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San Donà, Madonna del Colera: “Chiesa e piazza siano luoghi aperti a tutti”

La tradizionale messa, seguita dalla processione per le vie del centro cittadino, è stata presieduta dal vescovo di Vicenza, mons. Giuliano Brugnotto. “Noi oggi rinnoviamo la fedeltà a un voto che fecero molti anni fa i cristiani di San Donà, nel 1855, per un affidamento fatto a Maria nel tempo del Colera, per chiedere la guarigione, con la promessa di andare in processione e festeggiare ogni anno – ha esordito il Vescovo nella sua omelia -. Qui si è realizzata una speranza.. E’ vera sapienza lasciarsi condurre dalla virtù della speranza, caratterizzata dalla fiducia, dall’attesa, dal desiderio”
26/09/2024

Domenica 22 settembre si sono tenuti i festeggiamenti religiosi della Madonna del Colera o Santa Maria delle Grazie, patrona non solo della parrocchia Duomo, ma di tutta la città di San Donà di Piave. Infatti, alla tradizionale celebrazione eucaristica della domenica pomeriggio, erano presenti i fedeli, con i loro parroci, di tutte le parrocchie della Collaborazione pastorale sandonatese.

Nella parrocchia Duomo, ma anche nelle altre della collaborazione, i festeggiamenti sono iniziati già con la messa delle 9.30, dove un bel numero di bambini della scuola materna parrocchiale e di ragazzi della scuola elementare e media si sono ritrovati per la benedizione degli zaini, ma soprattutto per un loro affidamento a Maria da parte dei genitori e della comunità.

Sempre al mattino, nella parrocchia di San Giuseppe, si sono ritrovati per mettersi sotto la protezione di Maria, i fidanzati che iniziano il percorso in preparazione al matrimonio. Al Duomo si sono festeggiati anche gli anniversari di matrimonio: presenti un bel numero di coppie che ricordavano i 20, i 50 o anche i 60 anni di vita assieme e suor Maria Grazia delle Suore di Maria Bambina, che festeggiava i 60 anni di vita consacrata.

Nel pomeriggio, la tradizionale messa, seguita dalla processione per le vie del centro cittadino, è stata presieduta dal vescovo di Vicenza, mons. Giuliano Brugnotto.

“Noi oggi rinnoviamo la fedeltà a un voto che fecero molti anni fa i cristiani di San Donà, nel 1855, per un affidamento fatto a Maria nel tempo del Colera, per chiedere la guarigione, con la promessa di andare in processione e festeggiare ogni anno – ha esordito il Vescovo nella sua omelia. Qui si è realizzata una speranza: ci si è affidati a Maria, a cui si ricorre nella speranza di ottenere una grazia che doni vita e permetta di custodire la vita. E’ vera sapienza lasciarsi condurre dalla virtù della speranza, caratterizzata dalla fiducia, dall’attesa, dal desiderio. L’opposto della speranza è la disperazione, con le sue caratteristiche di pessimismo, sconforto, di sfiducia, delusione e di amarezza”.

Nei saluti finali prima della benedizione, il vescovo Brugnotto ha voluto ricordare l’inaugurazione della piazzetta Trevisan, antistante al sagrato della chiesa, avvenuto in mattinata (vedi articolo sotto), con l’immagine della fontana presente nella piazza. “La chiesa è un luogo abitualmente frequentato dai cristiani – ha affermato il Vescovo –, ma in cui possono trovare risposta anche cristiani di altre confessioni o uomini e donne di altre religioni, che cercano qualcosa per la loro vita. La piazza, invece, è un luogo pubblico, civile, in cui si passa, ci si incontra, è attorniata da abitazioni e negozi, all’incrocio di strade. Entrambe, chiesa e piazza, sono luoghi aperti a tutti. In chiesa si viene per incontrare Dio per crescere giorno dopo giorno come comunità; ma in chiesa non si resta per sempre, bisogna uscire per attraversare la piazza, per adoperarsi che la città sia accogliente verso tutti, inclusiva, attenta ai più deboli, agli emarginati che hanno diritto di stare in piazza assieme agli altri. Anche la piazza non basta a se stessa, ha bisogno di un’anima che la spinga a costruire la casa comune, perseguendo il bene comune. Il luogo dell’incontro che è la piazza e il luogo dello spirito che è la chiesa si richiamano a vicenda, si completano. Il vescovo ha quindi augurato alla città di San Donà di Piave, bagnata dalle acque di un fiume che si è riempito del sangue di migliaia di soldati morti durante la Prima guerra mondiale, di essere città della pace e, assieme alla vicina città di Jesolo, città dell’accoglienza”.

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