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Vita bella da nonni

Domenica 23 luglio si festeggia la Giornata internazionale degli anziani voluta da papa Francesco, sul tema “Di generazione in generazione la sua misericordia”. Una nonna felice ci racconta le sue giornate piene di socialità in casa di riposo

Domenica 23 luglio per la terza volta si festeggia la Giornata mondiale degli anziani e dei nonni, una ricorrenza voluta espressamente da papa Francesco in memoria dei santi Gioacchino e Anna, nonni di Gesù, la cui festività ricorre il 26 luglio.

Nell’occasione, come redazione di “La Vita del Popolo”, abbiamo pensato di raccogliere la testimonianza di Bruna Perazza, 91 anni, originaria di Roncade, che da sei anni e mezzo (come lei ci racconta con estrema precisione e lucidità) risiede nel centro servizi agli anziani Villa delle Magnolie di Monastier.

Bruna, potrebbe raccontarci brevemente la sua vita?

Sono nata a Sant’Elena di Silea, seconda di sei figlie femmine, il 29 gennaio 1932. Il mio papà faceva il fabbro, la mamma era casalinga. Per un po’ di tempo abbiamo abitato in Alto Adige, nel piccolo paese di Glorenza, in prossimità del Passo Resia, dove mio papà aveva un contratto da fabbro. Poi, a causa della guerra, siamo stati sfollati. Siamo tornati a Sant’Elena; io per una notte dovevo dormire dagli zii, da un fratello di mamma, in realtà ho vissuto con loro per quattro anni.

E’ riuscita ad andare a scuola?

Ho frequentato fino alla quinta elementare, tenendo conto che c’era la guerra, con tutti i limiti e i disagi. Da giovane ho lavorato per dieci anni in fornace, a Sant’Elena. Poi mi sono sposata con Guido Simeon, e mi sono trasferita nel vicino paese di Roncade, dove ho vissuto fino a quando mi sono trasferita qui, a Villa delle Magnolie.

Che lavoro svolgeva il marito?

Lui era meccanico; la sera faceva il maestro di canto, come anche il mio papà. Era un persona per bene, con il quale abbiamo trascorso una vita felice, 40 anni; è mancato 28 anni fa. Insieme abbiamo avuto tre figli, due maschi e una femmina; il primogenito è Paolo: per la mia famiglia il suo arrivo fu una grandissima gioia, dato che noi eravamo tutte femmine. I miei tre figli sono nati in casa, come si usava un tempo, con l’aiuto dell’ostetrica e della mia mamma. Ringrazio Dio che sono tre brave persone; solo il maggiore vive qua vicino, a Roncade, mentre gli altri due sono a Lecco e Lodi. Io da sposata ho sempre lavorato in famiglia, cercavo di darmi da fare, svolgendo un po' di tutto; siamo riusciti a farli studiare fino al diploma.

Come trascorre le sue giornate a Villa delle Magnolie?

La mia routine quotidiana, comincia di solito con la terapia riabilitativa. Quando sono arrivata qui, è stata una cosa improvvisa, perché mi ero sentita male, e di salute non stavo per niente bene. Tanto che si trattava di scegliere l’assistenza in casa con due badanti, oppure il trasferimento in casa di soggiorno. All’inizio i miei figli erano molto combattuti, perché gli sembrava di abbandonarmi, ma in realtà è stata la scelta migliore. Io poi mi sono ristabilita, ora deambulo con l’aiuto del carrellino, ma per il resto faccio tutto quello che riesco.

Quali attività preferisce?

Faccio alcuni lavoretti che mi passano gli operatori, per essere occupata, tipo tagliare e piegare dei depliant; poi cerco di partecipare alle attività di animazione, per quanto riesco, come il teatro e la zumba; durante l’anno seguo anche le lezioni dell’Università dell’Età libera, che si svolgono nel nostro salone, dove incontro tanti conoscenti; poi mi piace un sacco fare compagnia ai bambini del micronido interno alla struttura e durante l’estate giocare con quelli più grandicelli che frequentano i centri estivi. Io ho cinque nipoti e un pronipote, ci adoriamo reciprocamente, anche se viviamo lontani; giocare con questi piccoli amici è una gioia, è pura vita per me, mi pare di stare con i nipoti.

Cosa ha imparato vivendo a Villa delle Magnolie?

Io ero già una persona abituato a vivere in comunità. Quando mi sono sposata, nel condominio eravamo in otto famiglie, otto sposine che nel tempo si sono molto aiutate, soprattutto nella gestione dei bambini. Qui ho ritrovato una dimensione sociale, sto molto bene, con tutti, mi sento accudita, continuo a curare le mie relazioni (ho un’amica come una sorella, a Roncade, ci sentiamo spesso), tutte le sere i miei figli mi telefonano. E poi, ho trovato nuove amicizie, come Carmen, che domenica scorsa ha compiuto 100 anni. Facendole gli auguri, le ho detto “Ti voglio bene”, e lei mi ha risposto: “Anch’io! Ti ho voluto bene dal primo giorno che ti ho vista qui”.

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