martedì, 15 ottobre 2024
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Il Piano degli interventi disegna il futuro urbanistico di Treviso

Linda Tassinari spiega la "filosofia" dello strumento approvato di recente, mentre le opposizioni restano critiche. Dibattito sull'occupazione del suolo.

Lo scorso 28 luglio l’Amministrazione comunale ha presentato e approvato in Consiglio comunale la variante al Piano degli interventi, lo strumento di pianificazione urbanistica del Comune. Si tratta, in buona sostanza, del provvedimento più importante di tutto il mandato della Giunta Conte, poiché esprime la visione che essa ha della Treviso del futuro. 

 

Le perplessità delle opposizioni 

La presentazione del piano è stata accompagnata da non poche polemiche, in parte dovute all’uscita, pochi giorni prima, del rapporto 2021 dell’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sul consumo di suolo, che colloca Treviso ai primi posti tra le città venete, per questo triste primato, in parte per le modalità di presentazione e i contenuti del documento. 

“La città di Treviso - ha spiegato Gigi Calesso, di Coalizione civica per Treviso, commentando i dati del rapporto - con il suo 39,79% di suolo consumato (2.210 ettari) è il quarto Comune del Veneto per utilizzo di territorio rispetto al totale, superato solo da Padova, Spinea e Noventa Padovana. Si colloca, inoltre, al 195° posto fra i 7.904 comuni italiani, davanti a centri urbani molto più importanti, come Bologna, Genova, Roma e Palermo. Nel 2021 la nostra città ha registrato un consumo di suolo pari a 1,97 ettari che porta a un totale di 28,39 ettari di suolo consumato tra il 2018 e il 2021, con responsabilità tutt’altro che marginali dell’attuale Amministrazione. Nel periodo 2013-2017 (Amministrazione Manildo) il consumo complessivo di suolo è stato di 13 ettari”. “In questi giorni - ha proseguito Calesso - hanno suscitato un certo sconcerto in città, e non solo tra chi si occupa di politica, le affermazioni del sindaco in merito alla presunta riduzione della potenzialità di edificazione che sarebbe l’effetto della variante al Piano degli Interventi, contrapposta a un maggiore possibile consumo di suolo legato alle scelte dell’Amministrazione Manildo. E’ bene, quindi, «andare a vedere» quali sono stati gli effetti delle decisioni dell’Amministrazione Manildo e di quella Conte in merito alle potenzialità edificatorie e alle previsioni di consumo di suolo. Una volta esaminate le due deliberazioni si arriva a questo quadro riassuntivo che mi pare estremamente chiaro: la variante Manildo prevedeva 1 milione 23 mila metri cubi di edificazione in meno, per 61 ettari in meno di urbanizzazione di suolo verde. Quella Conte prevede 120 mila metri cubi di edificazione in più, in totale 18 ettari in più di urbanizzazione di spazi verdi”.  

Durante il dibattito in Consiglio, il capogruppo del Pd, Stefano Pelloni, ha contestato la misura sia nel metodo con cui è stata costruita, sia nel merito degli interventi. 

In particolare ha denunciato il ritardo con cui è stato possibile visionare la documentazione relativa alla variante, che è stata fornita una settimana prima del dibattito, nonostante fosse stata richiesta la convocazione della Commissione urbanistica ancora lo scorso 15 dicembre. Contestata anche la decisione di presentare il Piano a fine luglio, lasciando come mesi per le osservazioni agosto e settembre, mesi in cui molti cittadini sono in ferie, limitando così la partecipazione. 

Nel merito, il capogruppo del Pd ha criticato la variante in quanto frutto di “accordi fra pubblico e privato, più che pianificazione urbanistica”. Molto contestata anche la previsione di consumo di suolo, poiché, a prescindere dalla definizione che la legge regionale del Veneto dà di esso, anche la cementificazione di verde urbano comporta un danno ambientale e un impatto sul territorio. Una lottizzazione, in particolare, è particolarmente criticata dal consigliere Pd: si tratta dell’area Panigai, inserita nel parco dello Storga, all’interno della quale oltre 6 mila metri cubi di suolo agricolo vengono destinati ad area residenziale, alla quale si aggiunge l’ampliamento di un’area commerciale che passa da 1.000 a 2.100 metri quadri. Contestati anche i benefici pubblici: “Consumare aree agricole per piantare boschi urbani e cementare altri spazi verdi per regolare la viabilità di nuove zone residenziali non ci sembrano grandi benefici pubblici” ha chiarito in conclusione al suo intervento. 

