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Treviso è “Uci bike city”, ma i punti critici sono ancora molti

Nell’intrico di sensi unici, tra monconi di percorsi dedicati e auto parcheggiate davanti alle rastrelliere, il ciclista intra moenia non ha vita molto facile. Uscendo dalla cinta muraria, i problemi aumentano e cambiano. Per esempio si aggiunge il tema della velocità delle auto, motivo per cui si plaude agli interventi dell’Amministrazione nell’ambito delle “zone 30” ma si auspicano anche controlli in tal senso. I 13 percorsi della “Ciclopolitana”, inaugurata ufficialmente nel 2020, presentano inoltre varie criticità.
14/10/2024

Pochi giorni fa, alla città di Treviso è stato conferito il titolo “Uci bike city label” dall’Unione ciclistica internationale, che dal 2016 ha assegnato tale riconoscimento solo ad altre 27 città e regioni nel mondo – tra cui Val di sole, l’unica altra località italiana.

Le caratteristiche per ottenere questa prestigiosa etichetta riguardano storia e cultura della bici, ciclabili esistenti e in progettazione, cicloturismo, organizzazione di grandi eventi, calendario delle manifestazioni su due ruote. In effetti, i dati freschi della Camera di Commercio confermano che la provincia di Treviso si colloca al terzo posto in Italia, dopo Vicenza e Cuneo, come numeri di unità locali e addetti nella filiera della produzione ciclistica.

Un po’ più datati, ma in crescita erano i numeri riportati nel 2023 dal sistema di sorveglianza Passi, per il quale sono circa 303 mila, pari al 52% della popolazione adulta (tra 18 e 69 anni), le persone che in provincia di Treviso compiono regolarmente gli spostamenti quotidiani a piedi o in bicicletta invece di usare l’auto, contro il 47% del 2018.

Anche i numeri sul nuovo bike sharing cittadino sono stati letti positivamente (circa 60 corse al giorno).

Ma qual è la realtà quotidiana di questi cittadini ciclisti?

Lo stato dell’arte

Sul centro storico, considerata la conformazione medievale della città, non è facile creare piste ciclabili. Nell’intrico di sensi unici, tra monconi di percorsi dedicati e auto parcheggiate davanti alle rastrelliere, il ciclista intra moenia non ha vita molto facile. Uscendo dalla cinta muraria, i problemi aumentano e cambiano. Per esempio si aggiunge il tema della velocità delle auto, motivo per cui si plaude agli interventi dell’Amministrazione nell’ambito delle “zone 30” ma si auspicano anche controlli in tal senso.

I 13 percorsi della “Ciclopolitana”, inaugurata ufficialmente nel 2020, presentano inoltre varie criticità. Diverse linee come Strada Ovest e il Terraglio, oltre a non avere barriere protettive pur essendo strade molto trafficate, presentano diverse interruzioni, in alcuni casi in concomitanza di punti pericolosi come i sottopassi; in molte direttrici che portano fuori dal centro, inoltre, come viale Monte Grappa e viale Vittorio Veneto, il percorso ciclabile entra in conflitto con le fermate dell’autobus e la discesa dei passeggeri; ancora, in alcuni tratti la segnaletica orizzontale risulta sbiadita, mentre il dissesto stradale mette a dura prova percorrenze, come la linea 6 Santa Bona Nuova. Per non parlare del tema di fondo: su molti tratti, come per la linea 1 che circonda il centro storico, la “Ciclopolitana” è un percorso ciclopedonale, il che crea non poche difficoltà tanto ai ciclisti quanto ai pedoni; in alcuni tratti, addirittura, la pista ciclabile è di fatto un marciapiede.

Infine, in altre direttrici di collegamento con i comuni limitrofi, come strada di San Pelajo o la Feltrina, le piste ciclabili risultano gravemente mancanti; cosa potrebbe fare, per esempio, un ciclista che volesse andare verso Quinto una volta giunto alla rotonda del mercato ortofrutticolo?

