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Treviso fuori moda: in biblico i corsi Iuav trevigiani

Lo Iuav di Venezia decide di mettere fine all’esperienza trevigiana dei corsi di Design e Design della moda. E lamenta il poco dialogo con le istituzioni, nonostante il forte legame creatosi con le aziende del territorio. Manildo non ci sta e cerca di scongiurare la chiusura.

C’erano state delle avvisaglie, per la prima volta nella storia la sfilata di moda, “Modesign Fashion at Iuav”, era stata cancellata. I rapporti tra Comune di Treviso e Iuav, l’Università di Architettura di Venezia, erano al minimo storico, tanto che la professoressa Maria Luisa Frisa, direttore del corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali con sede a Treviso, denunciava l’impossibilità di parlare per definire la questione. Nessuno, però, presagiva una drammatica rottura tra Treviso e una della sue Università, lo Iuav di Venezia. Invece sotto l’acqua apparentemente tranquilla, il Senato accademico aveva già lanciato il suo siluro che ha percorso senza intoppi i trenta chilometri che separano Venezia da Treviso e il 21 maggio è esploso inatteso e devastante. “Il Senato Accademico dell’Università Iuav di Venezia, valutate le risorse a disposizione dell’ateneo, ha constatato l’impossibilità di investire fondi per garantire la permanenza dei corsi di studio di design e di design della moda nelle sedi di Treviso”. Insomma dopo una quindicina d’anni il design lascia Treviso, lascia orfane soprattutto le aziende che su questo hanno puntato per il successo all’estero.
C’è anche un atto di accusa nello scarno comunicato dello Iuav. “Dispiace comunque constatare l’assenza di un segnale di interesse e di impegno da parte dei soggetti politici e delle realtà imprenditoriali trevigiane, specialmente in considerazione della più che positiva e fruttuosa integrazione che si è consolidata nel corso degli anni tra le filiere formative di design e di design della moda Iuav e il tessuto produttivo del territorio”. Come a dire: le aziende ci vogliono, sono le istituzioni Comune, Camera di Commercio, Unindustria che non ci sostengono. Il più sorpreso di tutti è il sindaco, Giovanni Manildo. Tanto più che si stava muovendo con il governo nazionale, in particolare con il sottosegretario alla Finanze Pier Paolo Baretta, per sbloccare l’inghippo burocratico che non permette alla Camera di commercio di erogare contributi all’università. “Dopo che avevo riaffermato l’importanza dello Iuav a Treviso, in autonomia le associazioni e la Camera di Commercio hanno fatto molte riunioni tra loro, nulla comunicandoci sino al folle cortocircuito burocratico che impedirebbe all’ente camerale di continuare a sovvenzionare l’Università. Ho già convocato una riunione urgente con il rettore dell’Università”. Un dialogo che non si annuncia facile. Già abbiamo detto del polemico addio della professoressa Frisa e della sua annuale sfilata di moda. “Non solo una faccenda di soldi - ha detto la professoressa - ma anche di organizzazione e rispetto per studenti e docenti del corso trevigiano: a luglio manca poco. Non potevamo permetterci di posticipare oltre col rischio di dover dire: quest’anno non si fa”. Difficile parlare poi con lo Iuav, visto che a inizio estate rinnova tutte le cariche. L’11 giugno si vota per eleggere il nuovo rettore e il 17 luglio si rinnova il Senato accademico. Tra insediamenti e prese di possesso sarà difficile modificare la decisione sulla permanenza dello Iuav a Treviso prima di ottobre. Potrebbero però giovare le elezioni, infatti, tra i candidati a nuovo rettore, c’è anche il primo direttore del corso di laurea in disegno industriale e multimedia Treviso, il professor Medardo Chiapponi, uno dei promotori del decentramento universitario e dimessosi polemicamente un anno fa dall’incarico di direttore del Dipartimento progettazione.
Chissà se sarà un agosto rovente sulla linea Treviso Venezia. La questione potrebbe innescare la progressiva chiusura delle sedi universitarie decentrate a Treviso. Se cede lo Iuav, potrebbero sfilarsi anche Padova e Ca’ Foscari. Eppure, mentre calano in assoluto gli iscritti trevigiani all’Università, circa un 8 per cento tra il 2012 e 2013, crescono coloro che scelgono le sedi trevigiane. A parte disegno industriale e design della moda e della Arti multimedali, che solitamente hanno quattro o cinque volte richieste di iscrizione rispetto ai circa 100 posti disponibili per corso, sono andate benissimo le iscrizioni alle lauree infermieristiche, al corso di Interpretariato e traduzione di cinese di Ca’ Foscari, gettonato anche il corso di Commercio estero della Facoltà di economia di Venezia, mentre Scienze giuridiche di Padova ha attivato anche il biennio specialistico.
Dopo la riapertura dell’Università a Treviso - la prima apertura risale a 700 anni fa - questo è un punto di svolta e la posta in gioca è alta: rilancio o sparizione ed estinzione.

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