domenica, 15 settembre 2024
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Disabilità: dopo i recenti decreti legislativi, il punto con la ministra Locatelli

Accessibilità e diritti: strada possibile

La ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha espresso forte disappunto riguardo alla recente sentenza del Consiglio di Stato (n. 1798/2024), che dà ragione a un Comune che ha ridotto le ore di assistenza a uno studente richieste dalla scuola e previste dal Piano educativo individualizzato (Pei), per mancanza di risorse finanziarie.

La sentenza, che ha respinto il ricorso di una famiglia per ottenere un supporto maggiore per il proprio figlio, è stata un fulmine estivo per le famiglie con figli con disabilità, rischiando di sconquassare il già precario sistema dell’assistenza scolastica.

“Sono molto dispiaciuta e vicina alla famiglia, che ha coraggiosamente lottato per i diritti del proprio figlio”, ha dichiarato Locatelli, sottolineando come la sentenza non rifletta il principio fondamentale dell’inclusione scolastica.

Con l’entrata in vigore dei Decreti legislativi n. 222/2023 e n. 62/2024, nei mesi scorsi era stato compiuto un passo significativo per l’inclusione e l’accessibilità delle persone con disabilità. Queste disposizioni, emanate in ottemperanza alla Legge n. 227 del 22 dicembre 2021, sono finalizzate a garantire l’accessibilità, a rimuovere gli ostacoli e attivare sostegni utili a esercitare le libertà e i diritti civili e sociali nei vari contesti di vita, scelti liberamente dalla persona stessa.

Non è chiaro in che modo questi strumenti faranno parte dei Lep nazionali - a seguito della discussa autonomia differenziata - e se i servizi per le persone con disabilità continueranno a essere a più velocità nelle varie aree del Paese.

Tra poche settimane (14-16 ottobre) si terrà in Umbria, per la prima volta, un incontro interministeriale del G7 sui temi dell’inclusione e della disabilità.

A titolo di cronaca, rileviamo l’auspicio delle associazioni di settore che il documento finale sia reso disponibile sia in comunicazione alternativa aumentativa (Caa) che in lingua dei segni (Lis).

Per capire a che punto siamo e se accessibilità e inclusione siano due facce della stessa medaglia, abbiamo intervistato la ministra Locatelli.

Ministra, a metà giugno è stata a New York alla Cosp17 (17ª Conferenza annuale tra gli Stati firmatari della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità). Ascoltando gli interventi anche degli altri Paesi come si colloca l’Italia nella tutela dei diritti delle persone con disabilità?

L’Italia è un Paese che sta lavorando molto sul tema della disabilità e, in particolare, sulla presa in carico della persona con disabilità e della sua famiglia. Lo dimostra anche la riforma che stiamo portando avanti, ma devo dire che nel confronto con gli altri Paesi non siamo secondi a nessuno, soprattutto in termini di legislazione, e anche di azioni concrete che coinvolgono il mondo del Terzo settore e che sviluppano buone azioni. Sicuramente possiamo migliorarci, ma siamo uno dei Paesi più “ricercati” come modello da seguire.

I diritti sanciti nella Convenzione Onu del 2006 e la loro attuazione pensa siano già sufficientemente garantiti nel nostro Paese? Su quali ambiti ritiene sia necessario muoversi?

La Convenzione Onu è stata ratificata nel nostro Paese nel 2009. Non è un manuale o un semplice punto di riferimento. E’ una legge del nostro Paese che ispira tutte le norme che stiamo sviluppando sulla disabilità. Credo che dobbiamo e possiamo migliorarci su uno dei principi cardine, quello dell’accessibilità universale, che non significa solo eliminazione delle barriere architettoniche, ma anche eliminazione di quelle barriere sensoriali, e che si rivolgono anche alla comunicazione e all’informazione. Quindi, c’è da lavorare soprattutto su questo aspetto.

Il decreto 62 del 3 maggio 2024 rappresenta un ulteriore passo per una maggiore autonomia per le persone con disabilità?

Il decreto 62 introduce il “Progetto di vita”, che è uno strumento valido e importante per assicurare una presa in carico globale della persona con disabilità, in condivisione con la sua famiglia. Il Progetto parte dai desideri e dal diritto di scegliere di ogni persona, come previsto dalla Convenzione Onu, e determina nella presa in carico un superamento delle estreme frammentazioni tra le misure sanitarie, socio-sanitarie e sociali che può garantire il territorio.

Con il “Progetto di vita”, la persona è protagonista con i suoi desideri e non solo con i suoi bisogni. Nuove risorse finanziarie strutturali saranno, quindi, allocate a favore degli Enti locali, per rendere effettiva la riforma avviata con la legge 227/2021?

Ci sono delle risorse aggiuntive sull’introduzione del “Progetto di vita”, ma quello che sicuramente è l’aspetto più rivoluzionario è il fatto di riuscire a far sedere intorno allo stesso tavolo il mondo sanitario, socio-sanitario e sociale. Vuol dire che ognuno di questi ambiti attiverà direttamente tutti quei servizi e quelle misure che rispondono ai bisogni e alle richieste della persona con disabilità, che generalmente deve rivolgersi a diversi sportelli. Si tratta di un cambiamento che richiede, soprattutto, un percorso di intensa formazione per tutti coloro che, a diverso titolo, operano del settore, a diretto contatto con le persone, e nei diversi ambiti di competenza.

Attualmente, i Pei scolastici e altri strumenti sembrano avere una loro strada...

Il “Progetto di vita” tiene insieme tutto: i Pei, i Piani assistenziali individualizzati, il progetto di vita ai sensi della legge 112/2016 e tutto quello che riguarda la dimensione della vita della persona.

In prospettiva, l’accomodamento ragionevole per le persone con disabilità sarà a più velocità?

L’accomodamento ragionevole è previsto dalla Convenzione Onu, ripreso dalla legge delega 227/2021, ulteriormente esplicitato nel decreto 62. Richiede uno sforzo del mondo pubblico, ma anche del mondo privato, nel garantire a ogni persona il superamento di quelle barriere, spesso anche istituzionali e burocratiche, che non consentono di poter competere in parità nella vita quotidiana, nella vita lavorativa, scolastica, sociale e anche sportiva. Quindi, uno strumento che assolutamente non ha vincoli territoriali di alcun tipo, ma un vincolo normativo per tutti.

A metà ottobre si terrà per la prima volta una sessione del G7 su inclusione e disabilità. Quali i temi sul tavolo?

La “carta di Solfagnano”, documento finale del G7 su inclusione e disabilità, sarà un documento suddiviso in otto priorità. Tra queste, l’impegno di considerare la disabilità e l’inclusione come temi prioritari nelle agende nazionali e internazionali. Altri punti riguarderanno l’inclusione lavorativa, l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie per l’autonomia della persona, e la prevenzione e il soccorso in caso di catastrofi naturali, ma anche di conflitti, perché è necessario immaginare protocolli sempre più avanzati e omogenei di messa in sicurezza delle persone con disabilità e anche di prevenzione.

La dichiarazione finale di questa sessione del G7 sarà accessibile a tutti?

Sì, perché sarà pubblicata sul sito dedicato al G7 e anche su quello del Ministero per le Disabilità, in modo da essere accessibile e fruibile per tutti.

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