martedì, 22 aprile 2025
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Elezioni comunali: Giorgio De Nardi è il candidato del centrosinistra a Treviso

Lotta al degrado, casa, parcheggi, una sanità pubblica efficiente e più servizi nei quartieri sono alcuni punti del programma. L'imprenditore: "Serve una strategia per il territorio"

Questa settimana abbiamo rivolto le nostre domande ad altri due candidati sindaco, l’uscente Mario Conte (online nei prossimi giorni) e l’imprenditore Giorgio De Nardi, sostenuto dal Partito democratico, dalla sua lista civica, da Europa verde, Treviso civica di Franco Rosi, Coalizione civica e Volt, espressione del mondo giovanile.
Sessantadue anni, padre di quattro figli, De Nardi nel 1988 ha fondato un’azienda informatica che oggi ha clienti in tutto il mondo e più di 200 collaboratori.

Giorgio De Nardi, cosa l’ha spinta a candidarsi?
Ero stanco di lamentarmi delle opportunità perse dalla politica. Ho deciso, dunque, di impegnarmi e metterci la faccia. Inoltre, credo sia l’ora di restituire al territorio le soddisfazioni avute e di mettere la mia esperienza a servizio del bene comune. Il nostro territorio ha tante potenzialità inespresse, vorrei promuovere una strategia per governarlo, attraverso valori chiari e condivisi.

Prendiamo in considerazione alcuni temi rilevanti per Treviso: iniziamo dalla questione viabilità, traffico e mobilità sostenibile.
Credo che in primo luogo sia necessario creare un sistema di parcheggi adeguato, che dia la certezza di trovare un posto. Ottimizzare ciò che già esiste e che in alcuni casi è sottoutilizzato, come Miani, Appiani e Dal Negro, che vanno collegati alla città con delle navette. In alcuni spazi, oggi a raso, come il parcheggio a fianco alla stazione ferroviaria e nello spazio che rimarrà libero con lo spostamento delle corriere, si può pensare ad accordi con le proprietà per realizzare dei multipano prefabbricati, rapidi da costruire e preferibili ai park sotterranei, più costosi, meno capienti e più problematici per i resti archeologici e l’acqua presenti nel sottosuolo. Parcheggi multipiano si potrebbero costruire anche all’ex foro boario e all’ex Telecom, in via Dandolo, dietro la stazione. Il vecchio progetto della Giunta Manildo sul pattinodromo, invece, andrebbe verificato, un parcheggio sotterraneo così vicino alle mura potrebbe non essere compatibile. Oltre ai parcheggi, c’è da completare la rete di piste ciclopedonali. Ho quattro bambine e ho paura di portarle in giro in bicicletta oggi, molti tratti sono pericolosi, soprattutto per i più piccoli, bisogna metterli in sicurezza, collegare in maniera adeguata i quartieri al centro città e tra di loro. Infine, va migliorato il trasporto pubblico locale, oggi inadeguato. Ci vogliono mezzi più piccoli ed elettrici.

Il centro storico si sta svuotando, quali soluzioni?
In primo luogo bisogna riportare i residenti. Nel comune ci sono 7.000 alloggi vuoti su un totale di 45.545. Giovani coppie, studenti universitari e famiglie meno abbienti, però, non riescono ad accedervi, perché costano troppo o sono inabitabili. Abbiamo presentato sette proposte concrete: l’abbassamento dell’Imu; un fondo di garanzia per gli affitti; percorsi di autorecupero del patrimonio edilizio; riservare una quota del costruito per le famiglie meno abbienti; ristrutturazioni degli alloggi pubblici ed efficientamento degli iter burocratici per le ristrutturazioni. Per quanto riguarda i turisti, invece, la città non può essere viva solo nel fine settimana, bisogna lavorare per renderla attrattiva sempre. Abbiamo il fiume di risorgiva più lungo d’Europa, mi piacerebbe mettere a sistema il parco del Sile con quello dello Storga e creare anche il parco di acque fluviali più grande d’Europa, sarebbe un luogo con un ecosistema straordinario, sicuramente attrattivo per i turisti. Treviso dovrebbe divenire, inoltre, rotta centrale per il cicloturismo e base per le visite delle attrazioni dei dintorni. Dobbiamo puntare sull’enogastronomia e sul patrimonio artistico e culturale, riprendendo in mano i grandi eventi.

