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L’intelligenza spirituale ci invita a non aver paura

Chi è veramente connesso alla propria parte spirituale non confonde e non si fa incantare dalle tante pratiche (pseudo-psicologiche o pseudo-religiose) oggi in voga di “materialismo spirituale”, quello della tirannia dell’ego e del business di guru e formatori, che raccolgono i bisogni esistenziali e riempiono i vuoti col vuoto
13/12/2024

Nel 1997 veniva coniato per la prima volta il termine “intelligenza spirituale”, sì sì: proprio spirituale, non artificiale.

Con questo termine si indicava e si indica quell’aspetto della nostra intelligenza che ci permette di scoprire e realizzare il significato, lo scopo e il proposito della nostra vita.

L’intelligenza umana, anche questo si sa da un po’, è, infatti, multifattoriale.

Il che significa che ciò che nell’immaginario si ritiene essere l’intelligenza per definizione è semplicemente un tipo di intelligenza, quella razionale.

Questo immaginario persistente continua purtroppo a orientare la maggior parte dell’educazione, dell’istruzione e della scuola, proprio quando si fondano le basi della vita di ciascuno. E, invece, l’intelligenza spirituale consente di intelligere-leggere dentro e di andare oltre gli aspetti ordinari o di superficie, permettendo di cercare un senso alla propria esistenza e alle proprie relazioni e interconnessioni. Permette anche di rispondere alle domande che la vita e il mondo ci pongono, non perché l’abbiamo letto da qualche parte, ma perché l’abbiamo sperimentato sulla pelle e nell’anima, in profondità. Ci spinge a ragionare in termini di contributo rispetto alla vita delle persone intorno a noi e ci ispira a immaginare soluzioni non rassegnate. Chi sviluppa l’intelligenza spirituale riesce a osservare le situazioni da dentro con empatia - verso sé e verso l’altro - e contemporaneamente dall’alto, un po’ come la visione d’insieme degli astronauti che ammirano la terra da lassù.

Nessuna paura quindi, qualora l’artificiale ci mettesse in ansia o in crisi, poiché l’intelligenza spirituale è ciò che farà sempre più la differenza tra noi e l’intelligenza artificiale. Quest’ultima è uno strumento a disposizione, non a prevaricazione, dell’essere umano, che può aiutarlo a espandere il suo potenziale. Se così, bene.

Infine, l’intelligenza spirituale, in quanto intelligenza, non è “anima”: non è, cioè, la parte spirituale dell’essere umano, e perciò non sopravvive alla morte, come quest’ultima.

Chi è veramente connesso alla propria parte spirituale, quindi, non confonde e non si fa incantare dalle tante pratiche (pseudo-psicologiche o pseudo-religiose) oggi in voga di “materialismo spirituale”, quello della tirannia dell’ego e del business di guru e formatori, che raccolgono i bisogni esistenziali e riempiono i vuoti col vuoto.

Ci sono molti momenti importanti nella vita, ma uno lo è in modo particolare: quando realizzi che sei destinato all’eterno e che niente di te andrà perduto, poiché l’ultima Parola, quella che porta a casa il vero risultato, non appartiene all’umano.

Come sarebbe se l’augurio reciproco di “Buon Natale” fosse recepito per ciò che realmente significa, “Non avere paura”.

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