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Prima comunione doppia a Musile: si inizia con la famiglia

Da sei anni a Musile e Chiesanuova i ragazzi si accostano all'eucaristia il lunedì sera, in una celebrazione a cui partecipano solo i parenti stretti e che mette in evidenza il legame fra il sacramento e gli ultimi. Poi, la domenica successiva, il classico rito.

21/05/2015

Una prima comunione davvero “particolare”, quella che ci ha raccontato don Saverio Fassina, parroco di Musile di Piave. Prima di tutto perché è una “doppia” comunione: la “prima comunione”, quella vera, si fa il lunedì, ed è una “comunione familiare”. Perché possono partecipare solo i genitori e fratelli dei bambini. Poi, la seconda, quella “ufficiale”, si celebra la domenica successiva, con tutte le cose più classiche che ci sono sempre: processione, grande solennità, tutti i parenti, la festa… “Sono ormai sei anni che nelle parrocchie di Musile e Chiesanuova la prima comunione viene vissuta in questo modo – ci racconta don Saverio”.
Tutto nasce da una idea che lo stesso don Saverio fece sei anni fa al gruppo catechiste. “Poi ci hanno lavorato sopra loro e alla fine dell’anno sono state proprio loro a sostenere con forza la proposta”.
Continua a raccontare don Saverio: “Non si tratta di un obbligo, le famiglie sono libere di aderire o meno”. Se i genitori infatti non vogliono e preferiscono una prima comunione più classica, il ragazzo la celebrerà solo alla domenica.
“Ma ho visto che negli anni – tranne qualche caso particolare – quasi tutti aderiscono e alla fine tutti sono molto soddisfatti dell’esperienza”. Si inizia con cinque sere di preparazione, durante le quali i ragazzi recitano delle preghiere in famiglia, con i genitori. Il lunedì, alle 19, c’è poi la celebrazione, una santa messa animata in modo semplice, in cui i bambini partecipano al canto e pregano con preghiere spontanee.
Alla fine della messa e della vera “prima comunione”, i ragazzi ritornano a casa con un pane benedetto e cenano mantenendo un clima di raccoglimento, senza tivù o altre distrazioni e recitando in famiglia una preghiera di ringraziamento.
“Al momento della consacrazione chiamo i ragazzi intorno a me sull’altare. La particolarità di quest’anno – ci dice don Saverio – è che i ragazzi, subito dopo aver ricevuto l’ostia consacrata sotto la specie del corpo e del sangue di Cristo, abbracciavano una persona disabile, due anziani, una mamma straniera”.
“E’ un segno forte – continua don Saverio –. Tutto è nato da un confronto con i ragazzi durante gli incontri di preparazione a questo sacramento. Ragionando sul senso della comunione e dell’incontro con Gesù e chiedendoci dove fosse possibile incontrarlo, uno dei ragazzi ci ha folgorato con la semplicità della sua risposta: «Negli ultimi, perché hanno più Gesù!»”.
E da lì è nata l’idea di arricchire di un gesto concreto di comunione la già particolare celebrazione della comunione familiare, “che si inserisce perfettamente nel solco delle parole e dei gesti di papa Francesco”, conclude don Saverio.

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