Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
I gesti rimangano nel cuore, non in una foto sui social
Quest’anno tutti hanno scritto qualcosa sui genitori che attendono la fine dell’orale di maturità dei figli con mazzo di fiori in una mano e spumante nell’altra.
Dal “nessun-pelo-sulla-lingua-Crepet”: “I genitori di oggi portano i fiori ai figli dopo l’esame di maturità come se avessero vinto le Olimpiadi. E’ evidente che agendo così indeboliscono i ragazzi. Non essere capace di vedere il ridicolo in questo atteggiamento, vuol dire non capire niente. Voglio dire, la nonna li aspettava col bouquet di rose manco fossero Pavarotti...”
Ai più morbidi Pellai, Gramellini, D’Avenia e co. Certo, ognuno fa ciò che gli pare con i propri figli e in sé non c’è nulla di male a regalare rose e champagne a chi vuoi bene. Ma il punto è che queste idee arrivano sempre e solo dai social, quelli frequentatissimi dai genitori, e più raramente dal cuore, e rarissimamente dalla loro creatività.
E la prova è che se non ci fosse stata ’sta moda debitamente postata su Instagram, chi dei genitori avrebbe fatto trovare un fiorellino sulla scrivania ancora piena di appunti e post it al ritorno dall’esame?
Diciamo non così tanti, perché non ci sono idee personali e, poi, ciò che non si mostra agli altri, oggi non serve più farlo.
E si dirà, come per tutto, ormai, ma come fai a non presentarti con i fiori, quando tutti gli altri maturati li ricevono?
Certamente, purché si riconosca che chi induce la paura del giudizio degli altri è proprio il genitore, che ce l’ha, questa paura, e quindi posta: io dal fioraio, io col mazzo in mano, io che lo consegno e infine sì, ecco a voi il mio gioiello fuori dal liceo, col benedetto bouquet.
Mazzo di fiori a giugno e albero di Natale il giorno dell’Immacolata insomma, perché sono solo i like e non la stima che abbiamo di noi stessi, che ci fanno sentire adeguati.
Magari non sei andato a riunioni e colloqui, non hai mai chiesto “dove siete arrivati con storia” e, guidando, non hai mai detto “insomma ripetimi ’sta cavolo di biologia”, non perché mi interessi storia o biologia ovviamente, ma perché mi interessi tu.
Invece interessa mostrare che ho un figlio e che questo figlio è un genio anche grazie a me. Come è pesante la sensazione di non essere importanti per qualcuno, si dovrebbe capire che per i figli è altrettanto pesante essere l’orgoglio esibito dei propri genitori, perché è lì che ti fai l’idea dell’amore condizionato, quello per cui il giorno della sconfitta non sarai altrettanto accolto e supportato.
Fossi nel business, per il prossimo anno lancerei l’idea della tazza griffata e personalizzata con nome e data del maturando, da mettere sul comodino con tisanina stile “notte prima degli esami”, una foto apparentemente casuale, un post fintamente non studiato e via, fatta anche questa.
Sono stata fortunata: mi accompagnò all’orale mio nonno, che il giorno prima si fece la strada andata e ritorno per non sbagliarla proprio in quel caldissimo mercoledì 27 luglio. Rimase fuori, fumando almeno un pacchetto di MS per il nervoso. Ma, poi, mi comprò il gelato e sì, al ritorno trovai un fiorellino sulla scrivania. Nel mio cuore per sempre, non in una foto.