Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Alessandro Ballan: “Bisogna investire sul settore giovanile del ciclismo”
Il ciclismo sta radicalmente modificandosi, ma gli addetti ai lavori ne sono consapevoli? Questa la domanda, a tratti preoccupante, che ci sorge parlando con Alessandro Ballan, ultimo campione del mondo professionisti (Varese 2008), commentatore televisivo, ma soprattutto da qualche mese a questa parte, presidente della storica Uc Giorgione di Castelfranco.
Non è facile trovare un ex professionista di una certa fama come Ballan, rimboccarsi le maniche per lavorare alacremente sul settore giovanile, in pratica il serbatoio del movimento ciclistico di domani.
“Non nego che qualche mio amico nell’ambiente mi ha chiesto chi me lo ha fatto fare - spiega Ballan -, ma subito dopo devo dire che mi sono stati fatti i complimenti, perché c’è veramente bisogno che il nostro movimento venga portato avanti da ex professionisti che conoscono bene l’ambiente”.
Ma a dire il vero ci sono ex ciclisti che rimangono all’interno dell’ambiente come direttori sportivi, ma pochissimi rimangono nelle categorie giovanili: “Questo è vero ed è un peccato - prosegue Ballan -, tutti purtroppo vogliono pensare solo in grande, cercando qualche ingaggio su squadre Continental o, meglio ancora, Professional. Ma voglio ricordare ai tanti amici che lavorano sul ciclismo che bisogna guardare ai settori giovanili, partire dalla base, altrimenti non si va da nessuna parte”.
E Ballan, pragmatico, tra le prime iniziative, ha coinvolto qualche ex. “Sì, con molto piacere e lo ringrazio, ho coinvolto Stefano Agostini, che è stato un bravissimo dilettante e poi per qualche anno anche professionista. Ha accettato con entusiasmo, con l’obiettivo di ridare al ciclismo quello che il ciclismo ha dato a lui da giovane; questo dovrebbe essere lo spirito”.
E come partirà l’Uc Giorgione? “Questo per noi è un anno di transizione. Stiamo lavorando per il prossimo anno, quando partiremo proprio dalla base con due categorie ciclistiche femminili, esordienti ed allieve. Poi il nostro progetto prevede entro cinque anni la creazione di squadre dagli esordienti fino agli juniores, sia maschili che femminili. Ma quello che mi preoccupa è di trovare persone giovani e preparate che hanno voglia di impegnarsi con i giovani in questo sport, e non è facile. Non ce ne sono molti disposti a sacrificare tutte le domeniche estive per seguire i ragazzi; ci stiamo provando”. Tanta buona volontà, tanti problemi da affrontare: “Non è facile, perché il ciclismo sta cambiando e si sta evolvendo. Qui da noi abbiamo poche squadre e gli sponsor chiedono risultati, e non è semplice far combaciare queste due cose in ambito giovanile. Sono anni durissimi, molto più duri di quando correvo io. E poi il ciclismo è uno sport difficile. Basti guardare i morti per strada che non aiutano certo i genitori nella scelta, i problemi di traffico che non aiutano negli allenamenti. Ma nonostante questo, le cose non vanno male nei giovani dai 6 ai 12 anni. L’età critica, e anche gli abbandoni, arriva dai 16-17 anni in poi ed è qui che dovremo cominciare a lavorare per il futuro”. Sono, però, indispensabili scelte politiche studiate, ponderate, lungimiranti, per il futuro del ciclismo. Che parte solo e unicamente dai giovani.