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Puntuale, arriva il decreto “milleproroghe”
Puntuale come ogni anno a dicembre – e in barba ai forti dubbi di costituzionalità che regolarmente lo circondano – arriva il decreto cosiddetto “milleproroghe” che, come dice il soprannome giornalistico, serve soprattutto per rinnovare i provvedimenti in scadenza a fine anno. È proprio questa finalità unitaria che rimedia in qualche modo all’estrema eterogeneità dei contenuti, vizio potenzialmente letale per un decreto-legge. Ma nel testo varato dal Consiglio dei ministri, uno zibaldone in cui c’è di tutto, compaiono elementi di notevole e non provvisoria rilevanza. Per esempio, viene stabilito un condono definitivo per le multe comminate a chi non ha rispettato gli obblighi di legge relativi alla vaccinazione anti-Covid. Non è previsto il rimborso per chi ha pagato, così come, invece, si diceva alla vigilia della riunione del Governo. In questo caso, hanno pesato le ragioni di cassa, perché con la legge di bilancio in dirittura d’arrivo, un esborso extra avrebbe creato non pochi problemi. Un altro condono, meno eclatante, ma di chirurgica precisione, è quello che riguarda i lavori della commissione Cassese sulla determinazione dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni. Dopo che la Corte costituzionale nella nota sentenza sull’autonomia differenziata ha chiarito che si tratta di materia che richiede norme di rango primario e non solo amministrative, il Governo avvalora nel decreto-legge il lavoro istruttorio e ricognitivo compiuto finora dalla Commissione. E riporta l’operazione sotto l’ombrello del dipartimento guidato dal ministro Calderoli.
Di tutt’altro segno la proroga al primo gennaio 2026 del regime di esenzione Iva per gli enti associativi e l’estensione di un altro anno – quindi fino al 31 dicembre 2025 – dell’accesso al 5 per mille delle onlus. Slitta al 31 marzo prossimo l’obbligo per le imprese di assicurarsi contro le catastrofi naturali e viene prorogato a tutto il 2025 lo scudo penale per i medici in situazione di gravi carenze di personale, fatta eccezione che per i casi di dolo e colpa grave.
È, invece, contenuta in un decreto legislativo - che è ora è legge al termine del percorso di attuazione della delega al Governo in materia di giustizia - la controversa norma che vieta la pubblicazione delle ordinanze che applicano tutte le “misure cautelari personali” (quindi, non solo il carcere o i domiciliari come nel testo originario, ma anche l’obbligo di firma e altre meno gravi) fino alla conclusione delle indagini preliminari o al termine dell’udienza preliminare. I giornalisti, in pratica, dovranno sunteggiare le ordinanze e non riportarne i brani tra virgolette. I sostenitori della norma si rifanno alla tutela del principio della presunzione d’innocenza, mentre la Fnsi, il sindacato dei giornalisti, parla di “un bavaglio più ampio” per “impedire che i cittadini siano correttamente informati”.