martedì, 19 novembre 2024
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Giochi paralimpici. L’Italia presente a Parigi con 141 atleti

“Questi numeri sono la punta dell’iceberg di un movimento sportivo che cresce sempre di più, rendendosi artefice anche di un’azione di politica votata a sostenere processi di valorizzazione della persona e della sua inclusione sociale, divenendo uno degli strumenti di welfare più incisivi del nostro Paese”

Dopo i Giochi olimpici delle XXXIII Olimpiadi di Parigi 2024, eccoci arrivati al secondo appuntamento sportivo che la Ville Lumière ci regala in questa lunga estate di sport a 360°: la XVII edizione dei Giochi paralimpici. 4.400 atleti di 185 Comitati nazionali, 22 discipline sportive con le diverse classi per gli atleti con differenti disabilità, 18 sedi delle gare, circa 2,3 milioni di spettatori previsti dalla Francia e dal resto del mondo, una copertura televisiva mondiale. In Italia, per la prima volta, ci sarà una copertura integrale dei Giochi paralimpici: la Rai ha destinato Rai 2 e RaiSport, permettendo a tutti gli spettatori italiani di gustarsi le prestazioni dei campioni paralimpici. Al Sir Sandrino Porru, presidente della Fispes – Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali, dirigente del Comitato paralimpico italiano (Cip), già pluricampione paralimpico, racconta quali prospettive possano venire dai Giochi paralimpici di Parigi.

Cosa ci possiamo aspettare da questo evento sportivo?

Sarà sicuramente una rassegna importante che, già in partenza, riporta numeri lusinghieri. Anche la rappresentativa italiana è la più nutrita di sempre: 141 atleti (70 donne e 71 uomini) in ben 17 discipline sportive su 22. Già questo risultato rappresenta il valore del lavoro svolto dal Comitato italiano paralimpico e sintetizza il frutto dell’opera di promozione svolta in modo capillare nell’intero Paese. Questi numeri sono la punta dell’iceberg di un movimento sportivo che cresce sempre di più, rendendosi artefice anche di un’azione di politica votata a sostenere processi di valorizzazione della persona e della sua inclusione sociale, divenendo uno degli strumenti di welfare più incisivi del nostro Paese.

In che modo lo sport può essere una via preferenziale nel miglioramento delle condizioni sociali e di vita delle persone con disabilità?

Una rivoluzione culturale portata dal paralimpismo è stata quella di averci fatto percepire gli ausili come meri strumenti di autonomia, a tal punto che vengono disegnati e realizzati con gusto, rendendoli armonici con la nostra persona e familiari nel loro utilizzo. Tutto questo ha portato ad abbandonare il senso di vergona e la pesantezza che si nutriva nel sentirsi osservati dagli altri, stando su una carrozzina o utilizzando una protesi. Per questo lo sviluppo tecnologico non è importate solo per i risultati sportivi. (Sir)

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