/2017 – anche se francamente è difficile pensare che una strada possa essere diversa da un parcheggio, in termini di perdita di suolo. Per concludere su un altro tema molto caro al Veneto, l’Ispra sottolinea che “le trasformazioni sul territorio nazionale riconducibili alla logistica e alla grande distribuzione figurano tra le cause principali dell’incremento di superficie consumata in Italia”, e nello specifico si tratta di 504 ettari di poli logistici solo nel 2023 (cioè pari a 706 campi da calcio).