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Quel che mi manca non è lui, ma sentirmi riconosciuto da lui

Quel farmaco prezioso che mi permette di sentirmi riconosciuto, stimato, importante grazie all’attenzione dell’amico

Mi manchi “tu”. Così Gramellini sul Corriere (12/10/2024): “Anche se Saviano mi ha spiegato benissimo che l’amico ha smesso di rispondermi per motivi che non c’entrano nulla con me, nondimeno io continuerò a starci male. Perché quel che mi manca non è lui, ma il sentirmi riconosciuto da lui”.

Il contesto è semplice: un amico non mi risponde perché mi vuol bene, cioè non vuole che il peso che lui si sente, diventi un peso anche per me, una specie di gesto di carità. Gramellini ci resterebbe male – io con lui, come tutti – poi aggiunge: “Quel che mi manca non è lui, ma il sentirmi riconosciuto da lui”. Questo mi ha colpito. Mi chiedevo: è questa la mia esperienza, la nostra esperienza, nel momento in cui si crea uno spazio, un fossato, una distanza, non per liti o dissapori, in un’amicizia? E’ vero che ciò che mi manca è il suo riconoscimento e non lui?

Mi manchi “tu”, vuol dire che mi manca quell’altro, che resterà sempre un mistero, che non conoscerò mai fino in fondo, che ogni volta riesce a sorprendermi, a intuire, a volte solo ad esserci al mio fianco, appunto quel sei “tu”? Oppure mi manchi “tu”, vuol dire che mi manca quel farmaco prezioso che mi permette di sentirmi riconosciuto, stimato, importante grazie all’attenzione dell’amico, cioè esisto, ho un posto nel mondo, posso vivere nella sicurezza?

Come sempre, direbbe una mia amica, la vita è paradossale, cioè si tratta di tenere insieme le cose. Sono vere entrambe le cose, non c’è dubbio, ma c’è una precedenza? Se ho una corte di persone che mi riconoscono, mi stimano, mi dicono sinceramente bravo, questi sono necessariamente miei amici? Sono sicuro nel dire: no! Tu mi sei amico perché ti ho incontrato, perché sei “tu”, i tuoi occhi, la tua voce, il tuo modo di ridere, il tuo modo di dire certe cose, che è tuo e solo tuo, e tutto quello che non si riesce mai a dire fino in fondo. Certo in quel “tu”, c’è anche il tuo riconoscimento, ma se mi manchi, mi manchi “tu”. Il rapporto educativo non è lontano da qui.

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