martedì, 19 novembre 2024
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La serata: da Treviso a sostegno dei rifugiati

L’associazione Emmaus ha presentato nella chiesa di Sant’Angelo i progetti di accoglienza in Bosnia. I migranti tentano di entrare in Ue attraverso il confine croato. Respinti con la forza, rimangono intrappolati in un limbo

Da Treviso ai Balcani. La solidarietà dei trevigiani arriva ai migranti imprigionati nel limbo bosniaco, lungo la rotta balcanica, in attesa di riuscire a raggiungere l’Europa. Durante una serata organizzata lo scorso 8 novembre dall’associazione Emmaus Treviso, assieme a Emmaus Italia e Bosnia, Lejla Smajic, responsabile per il settore dello sviluppo e progetti internazionali di Emmaus Bosnia ed Erzegovina, ha raccontato le storie e i progetti che l’associazione è riuscita a mettere in campo grazie alle donazioni ricevute. L’evento si inscrive all’interno del Forum internazionale della solidarietà. Ad ascoltarla una numerosa e interessata platea, che ha riempito integralmente la chiesa di Sant’Angelo, nel rispetto della normativa anti Covid, e che è intervenuta con domande e commenti partecipati in conclusione alla serata.

Emmaus lavora collettivamente su cinque programmi d’azione prioritari: accesso all’acqua, accesso alla salute, finanza etica, istruzione e appunto diritti dei migranti. Attraverso il loro lavoro quotidiano vicino alle realtà sociali e il loro impegno collettivo, i gruppi Emmaus mostrano in tutto il mondo la sostenibilità di società e di modelli economici fondati sulla solidarietà e sull’etica.

Al fine di informare e sensibilizzare i cittadini trevigiani intervenuti all’evento Lejla Smajic ha spiegato come si è modificata la rotta balcanica negli ultimi anni, e cioè da quando nel 2015 l’Ungheria ha alzato un muro di filo spinato a difesa della propria frontiera: da quel momento il percorso dei migranti segue un’altra strada, attraverso la Bosnia per tentare di entrare in Croazia e così in Europa, ma, chiarisce Lejla: “La frontiera Croata è la più pericolosa da attraversare in assoluto. Tutti gli Stati difendono la frontiera dagli ingressi irregolari, ma non tutti usano la violenza. In Croazia la polizia di frontiera ha l’ordine di difendere il confine con qualsiasi mezzo”. Dunque, questi migranti tentano più e più volte il “game”, il gioco, così viene chiamato il pericoloso tentativo di attraversare illegalmente il confine, e nell’attesa si fermano in territorio bosniaco, dove rimangono bloccati. Persone in fuga da conflitti e dittature, non riescono a ottenere i visti per espatriare legalmente e si incamminano a piedi verso l’Europa, nella speranza di poter finalmente chiedere asilo. Invece alle porte dell’Unione europea i respingimenti sono violenti: “Siamo stati consegnati dalla polizia slovena a quella croata - il racconto di alcuni migranti -. Siamo stati picchiati, bastonati, ci hanno tolto le scarpe, preso i soldi e i telefonini. Poi ci hanno spinto fino al confine con la Bosnia, a piedi scalzi”.

Tuttavia la Bosnia è uno stato giovane e ancora instabile, dall’economia fragile e uscito da meno di trent’anni da una guerra devastante. Per tutti questi motivi l’accoglienza di migranti e rifugiati, che arrivano soprattutto da Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Marocco, Iraq e Siria, risulta complessa e i volontari di Emmaus hanno dunque deciso di portare il loro sostegno attraverso diversi progetti. Sono oltre 13 mila i migranti arrivati nel 2021, ma dal 2018 ne sono stati registrati quasi 83 mila. Il progressivo intensificarsi della crisi migratoria in Bosnia ha avuto il suo culmine a fine dicembre 2020 a Lipa, quando il campo profughi della cittadina è stato dato alle fiamme lasciando uomini, donne e bambini fuori al freddo durante il rigidissimo inverno bosniaco. Proprio in questi giorni tuttavia sarà inaugurato un nuovo campo grazie all’impegno del Ministero dell’Interno bosniaco e dell’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati.

I progetti di Emmaus
Nel 2016 i volontari di Emmaus iniziano ad assistere la popolazione migrante in Bosnia, aprono dei centri diurni, dove le persone e i nuclei familiari in transito possono fermarsi, fare una doccia, ricevere un pasto caldo, caricare i telefoni e utilizzare la rete wifi per contattare amici e parenti. Inoltre portano assistenza dove c’è bisogno. Anche a Lipa hanno distribuito pasti, vestiti e scarpe. Inoltre, in collaborazione con Save the children a Doboj Istok Emmaus gestisce un centro per minori non accompagnati in movimento, dove fornisce alloggio e pasti caldi ai ragazzi. Il centro dà assistenza medica, supporto psicologico e la possibilità di seguire varie attività ricreative.

Chi volesse sostenere i progetti presentati durante la serata può fare una donazione tramite bonifico alle seguenti coordinate bancarie: IT13U0501802800000015118102. Intestazione Emmaus Italia, causale: Emergenza Bosnia.

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