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Aeroprto di Treviso, tante domande

Lo scalo resta chiuso, ennesima frenata sull'ampliamento. Intanto sui siti di Ryanair e Wizzair è possibile prenotare voli con partenza e arrivo allo scalo trevigiano dalla fine di ottobre. Questo, tuttavia, è un dato che può significare tutto e niente

L’aeroporto di Treviso rimane chiuso, unico tra gli scali di interesse nazionale a non aver più riaperto dopo il lockdown. A questo si aggiunge l’ennesima frenata arrivata dal ministero dell’Ambiente che per la seconda volta, avendo in mano per la firma definitiva il progetto di ampliamento e sviluppo dello scalo, lo rimanda alla commissione di Valutazione impatto ambientale per ulteriori accertamenti.

Lo scorso gennaio erano state le valutazioni del Comitato contro l’aeroporto a far propendere il ministro Sergio Costa per un nuovo passaggio alla commissione Via, ora dopo che le istanza del Comitato erano state respinte e la commissione si era nuovamente espressa a favore del progetto, le motivazioni di questo secondo ripensamento rimangono tutte da chiarire. Il fatto in ogni caso getta grosse ombre sul futuro del Canova, infrastruttura strategica per lo sviluppo economico e turistico della città.
Anche se manca una data per la riapertura, sui siti delle compagnie low cost Ryanair e Wizzair è oggi possibile prenotare voli con partenza e arrivo allo scalo trevigiano dalla fine del mese di ottobre di quest’anno. Questo, tuttavia, è un dato che può significare tutto e niente, perché se è vero che per esempio nel sito Ryanair tutte le date antecedenti non sono prenotabili per Treviso e che un banner comunica che tutti i voli saranno spostati al Marco Polo fino al 30 settembre, è altrettanto vero che le tratte, oggi vendute con partenza da Treviso a prezzi stracciati, potrebbero essere dirottate su Venezia anche in un secondo momento. Tuttavia la questione solleva quantomeno degli interrogativi e una qualche curiosità.

A oggi in ogni caso l’aeroporto è chiuso e la città soffre. Il 15 settembre oltre mille lavoratori tra scalo e indotto hanno manifestato le loro preoccupazioni di fronte al Canova. Le strutture ricettive rimangono vuote, i turisti languono anche nei grossi centri come Venezia, a Treviso sono quasi del tutto assenti, e assente è anche una grossa fetta di lavoratori che continua a preferire le riunioni a distanza.

“Agosto ha avuto luci e ombre - spiega Giovanni Cher, presidente di Federalberghi Treviso –. La zona Nord, delle colline del Prosecco, ha tenuto, anche se non ha avuto il boom che ci si aspettava dopo l’inserimento nell’elenco dei patrimoni dell’Umanità Unesco. Nonostante la mancanza di stranieri il mercato italiano ha tenuto, ma a settembre calano i viaggi di piacere, con nuove difficoltà. Le città d’arte, da Treviso a Castelfranco a Oderzo stanno vivendo invece una crisi importante, inoltre i pochi turisti preferiscono strutture extralberghiere come agriturismi o appartamenti privati, considerati più sicuri.

Negative anche le prospettive per i viaggi d’affari, con le aziende che ancora propendono per lo smart working. Restano le trasferte di operai e tecnici, ma hanno solitamente un budget più basso, per cui si riduce la spesa media. La parte Sud della provincia serviva Venezia, ma oggi i turisti mancano anche lì, nonostante l’aeroporto Marco Polo sia aperto. Basti pensare che lo scalo veneziano è passato da 180 a 50 voli al giorno”. La crisi, dunque, va di molto al di là della chiusura dell’aeroporto Canova, almeno in questo preciso momento. Tuttavia il presidente Cher, che stima ci vorranno due anni per ripartire, giudica “drammatiche le notizie sull’infrastruttura trevigiana”, soprattutto in prospettiva futura. “Un aeroporto funzionante ed efficiente - spiega - significa portare in città flussi turistici che altrimenti non sarebbero pensabili. Senza infrastrutture le persone non arrivano”.

“Ci stiamo rendendo conto – ha continuato il presidente di Federalberghi – che la crisi è strutturale e ci vorranno almeno due anni per tornare alla normalità. Sarà necessario attendere un vaccino, ma nel frattempo servono accordi fra gli Stati, perché un turista non arriva se deve fare la quarantena. L’aeroporto è un’infrastruttura fondamentale, ma in questo momento non è sufficiente, basti guardare all’esempio di Venezia. Bisognerà prepararsi a un cambio radicale, calibrare le risorse per riuscire a rimanere sul mercato, pensare a nuove proposte per i turisti, con esperienze cucite su misura degli ospiti. In ogni caso probabilmente un 30% delle attività non sopravvivrà”.

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