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San Donà: le acque del Piave promosse, ma non troppo da Legambiente

Il Piave è stato monitorato in 7 punti. I soli punti nel veneziano, a San Donà e Jesolo, risultano sotto la prima soglia di allerta dei 1.000 Mpn/100 ml, indicata da Arpav come il valore entro il quale si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per l’uso irriguo delle acque. Gli altri 5 punti di monitoraggio lungo il fiume, seppur di poco, superano tale valore, rimanendo comunque entro il limite consigliato allo scarico di 5.000 Mpn/100ml
26/07/2024

Presentati, nella sala Ronchi del consorzio di Bonifica di S. Donà, i dati raccolti lungo il Piave durante la quarta edizione di “Operazione fiumi”, campagna di ambientalismo scientifico di Legambiente Veneto, realizzata grazie al supporto tecnico di Arpav, con il contributo di Coop Alleanza 3.0, e il patrocinio dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, dell’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali e con il partner tecnico Strada srl. L’iniziativa, che monitora lo stato di salute dei fiumi del Veneto, ha analizzato numerosi parametri, indicatori dello stato di salute dei corsi d’acqua, tra cui i batteri Escherichia coli (i batteri fecali, che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque), il glifosate e, novità per il 2024, i Pfas.

Il Piave è stato monitorato in 7 punti. I soli punti nel veneziano, a San Donà e Jesolo, risultano sotto la prima soglia di allerta dei 1.000 Mpn/100 ml, indicata da Arpav come il valore entro il quale si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per l’uso irriguo delle acque. Gli altri 5 punti di monitoraggio lungo il fiume, seppur di poco, superano tale valore, rimanendo comunque entro il limite consigliato allo scarico di 5.000 Mpn/100ml.

“Le acque del Piave, pur riscontrando valori sopra la prima soglia di allerta di Arpav, non presentano valori allarmanti. Possiamo dire che la depurazione non rappresenta un problema preoccupante per il fiume” ha commentato Francesco Tosato, portavoce di Operazione fiumi.

Il circolo Legambiente Veneto Orientale pone l’attenzione sui dati positivi di Escherichia coli rilevati nel basso corso del Piave. I dati sulla presenza di questo batterio, anche se non sono ancora sotto la soglia di attenzione, testimoniano gli investimenti effettuati nel territorio sugli impianti di depurazione negli ultimi anni. E’, dunque, necessario, secondo Legambiente, aumentare gli investimenti in opere di gestione delle acque, come i depuratori e la rete fognaria, che va allineata all’aumento della densità di popolazione, per evitare crisi nei sistemi di raccolta delle acque. Infine, Legambiente invita la cittadinanza a tenere alta l’attenzione sulla gestione delle acque: garantire la qualità delle acque, infatti, equivale a garantire la biodiversità e la sopravvivenza di un ambiente fluviale, già messo in grande difficoltà dalla risalita del cuneo salino.

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