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Bisogna essere assertivi e rispettosi di sé per educare al meglio i propri figli

I passi per avere bambini e in futuro adulti assertivi è far vedere e spiegare come si fa
29/03/2024

Ci sono competenze che vanno insegnate ai figli solamente se accorpate a due a due: parlare e ascoltare, fare e smettere, aprirsi e chiudersi alle relazioni, stare alle regole e riconoscere le eccezioni, essere rispettosi di sé e degli altri e così via.

La questione sta nel non focalizzarsi solo su uno dei due elementi, oltre a non limitarsi alle parole, ma puntare ai fatti: ti insegno a rispettare gli altri perché io li rispetto, “ti insegno a farti rispettare perché io so farmi rispettare”.

Inutile dire che il mondo tende a polarizzarsi in arroganti che insegnano l’arroganza e in adulti che faticano a difendersi, faticando, quindi, a difendere i loro figli, a loro volta in difficoltà dal parco giochi in su.

Premessa, certo che dobbiamo sempre proporre comportamenti che ci sembrano educati e rispettosi, ma si deve anche saper vedere i “furbetti di turno”, rimettendoli al loro posto prima ancora che si permettano di mortificarci.

Non serve adottare un atteggiamento aggressivo, restituendo l’offesa o il dispetto, serve piuttosto evitare di rispondere con quell’atteggiamento passivo che, purtroppo, invoglia i prepotenti a invadere il territorio altrui, cioè subendo e incassando, credendo, infine, a ciò che l’altro pensa di noi.

Manco a dirlo, tra l’essere passivi e l’essere aggressivi, la terza via è quella dell’assertività, che si raggiunge con consapevolezza e allenamento, tanto allenamento.

Ecco un semplice test: stai camminando sul marciapiede e due tre persone giungono in senso opposto al tuo, occupandolo tutto. Che fai? Ti fermi per non fare un frontale? Ti scansi e lasci passare? Scendi addirittura dal marciapiedi?

Essere assertivi significa non fermarsi, tenere la destra, camminare dritto avendo diritto alla propria striscia di marciapiede e quelli in gruppo, in base alla larghezza del marciapiede, si metteranno in fila indiana o a due a due, ma non schierati come la falange macedone.

E da chi dipende che si mettano temporaneamente in fila indiana? Dalla loro educazione, se c’è, o da te che cammini dritto, costi quel che costi.

E, come in un duello alla “Mezzogiorno di fuoco”, noterai che i prepotenti cominciano a scansarsi da te, mentre prima camminavi invisibile al loro sguardo e, spesso, ai loro urti di gomito.

Questo sì, poi, si spiega ai figli: “Vedi, non si occupa mai tutto il marciapiede. Se qualcuno lo fa, è maleducato e prepotente, proprio come quei signori. Ma tu devi fare come ti ho mostrato, non mollare mai ciò che è un tuo diritto. Ovviamente non passerai davanti a una persona che è più anziana di te o maggiormente in difficoltà, ma questo non era proprio il caso...”.

E ancora, senza, ovviamente, maltrattare i figli degli altri, va detto “Hei bambino, rimettiti al tuo posto e attendi il tuo turno”, dove il turno sull’altalena non può essere tu un quarto d’ora e io quindici secondi.

Quando, poi, si spiega ai figli cosa è successo e di conseguenza come loro dovranno farsi rispettare in futuro, è dannoso psicologizzare sul perché gli arroganti siano arroganti tipo: “Poverini avranno avuto una brutta infanzia o una pessima giornata, non glielo avranno insegnato da piccoli...” o altre amenità del genere.

La realtà è che tutti conosciamo le regole, ma, da che mondo e mondo, troppi si permettono di infischiarsene, perché da sempre l’arroganza paga, a tutti i livelli.

Quindi, i passi per avere bambini e in futuro adulti assertivi è far vedere e spiegare come si fa; tutelarli finché sono piccoli; mostrarsi presenti, ma spronarli gradualmente a cercare da sé una soluzione; dir loro che devono preservare sempre ciò che sono; e che possono raccontare tutto, perché li ascolteremo e, qualora servisse, agiremo sempre.

Sì, proprio ora che invochiamo la pace, ci rendiamo conto che i bulli della storia non vengono da molto lontano, anche dai banchi di scuola.

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