Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
I Carabinieri celebrano la patrona, Virgo Fidelis, con la restituzione della pala di San Zenone
Nella suggestiva cornice della chiesa di San Francesco, i Carabinieri del Comando Provinciale di Treviso hanno celebrato la festività della loro patrona, la Virgo Fidelis. La cerimonia, presieduta da mons. Michele Tomasi, vescovo di Treviso, ha visto la partecipazione delle massime autorità civili, religiose e militari.
La ricorrenza della Virgo Fidelis rappresenta ogni anno un momento di profonda riflessione e commemorazione. Durante la celebrazione, è stato reso omaggio ai caduti della Battaglia di Culqualber, episodio eroico del 1941 durante il secondo conflitto mondiale, in cui il sacrificio dei Carabinieri rappresentò un esempio di fedeltà e valore. Inoltre, si è ricordata la Giornata dell’Orfano dell’Arma dei Carabinieri, sottolineando l’importanza della solidarietà verso le famiglie dei militari caduti.Quest’anno, la cerimonia ha acquisito un ulteriore valore storico e culturale grazie alla restituzione di un’importante opera d’arte sacra.
Al termine della funzione religiosa, nella sala Frate Sole del convento, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Venezia hanno riconsegnato formalmente alla Diocesi di Treviso una pala d’altare del 1725, attribuita al pittore Bartolomeo Litterini. L’opera, raffigurante la “Madonna del Carmine e i santi Pietro apostolo e Zenone vescovo”, era stata sottratta dalla chiesetta di Villa Rubelli, nel comune di San Zenone degli Ezzelini, nel 1976.
La pala, rinvenuta lo scorso luglio grazie a un’intensa attività investigativa condotta su Roma, viene, infine, ricollocata in serata nella sua sede originaria, nel corso di una cerimonia con i fedeli della parrocchia, nella solennità della Madonna della Salute, molto cara al territorio. L’evento ha rappresentato un segno tangibile dell’impegno quotidiano dei Carabinieri nella salvaguardia del patrimonio culturale del Paese. Con questa celebrazione, l’Arma dei Carabinieri ha voluto rinnovare il proprio legame con la cittadinanza, rendendo omaggio ai valori di fedeltà e servizio che contraddistinguono la propria storia.”Questo momento è un segno della nostra missione, che va oltre la sicurezza, e che abbraccia anche la protezione dell’identità culturale della nostra comunità”, ha dichiarato il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Treviso.In mattinata, il Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia ha, inoltre, proposto un momento formativo nel salone del Vescovado ai volontari dell’associazione “Chiese aperte”.
Il Vescovo Tomasi, presente all’incontro, ha ringraziato l’Arma e ha sottolineato il valore della collaborazione per la cura del bello, ricordando come la Chiesa abbia sempre promosso, custodito e curato l’arte, che è un linguaggio per tutti, vivo e bello perché buono. “L’importante mattinata formativa con il colonnello Meleleo, del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, vissuta da tanti volontari operanti a servizio del nostro patrimonio ecclesiastico, e la restituzione di una preziosa pala d’altare trafugata nel 1976 si collocano come importanti obiettivi all’interno di una rete efficace di relazioni che la Diocesi di Treviso ha intessuto in questi anni con le principali istituzioni pubbliche e statali per la conservazione e la tutela dei beni ecclesiastici che portano con sé la bellezza, la fede e l’identità per la nostra Chiesa locale e per la comunità civile”.
Scheda sintetica dell’opera
L’opera riconsegnata è una pala d’altare di Bartolomeo Litterini (Venezia, 1669 – Venezia, 1748) raffigurante la Madonna del Carmine e i santi Pietro apostolo e Zenone vescovo, datata 1725.Un’iscrizione alla base del trono rivela autore e datazione dell’opera: “OPUS BARTH. LITTERINI MDCCXXV”.Bartolomeo Litterini si forma e opera nella bottega veneziana del padre Agostino, specializzata nella produzione di opere sacre per le chiese di Venezia e del territorio Veneto. In questa pala “riscoperta” il pittore dimostra di non essere più intriso dal gusto dei “tenebrosi”, derivato dall’insegnamento paterno, ma rivela un accostamento ai nuovi stilemi settecenteschi per un colorismo più schiarito e una resa di sentimenti più intima, come rivela la dolcezza espressiva dei volti della Vergine e del Bambino