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Nuova legge regionale: fusioni di Comuni più facili

Ridotto il quorum di partecipazione al referendum consultivo sulla fusione, portato dal 50% al 30%, ridotto al 25% nel caso in cui gli iscritti all’Aire siano superiori al 20% degli aventi diritto al voto

Con 30 voti favorevoli e 6 astenuti, il Consiglio regionale del Veneto ha dato il 29 agosto il proprio via libera al Progetto di legge n. 185, di iniziativa dell’esecutivo regionale, relativo a “Disposizioni in materia di associazionismo intercomunale, fusioni di comuni e Intese Programmatiche di Area (IPA)”, relatore per l’Aula, il Consigliere regionale Marzio Favero (Lega-LV), correlatore la Vicepresidente della Prima commissione consiliare Chiara Luisetto (Partito Democratico).

Il consigliere Favaro ha ricordato che “Il Veneto è al terzo posto per numero di Comuni, 563 di cui 291 sotto i 5.000 abitanti; di questi, 181 hanno meno di 3.000 abitanti; Nell’insieme governano un 15% della popolazione, però un 40% del territorio, il tutto a testimoniare una frammentazione amministrativa molto elevata. L’obbligo associativo introdotto dal DL n. 78 del 2010 in Veneto ha prodotto l’aggregazione di 24 Comuni; per quanto attiene le Unioni dei Comuni, dalle 28 del 2013 con 104 Comuni associati, si passa nel 2023 a 14 Unioni con 51 Comuni associati, con la scomparsa peraltro delle Unioni con pochi abitanti”. Il relatore, inoltre, ha posto l’attenzione sul ruolo degli ATS, gli Ambiti Territoriali Sociali “Individuati quali nuovo faro dei processi di aggregazione, fusione o di formazione anche delle intese programmatiche d’area, che di fatto sostituiscono i distretti sociosanitari, che vedono la presenza di amministratori riuniti in assemblee già abituati a confrontarsi su condividere problematiche di estrema delicatezza”. Tra gli aspetti che caratterizzano il Piano, l’obiettivo di ridurre il numero dei comuni del Veneto favorendo i processi di fusione: a tale scopo, viene proposta, con il Pdl n. 185, la modifica parziale dell’art. 6, della L. reg. n. 25/1992 attraverso la rimodulazione del quorum di partecipazione al referendum consultivo sulla fusione, portato dal 50% al 30%, ridotto al 25% nel caso in cui gli iscritti all’Aire siano superiori al 20% degli aventi diritto al voto, nonché l’introduzione di una clausola di premialità - sia in caso esercizio associato di funzioni, sia in caso di fusione dei comuni - da inserire nei bandi regionali, anche di settore, con cui l’Amministrazione regionale eroga contributi agli Enti locali. La vicepresidente Luisetto, nel corso della correlazione, ha posto l’accento sul ruolo degli Ats, “uno strumento non ancora definito”, e sulla mancata analisi complessiva della governance e sulla regia che la sottende: “I 563 comuni del Veneto sono anche il frutto di 25 referendum di fusione con il coinvolgimento di 63 Comuni e l’istituzione di 12 nuovi Comuni, e con la contestuale estinzione di 29 i Comuni, la quasi totalità sotto i 5.000 abitanti, soprattutto a Vicenza e a Belluno. Ma vi è anche una ‘Babele’ di realtà sovracomunali che si intersecano con il tema della frammentazione amministrativa: 40 centri per l’impiego, 26 Ipa, 19 Unioni montane, 26 Ambiti territoriali scolastici, 49 Distretti di Protezione civile, 82 distretti di Polizia Locale, 9 Ulss, 26 distretti con 21 Comitati dei Sindaci, 21 Ats, 12 Ato Rifiuti e 8 Ato acqua. In questo scenario si discute un Progetto di legge legato a un complessivo riordino territoriale nel quale si ribadisce in premessa la volontà di sostenere le fusioni e associazioni dei Comuni, nei quali si dice come la Regione del Veneto va oltre l’obiettivo statale di riduzione dei costi, sposando una lungimirante visione di efficienza di insieme, ma sostenendo una mercificazione di territori che svilisce la fatica e il lavoro di chi ha operato fusioni, o di chi le ha tentate, fallendo, magari perché non sostenuto a dovere. Sarebbe interessante capire se l’obiettivo dei 500 Comuni, proposto dall’assessore Calzavara, entro il 2030 è ancora in essere”.

L’assessore Francesco Calzavara, dal canto suo, afferma: “Il disegno di legge sull’associazionismo intercomunale, le fusioni di comuni e le intese programmatiche di area, approvata ieri in Consiglio regionale, definisce un passaggio importante all’interno del piano di riordino territoriale. Le disposizioni approvate aiuteranno a dare rapida attuazione al Piano di Riordino territoriale adottato dalla Giunta regionale e all’esame della Prima Commissione Consiliare per l’espressione del parere di competenza. In particolare, segnalo come abbassando anche il quorum di partecipazione ai referendum di fusione, che viene portato dal 50 per cento al 30 degli aventi diritto al voto, con ulteriore ribasso al 25 per cento laddove vi sia una alta percentuale di iscritti all’AIRE, potremo avviare una nuova stagione legate ai processi di fusione che si lega strettamente a quella razionalizzazione della governance capace di sostenere una visione nuova, aggiornata e ancora più efficiente del territorio regionale”.

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