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Treviso: le classi che verranno

"Cerchiamo di capire come e quando ripartiremo. Sarà necessaria la distanza di un metro tra i ragazzi nelle aule? A questo punto le classi libere serviranno per mettere in atto le norme di sicurezza”, dice l'assessore Silvia Nizzetto. Che spiega come l'Amministrazione si sta muovendo.

La riorganizzazione dei plessi scolastici di scuole elementari e medie nel Comune di Treviso dovrà subire una brusca frenata, o meglio un’inversione.

Il numero degli studenti è sempre in calo, poiché continuano a diminuire le nascite, e l’assessore all’istruzione Silvia Nizzetto aveva avviato un dialogo con i dirigenti scolastici per monitorare la situazione, soprattutto nelle primarie, e valutare eventuali accorpamenti di classi e ottimizzazione degli spazi. Alcune aule rimaste vuote dovevano essere destinate agli istituti superiori che ne avevano fatto richiesta, come il liceo Artistico e il Riccati.

Poi è arrivata l’emergenza sanitaria e i conti sono tutti da rifare, le aule vuote probabilmente serviranno per poter fare lezione in sicurezza e mantenere il distanziamento sociale: “Quest’anno, a maggior ragione visto il cambio dei dirigenti scolastici – ha spiegato Nizzetto –, abbiamo avviato una mappatura della città, non volevamo chiudere scuole, che sono la vitalità dei quartieri, ma era evidente che c’erano alcune sezioni che andavano a spegnersi. Le scuole Tommaseo a San Lazzaro erano l’unica ipotesi di accorpamento, con il trasferimento a cinquecento metri di distanza, alle Don Milani di San Zeno. Le due scuole sono molto vicine tra loro e le Don Milani hanno palestra e mensa nuova. Credo fosse necessario, considerato il disagio per l’eventuale spostamento delle classi, restituire qualcosa di migliore, le condizioni dell’edificio scolastico fanno la differenza. Diverse scuole inoltre erano partite con lavori di ammodernamento, hanno tutte una storia molto lunga nel tempo e dunque c’è bisogno di interventi. Alcuni sono già terminati, come alla primaria Anna Frank a Sant’Angelo, altri sono sospesi”.

Nel giro di qualche settimana, tuttavia, le esigenze sono completamente mutate: “Ora la priorità è diventata l’emergenza sanitaria, ho avuto altri incontri con i presidi, ma parliamo dell’organizzazione della didattica a distanza e della riapertura delle scuole. Cerchiamo di capire come e quando ripartiremo. Sarà necessaria la distanza di un metro tra i ragazzi nelle aule? A questo punto le classi libere serviranno per mettere in atto le norme di sicurezza”.

Organizzare la didattica online per bambini e ragazzi inoltre è stato un lavoro complesso. Da subito gli insegnanti hanno iniziato a monitorare per capire chi riusciva a collegarsi alle piattaforme per scaricare i compiti. Le famiglie di chi non si collegava sono state contattate telefonicamente per capire quali fossero i problemi. Le scuole hanno dato inizialmente fondo a tutto il materiale tecnologico che avevano già in sede, per distribuirlo in comodato d’uso a chi non possedeva strumenti per l’accesso a internet: “Oggi ci sono arrivati 300 dispositivi, grazie ai contributi economici ministeriali, che verranno distribuiti dalla protezione civile – ha continuato l’assessore –, ma all’inizio non è stato per nulla facile. Se provavi a ordinare dei computer non ci riuscivi, il mercato era saturo”.

I problemi non sono finiti, le lezioni con i più piccoli sono complesse e sicuramente non sostituiscono quelle frontali. Inoltre una parte dei ragazzi, fortunatamente limitata, non è stata tuttora raggiunta. Il divario digitale tra chi ha accesso alle tecnologie informatiche e chi ne è escluso è un problema che in molti hanno sollevato negli anni, ma che solo oggi ha mostrato la sua reale portata rischiando di escludere tantissimi ragazzi dal diritto fondamentale all’istruzione. “Vorrei ringraziare i dirigenti scolastici e gli insegnanti che si sono inventati qualsiasi cosa per raggiungere tutti - ha concluso l’assessore -. Alcune insegnanti hanno inviato i compiti per posta, c’è stata anche una distribuzione a mano ai genitori. Esistono ancora delle criticità, se arrivano i computer o i tablet bisogna anche che i genitori siano in grado di gestirli... Non eravamo attrezzati, ma ora è il momento buono per cambiare”.

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