Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Cosa comporta cambiare vita
Nessun uomo entra due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso e neppure l'uomo che vi si immerge
Fu Eraclito a dire che nessun uomo entra due volte nello stesso fiume perché il fiume non è mai lo stesso e neppure l’uomo che vi si immerge.
Con questo il filosofo di Efeso voleva suggerire che tutto scorre e cambia, oggi lo sappiamo, a partire dalle nostre cellule che ci permettono di vivere proprio perché si rinnovano continuamente.
Ma se il cambiamento fisico è evidente e innegabile, quello interiore trova mille difficoltà a essere ammesso e accolto.
Si fa presto a dire che si vorrebbe cambiare vita, eppure quante volte si resta davanti a una porta ormai chiusa, gravati da ciò che ha finito il suo compito invece di accogliere il nuovo?
Cambiare prevede la rinuncia a un prima e nessuno vive con indifferenza il distacco da una propria quotidianità, soprattutto se è stata faticosamente costruita e lungamente vissuta.
Cambiare vita implica anche un conflitto interiore tra il bisogno di miglioramento e la paura di morire interiormente, prima che fisicamente.
Eccola nominata, la morte, meglio dire ogni morte esistenziale, e la paura di essa che appartiene a tutti gli esseri umani, soprattutto a chi non la nomina e a chi non ci vuol pensare.
Quando si avverte la spinta interiore che suggerisce di cambiare qualcosa della propria vita, la prima reazione è proprio quella di opporvi resistenza, per la paura di perdere e perdersi.
Ma continuare a negare a se stessi la necessità di conversione, quale processo continuo e non singolo evento eccezionale, produce tutto il mal-essere di cui l’uomo è capace e al contempo vittima.
Per riuscire a cambiare servono in realtà un insieme di cose.
Certamente, ascoltarsi e ascoltare il disagio, o la mancanza, o la sopraggiunta inadeguatezza.
Anche distinguere ciò che è essenziale per la crescita personale da ciò che non lo è, rinunciando proprio a quest’ultimo.
E non rimandare per cambiare quella tal questione o aspetto, perché il momento ideale è sempre l’adesso.
Non incolpare qualcuno o qualcosa per i propri sbagli e considerare che la sconfitta è un’esperienza inevitabile e umanamente salutare per tutti, a patto che si sia disponibili a far tesoro della lezione di vita ricevuta.
Poi l’audacia di fare qualcosa di diverso per avere risultati diversi, mettendoci diligenza, costanza e autodisciplina.
Credere infine in se stessi ma anche allearsi con persone capaci di ispirarci e sostenerci.
Più di tutto però, per affrontare ogni singolo cambiamento che ci costa e ci fa paura serve guardare la propria vita accorgendosi che è da sempre un continuo provvidenziale processo, ora nel piccolo ora nel grande, di vita-morte-recupero rinnovato.
Un anticipo dell’Evento pasquale.