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Rivolta nel carcere minorile di Treviso, molti parlano di "situazione ingestibile"

“Da questi gravissimi fatti, da condannare e che non devono ripetersi, emerge un quadro, per nulla nuovo, ingestibile, fatto di carenze di personale, in particolare nell’area pedagogica, che aprono falle anche sul versante della sicurezza”. Queste le dure parole di Marta Casarin, segretaria generale della Fp Cgil di Treviso.

Numerose reazioni dopo la rivolta accaduta nella serata di ieri, 12 aprile, nel carcere minorile di Treviso. Secondo le ricostruzioni, alcuni detenuti hanno incendiato i materassi nella struttura dell'Ipm, che si trova nella struttura carceraria di Santa Bona. Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco, che hanno evacuato gli ospiti, mentre questura e carabinieri sono stati impegnati nel sedare la rivolta.

“Da questi gravissimi fatti, da condannare e che non devono ripetersi, emerge un quadro, per nulla nuovo, ingestibile, fatto di carenze di personale, in particolare nell’area pedagogica, che aprono falle anche sul versante della sicurezza”. Queste le dure parole di Marta Casarin, segretaria generale della FP CGIL di Treviso, che nel deplorare senza se e senza ma gli atti compiuti ieri sera all’Istituto Penitenziario Minorile non appare stupita dall’accaduto e denuncia che “come Sindacato, registrate le forti preoccupazioni del personale, abbiamo più e più volte richiamato l’amministrazione della struttura e anche i livelli nazionali ma amaramente senza alcun riscontro”.

“Quadro ormai ingestibile - ribadisce Marta Casarin -, finora retto solo grazie alla professionalità e all’impegno dei lavoratori e delle lavoratrici, cronicamente sottorganico in area pedagogica e con evidenti margini di miglioramento per quanto riguarda la sorveglianza e la sicurezza. Solo negli ultimi due anni l’abbiamo detto e ridetto e chiesto in ogni sede - sottolinea Casarin - alla Casa Circondariale e Istituto Penitenziario di via Santa Bona a Treviso è più che mai necessario un investimento in termini di personale pedagogico allo scopo di rieducare i minori, consolidare progettualità in ambito scolastico e permettere loro di essere reinseriti nella comunità. Solo così si prevengono rivolte come quella di ieri sera che rappresentano un chiaro segnale di malessere tra i detenuti dell’Istituto”.

“Dopo decenni di lavoro educativo svolti dall’IPM di Treviso nel costruire progetti di rilievo nazionale proprio a livello scolastico, socio-sanitario e con il Terzo settore - rincara e ribadisce Casarin - la scarsa attenzione per l’esiguo personale in organico che, di fronte a questa difficile condizione non può far più nulla, determina delle falle nel sistema educativo dentro le quali si possono drammaticamente determinare anche tali rovinose manifestazioni di disagio e rabbia, non più gestite”.

“Preoccupa quanto è successo all’interno della casa circondariale per minori a Treviso – dichiara Giovanni Zorzi, segretario provinciale PD Treviso – è urgente chiarire bene e presto la dinamica di questa protesta. Mi auguro che la direzione del carcere faccia chiarezza perché bisogna evitare che si ripetano situazioni, come quelle vissute in queste ultime 48 ore, che mettano a rischio la sicurezza di chi lavora all’interno della struttura. È altrettanto urgente capire cosa abbia portato i detenuti a manifestare in questo modo il loro disagio. Garantire condizioni di dignità a chi è costretto a vivere in queste strutture vuol dire anche garantire la sicurezza di chi ci lavora”.

Conclude Zorzi: “I gravi episodi accaduti in queste ore rimettono al centro dell’attenzione le problematiche, spesso sottovalutate nel nostro territorio, di un istituto come quello carcerario, a cominciare dalla grave carenza di personale che si riflette poi in una maggiore difficoltà ad assicurare il reinserimento sociale del detenuto, cosa ancora più grave se parliamo di detenuti minorenni”.

Giovanni Vona, segretario nazionale per il Triveneto del Sappe, sindacato della Polizia pentenziaria, evidenzia: “ancora una volta il grave episodio avvenuto nel carcere minorile di Treviso non ha avuto un tragico epilogo solamente grazie al pronto intervento dei colleghi della Polizia penitenziaria, ma non si possono dilazione ancora urgenti provvedimenti per garantire l’ordine e la sicurezza e la piena operatività della Polizia Penitenziaria di Treviso. Le difficoltà logistiche ed operative degli Agenti sono legate alla presenza di una sola sezione detentiva che vanifica i divieti di incontro, mischia pericolosamente detenuti minorenni ed adulti,  ed impedisce di avere un Reparto Covid perché le due/tre celle utilizzate sono nell’unica Sezione. E in più i poliziotti penitenziari, chiamati a svolgere turni di 8 ore, non si vedono pagati le missioni e ricevono in ritardo i buoni pasto".

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