lunedì, 16 settembre 2024
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Gino Bartali presto beato?

Il campione durante il nazismo riuscì a salvare oltre 800 ebrei, celando nella bici i documenti. L’amico Bruno Carraro, di Santa Maria di Sala, ha raccolto il dossier ora in Vaticano per sostenere la causa di beatificazione

Per lui non è “tutto sbagliato, tutto da rifare” bensì è tutto giusto, tutto da confermare. Lui è il cav. Bruno Carraro imprenditore di Santa Maria di Sala di 83 anni, che ha un unico e vero obiettivo: contribuire alla beatificazione di Gino Bartali (morto il 5 maggio del 2000), il cui iter è aperto in Vaticano.

Bruno Carraro è un personaggio molto conosciuto e apprezzato nel mondo del ciclismo. Amico del ciclista toscano per un episodio che ha molto del curioso, oltre che del miracoloso, Carraro è presidente onorario della Madonna del Ghisallo (il tempio dedicato alla protettrice dei ciclisti), cavaliere di Gran Croce della Repubblica, cittadino onorario e promotore delle tappe del Giro d’Italia, ultima tra le quali, lo storico arrivo dei girini nella sua cittadina, Santa Maria di Sala. Insieme a un amico, Bruno Carraro ha preparato un voluminoso dossier sulle tante iniziative benefiche di Gino Bartali e lo ha inviato in Vaticano.

E’ lo stesso imprenditore a raccontare come si sono conosciuti, lui e il Ginettaccio nazionale: “A Cermenate, Como, il 13 ottobre 1953, ero fermo a un incrocio sulla Statale dei Giovi, quando dietro di me ho sentito un colpo forte: si erano tamponate due auto. Immediatamente sono uscito per prestare soccorso e con me anche il titolare della vicina pompa di benzina. A un certo punto questo grida: ma quello è Gino, Gino Bartali. Infatti lui era stato colpito e scaraventato giù per il fosso. L’ha riconosciuto perché era uno dei suoi gregari nel tour vinto nel 1948. Dopo questo episodio si cementò una grande amicizia fra di noi e tutte le volte che Ginettaccio arrivava in Veneto non mancava di passare a salutarmi. Ma non solo…”. Carraro potrebbe parlare di Gino Bartali per dei giorni, perché conosce per filo e per segno tutta la vita del campione fiorentino, con storie e aneddoti anche di grande spessore umano. Basti pensare che l’amicizia tra i due è stata talmente forte che Bartali gli regalò la bici con la quale vinse il Tour del ‘48. “Un episodio che mi ha lasciato sconcertato. Io quella storica bicicletta l’ho donata al Santuario della Madonna del Ghisallo, di cui sono presidente onorario, e chi si reca in quel luogo la può ammirare”.
Carraro è ora impegnato a seguire il processo di beatificazione di Gino Bartali, che “ha speso la vita per gli altri”, sfidando soprattutto il regime nazista e trasportando documenti nel telaio della sua bicicletta.

In questo modo riuscì a salvare la vita a 800 ebrei che rischiavano di finire nei lager: per questo è stato nominato “Giusto fra i giusti” da Israele: “Gli ho ricordato più volte che è stato protagonista di miracoli - spiega Carraro -, e rammento che lui mi rispose che il miracolo è un intervento soprannaturale in quanto supera i limiti della normalità e va oltre le possibilità umane. Lui sosteneva invece di aver fatto quello che gli avevano dettato il cuore e l’anima”. Carraro prosegue: “Era un campione, un uomo di fede un esempio per tutti e per questo mi sono impegnato per onorarlo con tutte le mie forze. Quando veniva a trovarci e prima di fare ritorno a casa, si fermava a Padova per fare visita a Sant’Antonio, sottolineando che le sue vittorie le dedicava alla Madonna e a Santa Teresa del Bambino Gesù. Con me Gino parlava anche dell’amicizia con il campione salese Toni Bevilacqua, che lo aiutava in pianura. Spesso mi diceva che gli preparava la volata e che era un gregario meraviglioso”. Bruno, poi, svela che “in una stanza della propria abitazione Bartali aveva sistemato un altare dove ogni giorno si recava per pregare. Il tutto, come mi ha spiegato, per non distrarre i fedeli che andavano a messa perché con la mia presenza in chiesa non sarebbero stati attenti alla funzione”. Carraro ricorda che Gino Bartali in vita ha fatto molto del bene e sempre in silenzio: “Le sue confidenze le porto sempre nel cuore. E’ un insegnamento di vita, di fede e di carità e il mio grande desiderio è quello che i suoi insegnamenti possano essere trasmessi alle nuove generazioni”. Insomma, “non l’è tutto sbagliato”.

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