Questo tempo particolare, che ci vuole preparare nella duplice attesa del Natale del Signore e del suo...
Le Province vogliono uscire dal limbo, a dieci anni dalla legge Delrio
Dieci anni nel limbo. Le Province venete si sono ritrovate a Padova, per fare un bilancio dei dieci anni trascorsi dalla legge Delrio, che rivoluzionò le Amministrazioni provinciali, togliendo l’elezione diretta e trasformandole in Enti di secondo livello (in pratica, il presidente e il consiglio provinciale non vengono eletti dai cittadini, ma dagli amministratori comunali). Non solo, le Province vennero svuotate di dipendenti e di finanziamenti, pur mantenendo importanti deleghe (per esempio, sulla viabilità, sull’ambiente e sull’edilizia scolastica).
Non passò, invece, all’epoca, la loro riduzione, con accorpamenti, in qualche caso, bizzarri e anti-storici.
Eravamo in piena “era Renzi”, e la legge doveva costituire soltanto un passaggio transitorio rispetto alla definitiva abolizione delle Province, effettivamente contenuta nella complessiva proposta di riforma della seconda parte della Costituzione, che venne approvata dal Parlamento, ma bocciata dai cittadini, in occasione del referendum confermativo del 2016.
In tal modo, il riferimento per le Amministrazioni provinciali è rimasta la legge Delrio, anche se, nel frattempo, è arrivato qualche spicciolo in più dal Governo.
“La Provincia di oggi, la Provincia di domani: a 10 anni dalla legge Delrio il ruolo attuale delle Province e le prospettive dell’annunciata riforma”, il titolo del convegno, promosso da Upi (Unione province italiane) del Veneto in collaborazione con la Provincia di Padova, alla vigilia dell’assemblea nazionale Upi, che si è tenuta in settimana.
Secondo Daniele Canella, vicepresidente vicario della Provincia di Padova, le Province erano un modello di buona gestione, sussidiarietà, autonomia nel nostro territorio e hanno subito questa riforma che, però, non è stata mai portata a termine. Bisogna cominciare a ricostruire dal basso una nuova idea di gestione del territorio, che attualmente vede una forte alleanza tra sindaci, che si prendono carico degli Enti provinciali”.
Secondo Stefano Marcon, vicepresidente vicario Upi nazionale e presidente di Upi Veneto, “siamo impegnati ormai da un decennio a livello nazionale per riformare una legge che ha mutato profondamente l’assetto dei nostri Enti, privandoli di risorse economiche e umane adeguate. Nonostante le enormi difficoltà, le Province non si sono mai arrese, introducendo servizi a sostegno dei Comuni come le stazioni uniche appaltanti e i concorsi unici per l’assunzione del personale, ma anche dimostrando capacità strategica e di investimento con il Pnrr”. Ora, l’auspicio, è che “il Governo porti avanti l’iter di revisione della Delrio già avviato l’anno scorso, con il Testo unico depositato alla Commissione Affari costituzionali in Senato. Siamo fiduciosi che presto la discussione sarà riaperta”.
Dal canto suo, l’on. Alberto Stefani, presidente della Commissione bicamerale per l’Attuazione del federalismo fiscale, ha affermato: “Dobbiamo ripristinare le Province come Enti di primo livello, come dei nodi di innovazione territoriale”.
Decisivo, naturalmente, il tema delle risorse. Secondo Piero Antonelli, direttore generale Upi Italia, “gli effetti di una riforma, qual è stata quella della legge 56 sul sistema finanziario delle Province del Veneto, sono molto pesanti. Nel 2024 le Province del Veneto versano al bilancio dello Stato 122 milioni di euro come contributo alla finanza pubblica. O meglio, sono le entrate che le Province incassano per i due tributi che gestiscono: imposta provinciale di trascrizione e imposta rc-auto, che vengono riversati al bilancio dello Stato. Noi dobbiamo superare questa anomalia del sistema, lasciare i tributi sul territorio”.
“Ormai si vedono fortemente tutte le conseguenze di un sistema che non regge più, che era stato introdotto nel 2014, in attesa della riforma costituzionale e che adesso abbisogna certamente di un superamento. Vuole essere l’occasione per sollecitare il legislatore a livello nazionale a riprendere l’esame dei disegni di legge, che sono in Commissione affari costituzionali del Senato, per arrivare entro il prossimo anno al superamento della legge Delrio”, è l’auspicio di Carlo Rapicavoli, direttore generale di Upi Veneto.