Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Le cerimonie a Treviso per la commemorazione dei bombardamenti del 7 aprile 1944
Nella mattinata si è svolta la messa alla chiesa Votiva, celebrata dal vescovo Michele. Alle 13.05, in piazza dei Signori, i 7 minuti di rintocchi dalla torre civica. Il sindaco Conte ha parlato ai trevigiani accompagnato da due bimbe ucraine
Il Vescovo Michele Tomasi nella mattinata del 7 aprile, nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, ha presieduto la celebrazione eucaristica per la commemorazione del bombardamento sulla città, il Venerdì santo del 1944, e in suffragio delle vittime. Erano presenti tutte le autorità civili e militari, tra cui il Sindaco di Treviso e il Prefetto, le associazioni combattentistiche e le associazioni delle vittime civili di guerra. Hanno concelebrato don Giannino De Simon, parroco di Santa Maria Maddalena e Sant’Andrea, e p. Silvano Zoccarato, missionario del Pime.Mons. Tomasi ha ricordato le vittime trevigiane e ha richiamato le guerre di oggi: “78 anni fa Treviso, oggi Bucha, Mariupol… È quasi impossibile da accettare che ci sia in Europa ancora quel grido, quel pianto. Quel rimbombo di passi di morte. Questo immenso sgomento che ci attanaglia, che quasi non riusciamo più a sostenere. E torniamo a riconsiderare, con lucida sobrietà, che nel mondo quel grido e quel pianto non hanno mai cessato di levarsi, da una parte all’altra di questa nostra fragile casa comune, che ovunque e in molti modi la speranza ha continuato ad essere bombardata, ferita”.“A noi oggi – ha aggiunto il Vescovo – è chiesta solidarietà, accoglienza, sostegno a ogni via di pace nella giustizia e nella verità. A noi è chiesto l’artigianato della pace, che significa anche accettare fatica e disagio se fosse necessario per accelerare la fine della guerra. A noi è chiesto di credere contro ogni evidenza che la malvagità umana – che non è svanita dalla storia – è in realtà sconfitta dal dono di sé del Figlio del Dio vivente sulla croce. È lì con lui che dobbiamo stare, nel grido che assume su di sé anche l’angoscia della sconfitta, forza contro i violenti, contro ogni violenza. Solo da lì la storia può assumere un significato, perché è da lì che regna il Signore del tempo e della storia, e attraverso quel passaggio ci chiede di andare verso la risurrezione e la vita. Questo significa, oggi, osservare la sua Parola e non vedere la morte in eterno. Essa ritorna, certo, ma è già sconfitta, sul legno della croce, non avrà l’ultima parola: senza questa fede ogni speranza è vana, e si può rispondere a morte solamente con altra morte. A noi è chiesta la fede incrollabile nella forza della preghiera”.Alle 13.05, invece, in piazza dei Signori, si sono riuniti i rappresentanti delle autorità civili e militari, assieme a numerosi trevigiani. Prima dei 7 minuti di rintocchi dalla torre civica, gli alunni delle scuole Stefanini hanno letto alcuni brani tratti dal romanzo di Giuseppe Berto "Il cielo è rosso". I brani sono stati intervallati dagli interventi musicali degli Amici della banda musicale cittadina “D.Visentin”.Dopo i solenni rintocchi, è intervenuto il sindaco Mario Conte, accompagnato da Yulia e Anna, due bambine ucraine, a ricordare le vittime più fragili di tutte le guerre. Il sindaco ha in principio ricordato il peso della cerimonia di due anni fa, quando si trovò solo, nella piazza, a ricordare la tragedia trevigiana, e ha ringraziato tutti i presenti del momento, che lo hanno aiutato a condividere il peso della giornata. Poi ha lanciato l'appello: "Il dolore e la paura delle bombe, di tutte le bombe, quelle di Treviso del 1944 come quelle di oggi che devastano l'Ucraina, non si cancella con il tempo, ma rimane impresso nella memoria. Basta con la guerra e con le bombe, la dobbiamo finire, lo dobbiamo ai bambini, alle generazioni future. Torniamo a volerci bene, superiamo i conflitti e recuperiamo un senso di comunità".