Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Case popolari: il Comune di Treviso revisiona il regolamento delle aree Peep
Il tema degli alloggi a Treviso continua a essere caldo, e non solo sul fronte dell’emergenza abitativa che riguarda gli alloggi Erp (sociali). L’acquisto o la locazione di case in città è ormai un privilegio: con affitti impossibili al di sotto degli 800 euro al mese e una media di oltre 2 mila euro al metro quadro per l’acquisto del nuovo (+20% rispetto alla media regionale), avere un tetto sopra la testa è un’impresa, anche per il cosiddetto ceto medio.
Per questo motivo il Comune ha deciso di revisionare il regolamento per le aree Peep (Piano edilizia economico popolare), ovvero quelle di proprietà comunale che vengono cedute a seguito di bandi pubblici, mediante convenzione, a imprese o cooperative di costruzione. Si tratta di quattro aree (una a Santa Bona e tre a Canizzano) nelle quali è prevista la costruzione di circa 80 alloggi da vendere a prezzi calmierati; una quinta area, quella di San Lazzaro, è stata aggiudicata nel 2022, dopo 11 anni di mancate assegnazioni, e attualmente si è in attesa della firma della convenzione (i lavori potrebbero partire nel giro di un anno). A questi 80 appartamenti, inoltre, potrebbero aggiungersene altri 40 (circa) da ristrutturare nell’area tra via Albona e via Capodistria, che il Comune intende acquisire dall’Inps. La principale modifica del regolamento prevede la possibilità di estendere anche alle aziende produttive o agli enti, sempre in accordo con i costruttori, la possibilità di edificare alloggi da dare a loro volta in locazione o in vendita ai propri dipendenti, mantenendo, però un prezzo calmierato stabilito dal Comune. Tra le altre azioni, che agevolano l’accesso a queste aree finora trascurate, ci sarebbero la riduzione delle penali previste in caso di rinuncia da parte delle cooperative o delle imprese selezionate a seguito dell’emanazione dei bandi pubblici; minori rischi per l’aggiudicatario di decadere dall’assegnazione, permettendo così di accedere più facilmente ai finanziamenti bancari; infine, una maggiore flessibilità relativamente ai requisiti soggettivi del richiedente. Il nuovo bando di gara, così modificato, sarà pubblicato tra circa tre mesi. La proposta passerà in Consiglio comunale il prossimo 30 aprile.
“Stiamo lavorando a un nuovo modello di Treviso che guarda alla residenzialità non solo in situazioni di emergenza, ma anche dal punto di vista dello sviluppo familiare, oggi ostacolato dai costi insostenibili per molti” spiega il sindaco Mario Conte. Ed è soprattutto agli aspiranti lavoratori che si guarda: tra la quasi totale assenza di affitti (a Treviso e limitrofi), il boom dei prezzi al metro quadro e la crescita dei tassi d’interesse, le aziende si vedono sfuggire dalle mani nuovi potenziali assunti perché impossibilitati a trasferirsi in città. Un problema sollevato nei giorni scorsi anche da Israa e dall’Ulss2: l’azienda sanitaria, per esempio, punta ai mini alloggi in corso di realizzazione vicino alla stazione ferroviaria per acquistarli e affittarli a prezzi calmierati ai propri attuali e futuri dipendenti che, vista l’elevata specializzazione della mansione, spesso arrivano da fuori provincia o regione e attualmente non trovano alloggio.
Ma sul tema della casa c’è un altro aspetto che salta sempre all’occhio: l’elevato numero di alloggi vuoti, ben 69 mila in tutta la provincia (il 14 per cento del totale) e 6 mila solo a Treviso, come ultimamente abbiamo avuto modo di ricordare nelle pagine di questo giornale. Sulle modalità con cui è possibile mettere a frutto questo importante patrimonio trascurato, l’assessore all’Urbanistica, Andrea De Checchi, ci ha anticipato che “gli immobili di privati che dovrebbero essere sistemati potrebbero essere oggetto di un altro provvedimento, tutto da costruire, ovvero la costituzione di un partenariato pubblico-privato in cui il privato possa conferire l’immobile al Comune, affinché sia inserito nella pianificazione Peep, quindi risistemato e re-immesso nel mercato seguendo il nuovo iter. In altre parole, una volta conferiti i beni in questo fondo e trovati gli investitori, l’ente modifica la destinazione degli edifici in residenziale convenzionato (abbattendo costi di costruzioni, oneri eccetera) e reimmettendoli nel mercato va a remunerare coloro che hanno conferito i propri beni, ma che da soli non avrebbero potuto ristrutturarli. E’ una proposta avveniristica, ma ci stiamo lavorando”.
Entrambe le strategie sono sicuramente utili, ma potrebbero preoccupare i tempi di realizzazione: se prendiamo il caso dell’area Peep di San Lazzaro, dall’assegnazione nel 2022 alla fine dei lavori (considerando che non sono nemmeno iniziati) passeranno almeno altri tre anni, per cui ci si immagina che per le altre quattro aree Peep i tempi saranno ancora più lunghi. Ci si chiede, dunque, quali iniziative e strategie più tempestive il Comune possa mettere in atto per risolvere un problema che già oggi è pressante, non solo per i cittadini e le cittadine, ma, come si è visto, di conseguenza anche per molti enti e imprese. Sul tema è intervenuto Stefano Pelloni, consigliere in forza al Partito democratico: “Ben venga rilanciare le aree Peep, ma la strategia dovrebbe essere quella di farne di nuove, visto che qualche anno fa abbiamo inserito incentivi importanti sul tema, tanto che, poi, è stato aggiudicato il lotto di San Lazzaro. Il nuovo e interessante strumento che hanno individuato, invece, dovrebbe essere utilizzato in altre zone e situazioni fuori dal Peep, che sono tante. Ci sembra il caso della montagna che sta partorendo un topolino e per questo in Consiglio ci asterremo”. Nel frattempo, sempre in questi giorni, si è chiuso il primo bando comunale, lanciato circa un mese fa, per l’assegnazione di sei alloggi a canone agevolato o concordato, per il quale hanno fatto domanda 48 nuclei familiari, nonostante l’iniziativa fosse stata poco pubblicizzata: in tanti, dunque, rimarranno ancora senza casa.