lunedì, 16 settembre 2024
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Fiume Sile: conoscerlo per prendersene cura

Le analisi delle acque presentate da Arpav e Legambiente a villa Letizia durante un weekend di eventi. Emergono problemi di depurazione e una forte antropizzazione delle rive

Sensibilizzare i cittadini, e soprattutto le giovani generazioni, all’attenzione al territorio e alla cura dell’ambiente. Questo l’obiettivo primario di “Operazione fiumi - Esplorare per custodire”, iniziativa presentata sabato 17 giugno durante la due giorni di conferenze, eventi e attività per i più piccoli tenutasi nel fine settimana a villa Letizia a Sant’Angelo. A tale scopo quaranta volontari under 35, grazie a un progetto di Legambiente Veneto, finanziato da un bando regionale con fondi ministeriali, si sono formati e hanno poi condotto un’analisi puntuale sulle acque del fiume Sile e sull’ambiente che le circonda.
Ne emergono i problemi di depurazione del fiume che attraversa la città di Treviso e la forte antropizzazione delle sue sponde.

Le indagini di “ambientalismo scientifico” di questo gruppo di giovani esperti sono state coadiuvate dai laboratori di Arpav. I rilievi scientifici inoltre non si sono fermati al fiume Sile, ma hanno coinvolto, e coinvolgeranno fino alla fine di luglio, altri sette diversi fiumi del territorio: Adige, Po, Bacchiglione, Brenta, Piave, Livenza e Fratta Gorzone.

Gli stessi organizzatori tuttavia sottolineano i limiti di tale indagine, che fotografa la salute del fiume in un dato momento, mentre Arpav, come ha spiegato il direttore Davide De Domicis, compie un lavoro di monitoraggio costante, con rilievi durante tutto il corso dell’anno e poi giunge a una media di valori. Il campionamento per l’analisi scientifica presentata è stato effettuato in cinque differenti punti del fiume.

Tra i dati più rilevanti, esposti da Anna Carozzani, del team scientifico di Operazione Fiumi, ed emersi dall’analisi microbiologica, c’è una presenza importante nell’acqua trevigiana del batterio, indicatore di contaminazione fecale, Escherichia Coli. “In tutti i punti di campionamento - spiega la ricercatrice - il giudizio è scarso, con valori al di sopra dei 1.000 Mpn/100 ml, ma comunque al di sotto del limite allo scarico dei 5.000 Mpn/100 ml di acqua”. Sebbene al di sotto del limite massimo il dato è oltre la soglia di allerta stabilita da Arpav per le acque di balneazione interne, oltre che al limite per la balneazione che è di 500 Mpn/100 ml. Segno che c’è ancora molto da fare per implementare gli impianti di depurazione delle acque reflue che scaricano sul fiume. Secondo i dati Istat diffusi da Legambiente e relativi al 2016, a Treviso infatti la percentuale di cittadini non ancora serviti da un impianto di depurazione è superiore al 65%. Anche gli allevamenti possono influire sul dato. Inoltre, sottolinea Francesco Tosato, portavoce di Operazione Fiumi, è necessario puntare l’attenzione sulla dispersione d’acqua della rete idrica, che ancora raggiunge numeri importanti.

Anche l’aspetto geomorfologico risulta insufficiente, vista la forte pressione esercitata dall’uomo sulla morfologia e un utilizzo del suolo nelle immediate vicinanze esclusivamente di tipo urbano o agricolo. Scarso è risultato lo stato ecologico, con presenza di specie invasive a minacciare la biodiversità del fiume, da monitorare con maggiore attenzione.
Lo stato chimico è risultato invece buono in tutti i corpi idrici monitorati, ma tra gli inquinanti specifici sono stati rilevati due superamenti dei valori medi annui previsti dalla normativa per l’Amps, prodotto di degradazione del Glifosate. Indicatore della necessità di fare maggiore attenzione all’utilizzo di agenti chimici in agricoltura, affinché non vadano a contaminare le falde acquifere e i canali che alimentano il fiume. Nel mese di settembre Legambiente renderà noti i risultati dettagliati dei campionamenti effettuati per questo erbicida utilizzato in maniera massiccia in agricoltura da oltre 40 anni .

Il direttore di Arpav ha inoltre informato che in tutto il corso del fiume vi è una presenza in eccesso di nutrimenti delle piante, come l’azoto, che possono derivare da processi agricoli o dalla natura stessa del fiume, ma che in ogni caso vanno monitorati poiché possono alterarne l’ecosistema. Presenti all’incontro anche l’assessore alla Scuola e alle Politiche giovanili Silvia Nizzetto, e l’assessore all’Ambiente Alessandro Manera che ha sottolineato la necessità di trattare le questioni ambientali a livello internazionale per ottenere risultati concreti. “La due giorni - ha chiarito Fabio Tullio di Legambiente Piavenire - è stata organizzata per trasmettere l’idea che ci troviamo davanti a un sistema dove tutto è interconnesso, per provare a capire chi siamo in relazione al fiume. Le esperienze di navigazione in canoa, l’analisi delle acque, la raccolta dei rifiuti sono servite a far comprendere il fiume, per meglio prendersene cura e custodirlo”. “I numeri - ha concluso Arturo Pizzolon, presidente dell’Ente Parco Sile - non ci devono far paura, ma indicarci la strada su come operare”.

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