Cantieri e idee di cantiere

Secondo il Pums, entro il 2034 Treviso avrà 50,6 chilometri di rete ciclabile in più e 17,3 chilometri aggiuntivi di rete cicloturistica. Come sottolinea l’assessore ai Lavori pubblici Sandro Zampese, però, per realizzarli bisogna “trovare i soldi”. I soldi per ora a disposizione quindi, ricavati in parte da fondi Pnrr e in parte da altri bandi o variazioni di bilancio, stanno consentendo la realizzazione del secondo stralcio della ciclabile di via Sant’Antonino, con tanto di ponte ciclopedonale sul fiume Dosson (quasi conclusa) con l’allaccio alla rete ciclabile del comune di Casier; la riqualificazione di via Tronconi, poco distante da viale Europa, che ha da poco la sua nuova pista ciclabile, e di viale IV Novembre; l’avvio lavori (previsto in gennaio) per la ciclabile lungo strada per Castagnole (pronta tra 8 mesi) laddove si era fermata all’altezza della Osram, e dunque il collegamento con il comune di Paese; appena avviato, e non senza polemiche, il cantiere di viale Cesare Battisti, uno dei rari esempi in centro storico. Cantieri futuri vedranno circuiti in viale Mantiero (San Liberale), viale Vittorio Veneto e strada di Canizzano fino al confine con il Comune di Quinto (da realizzare per la fine del 2025), nonché la messa in sicurezza di alcuni tratti della ciclabile esistente di Strada di Santa Bona Nuova (la passerella lignea che è marcita) e in Strada Santa Bona Vecchia da via Fossaggera verso, ma non fino a Ponzano.

Sulla querelle legata a ponte della Gobba, oggetto di una nuova manifestazione lo scorso sabato, che dovrebbe consentire un passaggio ciclopedonale sul Sile, l’assessore Zampese taglia corto: “E’ cosa nota, ci stiamo lavorando, non ci sono bacchette magiche”.

Cultura della mobilità sostenibile

E’ ormai un ritornello quello della necessità di un “cambiamento di cultura” nei confronti della bicicletta in città, ma come la stessa Amministrazione che lo auspica intenda effettivamente operarlo non è ancora chiaramente delineato. Se non che si tratta di un lavoro interdisciplinare che non si può fermare ai lavori pubblici.

Le strade trevigiane sono dominate dalle auto: macchine parcheggiate (anche solo “brevemente”) sulle piste ciclabili sono all’ordine del giorno, come se gli automobilisti avessero dimenticato che una mossa del genere avrebbe provocato il fallimento del loro esame di guida per l’ottenimento della patente; anche in questo caso – come nelle “zone 30” – maggiori controlli potrebbero sensibilizzare i contravventori (o almeno le loro tasche). Anche la comunicazione entra molto in gioco con un tale fine, per esempio ricordando tramite gli schermi informativi in città i benefici (economici, salutari e di risparmio di tempo) della mobilità lenta, oppure segnalando, a ridosso delle giornate ecologiche, non solo le variazioni alla mobilità veicolare e i parcheggi più vicini ma anche la possibilità di muoversi in bici, nonché realizzando campagne ad hoc.

Altro elemento importante è il lavoro in sinergia (effettiva, non di facciata) con le associazioni ambientaliste del territorio, sostenendo il loro operato. In molti altri contesti si è rivelato importante anche il buon esempio dato dagli stessi amministratori spostandosi, laddove possibile, in bicicletta.

Così come si ha riscontro internazionale dell’importanza di realizzare eventi di sensibilizzazione e di proporre incentivi, come del resto ha confermato il progetto Bike to work, che in soli tre mesi nel 2023 ha fatto pedalare i cittadini della Marca per 388 mila chilometri (con un guadagno di 58 mila chili di Co2).

Certo, si tratta di un percorso lungo, fatto di piccoli passi, ma da qualche parte bisogna pur iniziare per essere capitale della bici non solo per l’Uci, ma anche per i trevigiani.

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