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Viaggio in Bosnia in aiuto dei rifugiati

Alcune associazioni sandonatesi sono state nella città bosniaca di Bihac per portare aiuti umanitari: consegnati oltre a generi alimentari anche giubbotti, scarpe, sciarpe, guanti e berretti per affrontare il gelido inverno

26/02/2021

Dopo un viaggio di tre giorni, domenica 14 febbraio scorso sono rientrati i volontari che hanno portato aiuti ai migranti bloccati in Bosnia, nella città di Bihac e nei vari paesini intorno. L’iniziativa d’aiuto ha coinvolto le associazioni sandonatesi: “Insieme si fa” che gestisce il “Magazzino per il riuso” di via Venezia a San Donà di Piave, l’associazione DimMi (Dimensione Missionaria) dell’oratorio Don Bosco, Anteas “Incontro” e, inoltre, l’associazione “La Fontana” di Oderzo.

I volontari che hanno fatto “l’impresa”, in una zona ad alto rischio, hanno raggiunto Bihac, dove si trova la massima concentrazione di migranti rifugiatisi dopo l’incendio scoppiato al campo di Lipa, lo scorso dicembre. A Bihac ci sono circa 200 ragazzi accampati tra una fabbrica abbandonata in periferia e un ostello, mai ultimato, dentro la città. Donne e bambini sono alloggiati in un albergo a nord di Bihac, sulla strada che collega a Cazin. Altre famiglie con bambini sono accudite dalla popolazione di Cazin, ma molti migranti sono sparsi nei paesetti sulle colline intorno e altri sono accampati nei boschi.

Con la missione di aiuto sono stati consegnati circa 400 giubbotti invernali per donna, bambino e uomo; 130 paia di scarpe; due scatoloni di sciarpe, guanti e berretti; circa 300 kg di pasta; 355 litri di latte; 70 litri di passata di pomodoro e poi altri viveri, come dolci, sughi pronti, tonno, scatolame, e altro ancora.

“L’iniziativa è partita da Tiziano Buso di Oderzo a seguito di una segnalazione, da parte dei suoi amici di Bihac, circa la situazione disperata dei migranti - racconta Luana Moras, presidente dell’associazione Anteas Incontro -. Dopo una prima visita, per rendersi personalmente conto della gravità della situazione, aveva subito cercato l’aiuto dell’amica Gabriella Buso di «Insieme si fa», che a sua volta ha contattato e chiesto la collaborazione delle associazioni Anteas e DimMi. I giovani ragazzi con cui hanno parlato i volontari, sono afgani, pakistani, siriani e del Turkmeistan, tutti arrivati dal campo di Lipa che si trova a sud est di Bihac”.

“Il campo di Lipa è stato eretto sopra una vecchia discarica, creata in una conca all’interno del Parco naturale e lontano da qualsiasi abitato – raccontano i volontari che sono andati in missione -. A Lipa, stando alle bandiere sulle tende, l’unica organizzazione internazionale presente era la Croce rossa turca. Dell’Organizzazione internazionale per i migranti (Oim) si sono visti solo dei grandi cartelloni stradali con la bandiera dell’Unione europea”.

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