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Park Vittoria, le opposizioni: possibile ricorso al Tar

Sabato 13 gennaio le opposizioni si sono date appuntamento in piazza Vittoria per dire “no” al progetto di parcheggio interrato, ma “sì” a un progetto di città diversa, moderna ed ecologica: “Non è vero che non ci sono alternative”

In piazza Vittoria, lo scorso sabato 13 gennaio, erano presenti i principali esponenti di quasi tutti i partiti di opposizione alla Giunta Conte: dalla Lista De Nardi, al Partito democratico e poi Treviso civica, Coalizione civica per Treviso, Europa verde – Verdi della Marca trevigiana e Volt Treviso. Mancavano solo Azione e Italia viva, che però si è espressa a favore dell’opera.

La Giunta Conte, la premessa, si sta preparando alla stipula del contratto con Parcheggi Italia per la realizzazione di un parcheggio interrato sotto piazza Vittoria, un progetto vecchio di vent’anni.

È, infatti, hanno dichiarata i manifestanti, dall’inizio degli anni 2000 che la Lega e il centrodestra vogliono snaturare un pezzo importante del centro storico di Treviso, incuranti delle sue peculiarità geologiche, archeologiche, idrauliche e ambientali. Nonostante già allora l’opposizione della cittadinanza, delle categorie economiche e delle associazioni avesse portato a un congelamento di tale proposito, oggi, nel 2024, tornano a riproporlo, parlando di scelta “coraggiosa” che migliorerà la vita dei cittadini e che guarda al “futuro” della città.

E qual è quindi la visione di “futuro” che la Giunta Conte vuole esprimere con il Park Vittoria? - prosegue la riflessione delle opposizioni -. Un futuro che affida un pezzo della città a un privato per più di 50 anni, per portare oltre 400 auto in più all’interno del centro, creando il parcheggio più costoso di tutta la città, andando a modificare per sempre il contesto di piazza Vittoria, senza possibilità di recupero, aprendo un cantiere che porterà disagi per un tempo indefinito a un contesto urbano dove insistono numerose scuole (materna, elementare, secondaria), oltre che diverse attività commerciali.

”Noi immaginiamo una città moderna e verde - spiega Giorgio De Nardi, candidato sindaco della coalizione di centrosinistra alle scorse elezioni amministrative -. Anche l’opinione pubblica è contraria, si tratta di un progetto vecchio e superato. Crediamo sia necessario pensare a una città diversa, non schiava delle auto, con più servizi per i cittadini. Ci sono altre forme per affrontare il traffico e la questione parcheggi, con più trasporti pubblici e spazi dedicati alla mobilità lenta. Possiamo trovare dei parcheggi alternativi, ma dobbiamo intercettare il traffico prima che arrivi in centro”.

Nel frattempo, la petizione contro l’opera, portata avanti sulla piattaforma online change.org ha oltrepassato le 2.400 sottoscrizioni. Le opposizioni hanno, inoltre, annunciato per i prossimi giorni, entro fine gennaio, un’assemblea pubblica in cui raccoglieranno i timori e le proposte della cittadinanza. Si valuta anche l’organizzazione di una consultazione dei cittadini, per farsi carico delle istanze della popolazione.

I consiglieri di opposizione si dicono pronti a fermare il progetto a tutti i costi, tanto che Antonella Tocchetto, storica consigliera del Partito democratico, ha ipotizzato il ricorso al Tar: “Stiamo pensando a un’azione legale - ha spiegato -. Naturalmente dovrebbero essere i privati a fare il ricorso, sono loro che hanno l’interesse legittimo all’azione legale per il rischio di compromettere la staticità degli edifici che questi scavi possono comportare. Da questo punto di vista fa giurisprudenza il blocco ai lavori all’ex Questura in via Carlo Alberto, dove i cittadini hanno vinto il ricorso al Tar per il rischio che gli scavi per i parcheggi interrati intaccassero la staticità delle abitazioni. Naturalmente noi daremo anche battaglia in Consiglio comunale, e contiamo molto anche sulla Soprintendenza, vista la presenza di resti archeologici nel terreno sottostante la piazza”.

”Con questa azione - ha proseguito Gigi Calesso, di Coalizione civica - vogliamo dire sì a una città con sempre meno veicoli privati e sì anche alle legittime preoccupazioni dei commercianti. Alla luce di questo, il contratto da rispettare è un problema minore, tanto che sono vent’anni che la società attende, non pare ci sia nessuna urgenza, dunque c’è tutto il tempo di ripensare il contratto e trovare delle alternative. Ci sono aree di suolo pubblico che possono diventare parcheggio fuori le mura, ma anche la strada di un accordo per l’utilizzo di uno spazio privato, come l’ex Siamic, quando la stazione delle corriere verrà spostata, non è impercorribile, non è vero che non ci sono alternative e bisogna vagliarle bene, perché con questo contratto si decide il futuro della città”.

A entrare nel merito delle problematiche nella realizzazione del parcheggio interrato nel cuore della città è, poi, il consigliere Pd Marco Zabai: “Scavare per 20 metri a 100 metri dall’acqua. Togliere l’acqua, spostare le falde in una città come Treviso può causare rischi di staticità agli edifici, basti pensare ai lavori per la cittadella delle Istituzioni all’Appiani, che hanno causato danni al campanile di San Nicolò. Treviso si regge sulle acque, non si può fare i conti senza. Inoltre è chiaro a tutti che siamo sopra un’altura, il terreno è rialzato perché sotto ci sono resti medievali e forse anche romani, quindi oltre al problema idrogeologico si aggiunge il problema archeologico. Ha davvero senso spendere così tanti soldi per un’opera faraonica e potenzialmente dannosa per la città?”.

Si tratta di 33 milioni di euro, investiti dal privato Parcheggi Italia in project financing, in cambio della concessione della gestione dell’area per oltre 50 anni.

”Cinquant’anni - il commento di Stefano Pelloni, capogruppo Pd in Consiglio comunale - sono tantissimi, basti pensare che la Pedemontana è stata data in concessione per 29 anni, qui lasciamo per cinquant’anni un quadrante della città in mano ai privati. E non è che sia gratis, i costi ricadranno sui cittadini. Inoltre, non si dice che fin dall’inizio del cantiere le casse comunali perderanno 300 mila euro annui derivanti dagli introiti per gli stalli a raso che saranno chiusi nella piazza durante i lavori”.

Franco Rosi, di Treviso civica, ha, infine, sottolineato che nemmeno Gian Paolo Gobbo, sindaco leghista di Treviso per un decennio, ha mai voluto realizzare l’opera. Inoltre, anche molti cittadini e commercianti della zona, elettori dell’attuale Amministrazione comunale, hanno espresso preoccupazione e contrarietà alla realizzazione dell’opera.

Le opposizioni hanno concluso sottolineando la necessità, per il centro storico di Treviso, di più verde e parchi pubblici, più che di altri parcheggi attrattori di auto e inquinamento dell’aria.

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