Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Prima comunione doppia a Musile: si inizia con la famiglia
Da sei anni a Musile e Chiesanuova i ragazzi si accostano all'eucaristia il lunedì sera, in una celebrazione a cui partecipano solo i parenti stretti e che mette in evidenza il legame fra il sacramento e gli ultimi. Poi, la domenica successiva, il classico rito.
Una prima comunione davvero “particolare”, quella che ci ha raccontato don Saverio Fassina, parroco di Musile di Piave. Prima di tutto perché è una “doppia” comunione: la “prima comunione”, quella vera, si fa il lunedì, ed è una “comunione familiare”. Perché possono partecipare solo i genitori e fratelli dei bambini. Poi, la seconda, quella “ufficiale”, si celebra la domenica successiva, con tutte le cose più classiche che ci sono sempre: processione, grande solennità, tutti i parenti, la festa… “Sono ormai sei anni che nelle parrocchie di Musile e Chiesanuova la prima comunione viene vissuta in questo modo – ci racconta don Saverio”.
Tutto nasce da una idea che lo stesso don Saverio fece sei anni fa al gruppo catechiste. “Poi ci hanno lavorato sopra loro e alla fine dell’anno sono state proprio loro a sostenere con forza la proposta”.
Continua a raccontare don Saverio: “Non si tratta di un obbligo, le famiglie sono libere di aderire o meno”. Se i genitori infatti non vogliono e preferiscono una prima comunione più classica, il ragazzo la celebrerà solo alla domenica.
“Ma ho visto che negli anni – tranne qualche caso particolare – quasi tutti aderiscono e alla fine tutti sono molto soddisfatti dell’esperienza”. Si inizia con cinque sere di preparazione, durante le quali i ragazzi recitano delle preghiere in famiglia, con i genitori. Il lunedì, alle 19, c’è poi la celebrazione, una santa messa animata in modo semplice, in cui i bambini partecipano al canto e pregano con preghiere spontanee.
Alla fine della messa e della vera “prima comunione”, i ragazzi ritornano a casa con un pane benedetto e cenano mantenendo un clima di raccoglimento, senza tivù o altre distrazioni e recitando in famiglia una preghiera di ringraziamento.
“Al momento della consacrazione chiamo i ragazzi intorno a me sull’altare. La particolarità di quest’anno – ci dice don Saverio – è che i ragazzi, subito dopo aver ricevuto l’ostia consacrata sotto la specie del corpo e del sangue di Cristo, abbracciavano una persona disabile, due anziani, una mamma straniera”.
“E’ un segno forte – continua don Saverio –. Tutto è nato da un confronto con i ragazzi durante gli incontri di preparazione a questo sacramento. Ragionando sul senso della comunione e dell’incontro con Gesù e chiedendoci dove fosse possibile incontrarlo, uno dei ragazzi ci ha folgorato con la semplicità della sua risposta: «Negli ultimi, perché hanno più Gesù!»”.
E da lì è nata l’idea di arricchire di un gesto concreto di comunione la già particolare celebrazione della comunione familiare, “che si inserisce perfettamente nel solco delle parole e dei gesti di papa Francesco”, conclude don Saverio.