Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Femminicidi: no, non sono “colpi di matto”
Mancano pochi giorni al 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Forse per quel giorno Giulia, la rosa di Vigonovo che ci è entrata negli occhi e nel cuore, avrà già ricevuto sepoltura. Dopo giorni di speranza consapevole in cui si temeva il peggio, il suo corpo è stato ritrovato senza vita, perché la vita altrui e propria per qualcuno non ha alcun valore nella sua unicità e irripetibilità. Conoscevamo già il finale, ma volevamo a tutti i costi rimuoverlo dai pensieri, almeno stavolta.
Ora abbiamo la prova provata che chi minaccia di farsi del male perché viene lasciato, in realtà farà del male a chi vuole lasciarlo.
Ora sappiamo che no, non sono “colpi di matto”, ma la reazione di chi vuole tutto e subito e finché non si stufa.
Il ragazzo è maggiorenne, risponderà di suo, ma le famiglie si interroghino se hanno a casa maschi “calmi” solo perché accontentati in tutto. E, certamente, la maggior parte degli uomini non è così, ma è giunto il momento di dimostrarlo.
Oggi un uomo è buono non se non fa nulla di male, ma se fa qualcosa di concreto nella sua vita per rinunciare a un privilegio che gli è stato dato in quanto uomo.
L’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres nel 2011 ha scritto: “Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma. Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare. Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana). Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina). Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).
Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucia).
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue. Ti diranno che era giusto, che ero da sola. Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo. Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto. Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome. Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai. Ma, per carità, non legare mia sorella. Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia. Sono loro, saranno sempre loro.
Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato. Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti perché possano urlare più forte di me.
Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri. Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”.