lunedì, 16 settembre 2024
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Visite ed esami, anche a Treviso il sistema è in crisi

Il Comitato dei diritti del malato: “Non capiamo dove si inceppi il meccanismo”

Malati oncologici che attendono sei mesi per un accertamento, persone che non riescono più a camminare per i dolori, costrette a pagare di tasca propria, privatamente, con i risparmi messi da parte con tanta pazienza, l’intervento che gli permetterà di ricominciare a muoversi, mentre nel pubblico la prospettiva era di attendere almeno un anno. Esami richiesti e mai nemmeno calendarizzati. Sono solo alcune piccole storie che abbiamo raccolto, ma dietro a ognuna di esse c’è una persona, un malato i cui diritti sono stati disattesi. Inutile dire che alle volte, la tempestività di un esame può fare la differenza fra la vita e la morte.

Ne abbiamo parlato con Marina Damini, presidente del Comitato dei diritti del malato di Treviso: “Il problema è grave - ha spiegato -, non si riesce a prendere appuntamento per le visite, chi ci prova viene messo in lista d’attesa e poi non sa più nulla della prestazione che ha richiesto. Ci sono tempi anche di un anno e mezzo o due, tanto che chi può sceglie un’alternativa a pagamento”.

Il telefono del Comitato trevigiano squilla tutte le settimane, e sono almeno una ventina al mese le persone che chiedono aiuto.

“Di solito riusciamo a dare risposte a chi ci contatta - prosegue Damini -, raccogliamo tutta la documentazione, cerchiamo di capire se è un problema di impegnativa, che magari non ha la priorità che la persona si aspetterebbe, oppure se la richiesta dell’esame in questione si è persa da qualche parte, in quel caso contattiamo il cup, e di solito riusciamo a ottenere un appuntamento. Tra le storie che ascoltiamo ogni giorno, una in particolare mi ha colpito, di una persona che aspettava una visita da un anno e mezzo e non siamo riusciti a capire perché. La questione è proprio quella, non riusciamo a capire dove si inceppi il meccanismo, visto che, poi, quando interveniamo, di solito riusciamo a risolvere il problema, sembra che il sistema sia talmente in crisi che nessuno lo riesce più a gestire. Anche il personale dell’Ulss è mortificato, non riesce a dare risposte a persone malate. I problemi sono tanti, il Covid è passato, ma mancano gli specialisti e tutto va a scapito delle persone, che non riescono a curarsi, ma queste persone hanno dei diritti e la comunità ha dei doveri, tutta la collettività dovrebbe prendersi cura di questa sanità che invece è stata messa da parte. Non possiamo chiudere gli occhi rispetto a persone malate che vengono private del diritto alla salute e anche della loro dignità, per questo il nostro compito è quello di aiutarle”.

I cittadini possono rivolgersi ai volontari del Comitato tutti i martedì non festivi, dalle 16 alle 18, in presenza o al numero 0422 3221.

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