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Senza casa non c’è famiglia

Un convegno sull’abitare ha aperto i festeggiamenti per i 50 anni del Centro della famiglia di Treviso. Da una ricerca, emerge che, per acquistare l’alloggio, il 70% riceve aiuto dai genitori

“Lo slogan di una vecchia pubblicità, «Dove c’è famiglia, c’è casa», oggi si è capovolto: «Dove, c’è casa, c’è famiglia. Senza una abitazione, il progetto di famiglia si rinvia”. Don Francesco Pesce, presidente della Fondazione Centro della famiglia di Treviso ha posto subito in chiaro il focus del convegno “Case e città a misura di famiglia”, tenutosi sabato 22 febbraio a palazzo dei Trecento di Treviso, organizzato da Centro della famiglia di Treviso in collaborazione con Cisf– Centro internazionale studi e famiglia e Osservatorio Natalità e Famiglia in Veneto.

D’altronde, il Centro è un luogo privilegiato per comprendere anche questa difficoltà delle giovani coppie: l’emergenza abitativa. Anche le relazioni familiari vengono influenzate dalla qualità delle abitazioni e dei quartieri in cui si vive.

I dati che emergono dal Cisf Family Report ’24, basato su un’indagine su 1.600 famiglie italiane, presentati dal direttore, Francesco Belletti evidenziano un problema che è sotto gli occhi di tutti: per acquistare l’alloggio, più del 70% dei giovani riceve il supporto economico dei genitori. Fondamentali sono, quindi, le reti familiari, dove “il risparmio di oggi dei genitori diventa investimento sul domani dei figli”.

Perché, lo dicono gli interpellati, la casa è famiglia, è confort e sicurezza, rifugio e tranquillità. Dal Report 2024 emerge che il tipo di residenza più comune, per le famiglie italiane, è costituita dagli appartamenti, che interessano oltre il 57% degli interpellati, mentre le case/villette unifamiliari sono abitate dal 41,1%. La maggior parte (il 79,6% dei nuclei) vive in casa di proprietà (il 25,9% l’ha acquistata senza mutuo; il 46,4% con mutuo; il 21,6% l’ha ricevuta in eredità).

“La casa che abitiamo è un bene «immobile» che dice chi siamo - spiega il direttore Belletti - La casa è un confine aperto o chiuso, uno

spazio che si trasforma nel tempo insieme alla nostra famiglia. La casa è un progetto di vita: può essere stata trasmessa dai nonni e dai genitori come bene di famiglia, oppure comprata coi risparmi faticosamente accumulati negli anni. La casa racconta dell’impegno giornaliero di ciascuno nella manutenzione degli spazi, nell’impegno di crescere i figli. La

casa è un diritto riconosciuto universalmente, ma di difficile realizzazione”.

Una domanda riguardava il proprio futuro da anziani: negli italiani prevale il desiderio di continuare a vivere nella propria abitazione attuale (43,4%) o in un’altra casa (30,4%). Solo una quantità esigua indica le Rsa (4,7%) o le microconvivenze con altri anziani (8,4%) tra i desideri abitativi futuri. Se, però, si confrontano i desideri con le previsioni effettive (“Realisticamente, dove pensi che abiterai?”) la percentuale di persone che prevede di essere ospitata in Rsa è molto maggiore: 16,5% delle previsioni.

C’è forte necessità, quindi, di politiche abitative. Non sono pochi quelli che vorrebbero veder rinverdito il famoso Piano Fanfani per l’edilizia economico-popolare ,varato nel 1949. Partendo dai dati del Veneto ricordati dal direttore dell’Unità organizzativa edilizia della Regione Veneto Federico Pigozzo, che vedono 470.000 alloggi sfitti “10 volte di più della disponibilità di alloggi di edilizia residenziale pubblica tra i Comuni e le Ater”, è toccato poi a Paola Roma entrare nel merito del “Fondo di sostegno all’abitare” lanciato dall’Associazione Comuni della Marca Trevigiana in collaborazione con il Centro studi amministrativi della Marca. “È un fondo nato dalla collaborazione con tutto il territorio, grazie alla Regione del Veneto, alla collaborazione con i Comuni, l’Ater di Treviso, le Caritas trevigiane, ma anche il mondo imprenditoriale, quello sindacale, quello delle associazioni e del Terzo settore e non ultimo i proprietari. Il fondo, da una parte, vuole essere un sostegno nel pagamento dell’affitto per le famiglie e una garanzia per chi affitta, allo stesso modo prevede un percorso di accompagnamento all’abitare, una parte di formazione necessaria per la gestione di un alloggio. Riteniamo sia l’Ats l’ambito giusto a dover gestire il tema della casa, perché per il Comuni si tratta soprattutto di sociale”.

La seconda parte della mattinata ha visto una tavola rotonda sulle politiche dell’abitare, a cui è intervenuto anche il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, che ha parlato della necessità di ritrovare una nuova dimensione dell’abitare: “Abitare significa stare nei luoghi dove veniamo accolti, i luoghi che riceviamo come sono e trasformiamo con la nostra vita, abitare insieme significa un tessuto sociale condiviso. Abitare è una delle dimensioni dello stare insieme in società. E lo stare insieme in società necessita avere gli spazi del dentro e del fuori. La casa e l’appartamento, ma anche la piazza, il giardino, i servizi, le istituzioni, le chiese, quei luoghi che ci servono per diventare profondamente umani. Una dimensione che dobbiamo tutti insieme recuperare”.

L’assessora alla Città solidale e inclusiva, Famiglia e Disabilità del Comune di Treviso Gloria Tessarolo ha sottolineato il lavoro di rete dell’Amministrazione che sta cercando di impegnarsi su più fronti: “Sia sul fronte urbanistico, con la modifica di alcuni regolamenti come quello delle aree Peep a quello di edilizia privata, dove si è cercato di dare diversi modelli dell’abitare, fino alle sperimentazioni del sociale che riguardano dei target specifici: l’uscita da percorsi di grave marginalità, le donne, le esperienze di housing sociale per l’autonomia delle persone con disabilità e quelle di cohousing per le persone anziane”.

Il presidente Ance Treviso Rovigo, Ottaviano De Biasi, ha posto l’attenzione sulle modifiche al mercato immobiliare, dall’aumento dei costi nella costruzione di un’abitazione alla diminuzione di capacità di potere di acquisto delle famiglie che orienta i giovani verso l’affitto.

Il presidente Forum regionale associazioni familiari del Veneto, Marco Marseglia, ha evidenziato che, per sostenere le giovani coppie nel progetto di costruire una famiglia e una casa, è fondamentale creare una rete di supporto che coinvolga diverse istituzioni, tra cui lo Stato, il mondo del lavoro e la Chiesa.

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