I quartieri rischiano di essere dei “dormitori” estranei alle politiche cittadine, come valorizzarli?
Vorremmo portare in ogni quartiere servizi sanitari e amministrativi di base. Il 92 per cento dei cittadini vive in periferia, e non ce ne dobbiamo dimenticare. Penso a uno spazio in ogni quartiere dove a rotazione, durante la settimana, ci siano infermieri per le analisi del sangue e altri servizi sanitari di base, nonché uno sportello con i servizi comunali. Un’altra priorità per i quartieri è quella di avere luoghi di aggregazione e per l’attività sportiva, sia all’interno che all’esterno, parchi e aree verdi. Immagino anche la riconversione dello stadio Tenni, con il Treviso calcio che potrebbe spostarsi a Monigo, oppure in una struttura nuova. Il Tenni è superato, obsoleto, potrebbe diventare uno spazio aperto a tutti i cittadini, dedicato allo sport di base e all’aggregazione. Un altro spazio vicino alla città che potrebbe essere utilizzato a questo scopo sarebbe l’ex consorzio agrario, sulla circonvallazione esterna, però è più difficile.

Denatalità, politiche per l’infanzia e l’adolescenza, cosa si può fare?
Innanzitutto, come dicevo prima, serve affrontare il problema casa. Poi bisogna far rimanere i giovani, e per farlo bisogna sviluppare in co-progettazione con il terzo e quarto settore (onlus, associazioni, volontariato, ecc.) l’offerta di luoghi e servizi interessanti per i giovani per praticare sport, ascoltare e suonare musica, avvicinarsi all’arte e alla cultura. Quella tra i 20 e i 40 anni è un’età strategica, alla quale dobbiamo guardare, fornendo servizi alle famiglie e accompagnando le giovani coppie. Proponiamo, inoltre, di aprire le scuole comunali anche di pomeriggio e di sera, offrendo servizi di tempo prolungato per i ragazzi, con l’aiuto di cooperative, educatori e nonni volontari. Pensiamo di realizzare anche un terzo asilo nido, in un edificio vuoto da riqualificare o rendendo disponibili spazi delle scuole elementari che sono rimasti vuoti per mancanza di bambini. Per quanto riguarda gli adolescenti, quello che vediamo in città è solo la punta dell’iceberg, ci sono problemi di dipendenze, disagi mentali e isolamento, dobbiamo presidiare il territorio, grazie al lavoro delle forze dell’ordine, di educatori di strada e mediatori culturali. In egual misura, però, il lavoro deve anche essere rivolto alla lotta alla dispersione scolastica. La scuola deve essere occasione di opportunità, attraverso le attività integrative pomeridiane, per conoscere e coltivare nuove passioni, guidati da figure di riferimento. Si tratta di un lavoro a medio, lungo termine, che permetterebbe di far rientrare certi comportamenti.

Le prime tre cose che farebbe se fosse eletto sindaco:
Costruire una squadra forte e coesa, capace di lavorare insieme per portare a casa i risultati. Lavorando con molta concretezza, senza annunci che poi non hanno seguito. La seconda priorità sarebbe mettere in ordine la città, intervenendo sui fenomeni di degrado, potenziando la presenza sul territorio delle forze dell’ordine; potenziando la presenza di tecnologie silenti di monitoraggio, prevenzione e indagine; cercando le fonti, i leader delle bande e lavorare per una loro migliore integrazione nel tessuto sociale. Terzo, sistemare i parcheggi attorno alla città, per sollevarla dal traffico, ma anche dall’inquinamento dell’aria. Però, tra le priorità assolute, c’è anche quella di dare un servizio sanitario adeguato ai cittadini, i tempi di attesa per visite ed esami diagnostici stanno diventando insostenibili, non possiamo delegare tutto alla sanità privata; la sanità deve rimanere pubblica ed efficiente. Da sindaco, presenzierei personalmente alla Conferenza dei sindaci dell’Ulss 2, senza delegare a un assessore. Quello è il luogo dove i sindaci hanno potere di incidere sul tema. Proporrei di potenziare l’attività dei medici di famiglia, dandogli la possibilità di agire a un primo livello di intervento, alleggerendo così il pronto soccorso. Spingerei per dare, finalmente, attuazione alle case di comunità di cui si parla da anni. Su questi temi è necessario darsi una mossa, sennò si fa la fine della Cittadella della salute, inaugurata, ancora vuota e già superata perché progettata vent’anni fa.

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