Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Passarella, Caposile e S. Maria, il saluto di don Giuseppe Danieli: “Bel cammino vissuto insieme”
Sabato 19 ottobre, alla messa delle ore 18.30, don Giuseppe Danieli saluta le tre comunità di cui è stato parroco in questi ultimi sei anni: Passarella, Santa Maria di Piave e Caposile. Un saluto semplice, ma caloroso, durante il quale le tre comunità si sono strette attorno al loro pastore, in procinto di partire per la sua nuova chiamata pastorale e missionaria, a cui il Vescovo lo ha destinato. Don Giuseppe, 61 anni, ordinato sacerdote nel 1995, al momento dell’annuncio della sua nomina, come sacerdote fidei donum nella diocesi di Roraima, nel nord del Brasile, aveva già manifestato il suo stato d’animo, affermando che la proposta del Vescovo dà voce a un suo desiderio. “Tante volte nelle omelie - ha affermato - quando la Parola me ne dava l’opportunità, come negli incontri, sia formativi o informali, davo voce alla precedente esperienza missionaria in Paraguay, e al desiderio di ripartire. Ma così, semplicemente e spontaneamente”.
Ora questo desiderio è stato nuovamente realizzato. A pochi giorni dal commiato con la comunità che lo ha accolto negli ultimi anni, lo abbiamo raggiunto per chiedergli qualche impressione su questi anni vissuti in riva al Piave.
“Mani, prendi queste mie mani, fanne vita, fanne amore, braccia aperte per ricevere... Cuore, prendi questo mio cuore, fa che si spalanchi al mondo”. Sono parole, preghiera, canto, che accompagnavano il cammino durante il pellegrinaggio notturno effettuato dalla Collaborazione pastorale di Musile la notte del 28/29 settembre scorso. “Il pellegrinaggio ha voluto essere un modo per ripartire insieme all’inizio di un nuovo anno pastorale e sostenere con la nostra presenza don Giuseppe, chiamato a partire per una nuova missione”, afferma Annalisa, del gruppo liturgico della Collaborazione di Musile. E anche a questa esperienza fa riferimento don Giuseppe, nelle sue risposte.
In cosa ha visto camminare la comunità in questi anni?
Si sta parlando di Sinodo, di sinodalità: con il nostro passo, quello delle tre comunità, con le nostre lentezze (e velocità), nella ordinarietà delle nostre decisioni, direi che non sono rimasti concetti sulla carta, ma sono diventate scelte concrete: un unico Consiglio pastorale; celebrazioni liturgiche e tappe sacramentali fatte insieme. Un cammino che è solo cominciato.
Cosa le ha dato e cosa pensa di aver dato lei alla comunità di Passarella, Santa Maria di Piave e Caposile?
Mentre camminavo durante il pellegrinaggio notturno, stretto, ma non trattenuto, in questo abbraccio di affetto, stima e incoraggiamento, con gli occhi catturati, ora dal cielo stellato, ora dal sorgere del sole, spronato dalle parole del canto, alzavo le mani, e con le mani, gli occhi e il cuore, a voler, così, esprimere l’offerta di una nuova disponibilità. Mani, cuore e occhi, forse non sempre generosi, disponibili, attenti, che per sei anni si sono spesi per le comunità di Caposile, di Passarella, di Santa Maria di Piave. Mani, cuore, occhi e labbra, che ora ringraziano per quanto, con la Grazia del Signore, sono riuscito a donare, ma soprattutto per il molto che ho ricevuto in dono. Un reciproco scambio di doni, così che nessuno si senta in debito, ma certamente tutti impegnati in un reciproco ricordo nella preghiera.
C’è qualche evento, qualche episodio o esperienza che ricorda in particolare e che si porterà nel cuore, nel suo nuovo ministero a Roraima?
Ho fatto visita a tante famiglie: momenti di incontro, di condivisione di gioie, di prove, di lutti. Qualche visita in più, qualcosa in più con le famiglie andava fatto. Non mi sono tirato indietro dal dedicarmi ai giovani: non sono mancate le proposte e le esperienze con loro e per loro, ma forse andavano cercati e incontrati su altri canali e luoghi, dove io poco o niente mi sono avventurato. Qui e là, e forse anche altrove, ho mancato e sento di dovermi scusare. Non sono cose che appesantiscono il partire, ma orizzonti nei quali non ci si deve mai stancare di rialzarsi e di andare avanti. Almeno finché Gesù, Maestro e Signore, mi darà mani, occhi e cuore per farlo.