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In un libro la storia del “Matausen”, il quartiere marginale di San Donà

“Con il nome di Matausen chiamiamo semplici villaggi di baracche sorti nel Veneto Orientale (San Donà, Musile, San Stino) dopo la Prima guerra mondiale, per tentare di risolvere il problema dei numerosi nuclei familiari rimasti senzatetto. Il loro nome sinistro trae origine dagli agglomerati di baracche delle cave di Mauthausen, in Austria, dove nei primi anni del ’900 lavorarono anche alcuni operai del Veneto Orientale. Tornati a casa, questi lavoratori notarono la somiglianza tra queste nuove baracche e quelle dell’Austria, che durante la Seconda guerra mondiale fecero parte del tristemente noto campo di sterminio”, ci spiega l’autore
03/05/2024

Lo scorso 15 aprile, aSan Donà di Piave, Michele Zanetti, dialogando con la storica Chiara Polita, ha presentato il suo ultimo romanzo “Antologia del Matausen”, che ripercorre la storia dell’omonimo quartiere marginale della città. Abbiamo contattato l’autore approfondendo con lui alcune tematiche presenti nel libro.

“Con il nome di Matausen chiamiamo semplici villaggi di baracche sorti nel Veneto Orientale (San Donà, Musile, San Stino) dopo la Prima guerra mondiale, per tentare di risolvere il problema dei numerosi nuclei familiari rimasti senzatetto. Il loro nome sinistro trae origine dagli agglomerati di baracche delle cave di Mauthausen, in Austria, dove nei primi anni del ’900 lavorarono anche alcuni operai del Veneto Orientale. Tornati a casa, questi lavoratori notarono la somiglianza tra queste nuove baracche e quelle dell’Austria, che durante la Seconda guerra mondiale fecero parte del tristemente noto campo di sterminio”, ci spiega l’autore.

“La Matausen di San Donà sorgeva in una posizione periferica, a circa 6 chilometri dal centro cittadino, in una sacca umida tra i canali Silos e Grassaga. Il villaggio era composto da otto baracche, ciascuna abitata da due famiglie, che formavano una piccola comunità di diseredati, costretti a convivere in miseria e sottosviluppo economico e culturale. Nonostante il villaggio sia stato prospettato come soluzione «provvisoria», la sua storia si protrarrà per buona parte del Novecento” continua Zanetti.

Per scrivere questo romanzo, l’autore si è ispirato a storie veramente accadute, raccontate da persone che vissero in questo quartiere: “Ne emerse un mosaico davvero stimolante, perché la comunità umana di questo luogo aveva un carattere particolare, propensione alla solidarietà, ma anche allo scontro duro”.

Caratteristiche, queste, che si ritrovano anche nei protagonisti del romanzo. “L’antologia del Matausen si ispira all’antologia dello Spoon River, ma in questo caso sono i personaggi viventi che lottano e si confrontano. Il protagonista, un giovane di nome Romeo Mengo, nato e cresciuto a Matausen negli anni ’20, subisce una deriva morale e culturale, perché il padre muore quando lui è bambino, mentre la madre è impegnata con i suoi numerosi fratelli. Resta vittima di plagio da un suo coetaneo, figlio di un genitore fascista e cresce in un vuoto di valori e principi morali tipici di quell’ideologia, rendendosi colpevole di piccoli furti. Romeo, tuttavia, riuscirà a incontrare una persona che gli farà cambiare pelle, dal punto di vista culturale e mentale, verso valori più nobili”. “Il quartiere di Matausen verrà definitivamente distrutto con l’alluvione del 1966, quando il Grassaga, ingrossato dalle piogge, ruppe gli argini distruggendo queste baracche di legno e cartone. Se oggi il villaggio fosse ancora esistente, sarebbe ancora abitato dagli scarti della nostra società, come possono essere i migranti”, conclude Zanetti.

Per i 50° dell’Associazione naturalistica sandonatese, di cui Zanetti è presidente, è stato recentemente presentato anche “La campagna del ‘900 nella pianura veneto-orientale”. Il libro, scritto sempre da Zanetti, è inteso dall’autore come un saggio “a futura memoria”: “Avendo conosciuto lo storico assetto paesaggistico e culturale della campagna di questa terra, ho visto dissolversi tutto questo a partire dagli anni ’80 del ’900. Ho voluto documentare il patrimonio che quel modello di campagna ospitava e a cui garantiva esistenza, stravolto irrimediabilmente e oggi perduto nelle monocolture del prosecco”. I libri sono disponibili nella libreria “Raggiungibile” di San Donà.

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