 

L’assessora all’Urbanistica difende il proprio operato 

Tutte critiche respinte al mittente dall’assessora all’Urbanistica, Linda Tassinari, cha ha spiegato: “Abbiamo perseguito un processo partecipativo con la cittadinanza e i portatori di interessi, il confronto politico è importante, ma di più lo è tradurre le esigenze del territorio. Si tratta di una costruzione avvenuta in due anni, con la volontà di riordinare alcuni ambiti, come quello agricolo, semplificare le procedure e migliorare il territorio. La volontà era quella di dare una spinta positiva e arginare le criticità. L’urbanistica moderna si lega con il sociale, per questo nella progettazione è importante il coinvolgimento delle associazioni e recepire alcune istanze che ci derivano dall’esperienza della pandemia, come la necessità di aumentare le metrature minime delle abitazioni, da 38 a 48 mq, la possibilità di inserire superfici verdi e ampliare terrazze e balconi, come anche i bonus volumetrici scomputabili dal conteggio degli oneri da poter applicare, per le nuove costruzioni composte da più di otto unità abitative, da poter destinare a spazi collettivi e di aggregazione, allo scopo di creare, con il tempo, un nuovo tessuto collettivo privato”. 

L’assessora rivendica l’organicità del provvedimento: “Uno strumento intersettoriale che, toccando ambiti urbanistici ed edilizi, programma e pianifica la futura trasformazione della città”.  

Per quanto riguarda le tempistiche di presentazione della variante, Tassinari replica così a Pelloni: “L’attività amministrativa segue i suoi tempi e lavora in continuità, quando tutte le carte sono state pronte abbiamo presentato il Piano in Consiglio comunale”. 

Tassinari, poi, entra nel merito della variante: “Abbiamo ridato impulso ai crediti edilizi che erano ingessati, in modo tale che sia più semplice demolire volumi incongrui e ricostruire salvaguardando il consumo di suolo. Per quanto riguarda la nuova residenzialità, portata dove era richiesta dai cittadini, abbiamo previsto delle percentuali di abitazioni  per l’edilizia convenzionata, destinata specificamente a coppie giovani o a genitori separati. Non possiamo intervenire sulle lottizzazioni che appartengono a privati, ma possiamo provare a governare i fenomeni edilizi. Gli accordi pubblico-privato vanno in questa direzione, per ricavare il maggiore beneficio pubblico possibile da edificazioni, residenziali e commerciali, che non possiamo impedire. A fronte dell’edificato, comunque, ci sono anche delle compensazioni: 210 mila metri quadri di aree verdi, 110 dei quali destinati a boschi urbani e 100 mila destinati a parchi e servizi, con 15 mila nuovi alberi e piante. Il tutto in adempimento alla norma sul consumo di suolo. Rispetto ai 50,18 ettari assegnati a Treviso di consumo di suolo massimo possibile, il bilancio della variante, tra nuove aree e aree tolte, porta a un consumo di suolo potenziale di 3,2 ettari, pari appena al 6% di quanto ammesso. Tale valore ravvisa un dato tecnico, ma possiamo calcolare l’effettiva superficie consumata in circa il 50% di quella utilizzabile, possiamo, quindi, definire un valore di consumo di suolo reale in 1,6 ettari, pari al 3% di quello ammesso”. 

Per quanto riguarda il centro storico, l’assessora ha spiegato che il Piano degli interventi prevede l’opportunità di abbattere gli oneri per il recupero e la riqualificazione edilizia e azioni incentivanti per il recupero dei patrimoni esistenti. 

 

La controversia sugli esercizi di vicinato

Controversa rimane la questione della “tutela degli esercizi di vicinato”, che, sebbene venga annoverata tra gli obiettivi dell’Amministrazione, mal si concilia con la presenza di nuove lottizzazioni a uso commerciale: “Purtroppo, l’ottica della grande distribuzione si basa su dinamiche di concorrenza - chiarisce Tassinari -, i negozi di vicinato, invece, propongono prodotti originali e di qualità. Nei nostri incentivi all’inserimento di nuove attività, promuoveremo chi propone elevati standard di qualità del prodotto. Tuttavia, qualsiasi privato può installare attività commerciali sotto i 1.500 mq senza che l’Amministrazione abbia voce in capitolo, quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, abbiamo alzato gli oneri di costruzione ad esempio”. 

L’assessora, infine, rivendica gli oltre 6 milioni e 200 mila euro di beneficio pubblico che porteranno alla città 5 chilometri di piste ciclabili, le suddette aree verdi, 40 mila mq di nuove aree di parcheggio pubblico e interventi finalizzati alla messa in sicurezza della viabilità.

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