sabato, 14 settembre 2024
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A Treviso le Pm10 non calano

Nonostante il blocco quasi totale del traffico della scorsa primavera, il livelli delle polveri sottili nell'aria superano gli sforamenti del 2019. L'Arpav studia gli effetti dell'emergenza Covid in Veneto. Manera conferma il rinvio delle nuove restrizioni alla circolazione per i veicoli diesel Euro 4 che non scatteranno il primo gennaio

L’aria di Treviso è sempre più inquinata. Sebbene le preoccupazioni per la pandemia in corso abbiano spinto il tema in secondo piano la qualità dell’aria in città sta peggiorando e questo avrà sicuramente ripercussioni anche sulla salute pubblica. L’allerta poteva diventare arancione prima delle feste per il superamento del limite dei 50 microgrammi per metro cubo delle Pm10 per più di quattro giorni consecutivi, ma l’ordinanza antismog regionale in vigore da ottobre è sospesa dal 20 dicembre al 7 gennaio, in più con le zone rosse dalla vigilia di Natale il traffico si ridurrà al minimo in ogni caso e dunque il semaforo è rimasto verde. Per questo motivo, la percezione è stata che tutto andasse bene. Tuttavia, se confrontiamo i dati 2019 con il 2020, ci rendiamo conto che non è così: la situazione è peggiorata, nonostante i mesi di lockdown in cui la circolazione delle auto era ridotta al minimo.

Nel 2019, secondo i dati dei bollettini dell’Ente regionale Arpav, la stazione di via Lancieri di Novara ha registrato 54 sforamenti nelle concentrazioni di polveri sottili, mentre la stazione di strada Sant’Agnese ne ha registrati 62. Al giorno 18 dicembre 2020 invece, la colonnina di via Lancieri aveva registrato già ben 75 sforamenti e quella di strada Sant’Agnese 73.

Come spiega l’Arpav in uno studio degli effetti dell’emergenza Covid in Veneto redatto a maggio 2020, infatti, se alcuni inquinanti dell’aria nella primavera scorsa sono scesi rispetto agli anni precedenti, non così marcata è stata la discesa delle polveri sottili: “Per le polveri Pm10 – scrive il report –, la mediana delle concentrazioni giornaliere di marzo 2020 rispetto a quelle degli anni 2016-2019 presenta un decremento meno marcato di quanto osservato per l’NO2 (biossido di azoto, ndr). Il traffico stradale, fortemente ridotto dalle restrizioni, è solo una delle sorgenti del particolato”. A generare Pm10, infatti, contribuiscono i riscaldamenti domestici, più utilizzati dalle persone costrette in casa, le condizioni meteo che favoriscono o inibiscono la dispersione delle polveri, “la combustione della biomassa (che contribuisce al particolato primario), il comparto agricolo-zootecnico (che contribuisce alla formazione di particolato secondario per l’emissione del gas precursore ammoniaca), e il settore trasporti (che contribuisce alla formazione di particolato secondario per l’emissione degli ossidi di azoto NOx)”.

Senza contare che quando si è ripreso a circolare, molti cittadini hanno preferito utilizzare la propria auto per gli spostamenti, considerata più sicura del trasporto pubblico, con un conseguente aumento anche del traffico.

Rimane il dato allarmante sugli sforamenti di polveri sottili a fine anno, ancora più preoccupante se pensiamo che l’aeroporto, altra grossa fonte inquinante, è ancora chiuso. L’Arpav ha infatti stimato che tra i mesi di febbraio e marzo 2019 e 2020 la riduzione delle emissioni dovute alla chiusura del Canova siano di 1,3 kt di Co2, 1,1 tonnellate di composti organici volatili, 5,2 tonnellate di composti derivanti dall’azoto, 0,08 tonnellate di Pm10 e 0,5 tonnellate di anidride solforosa.

Anche l’assessore all’Ambiente di Treviso, Alessandro Manera, conferma l’analisi di Arpav: “Il traffico oggi è minore rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, molte sono le persone in smart working, eppure l’inquinamento sale. Questo ci dimostra che sono i riscaldamenti domestici la fonte principale”.

Fra i più inquinanti caminetti e vecchie stufe: “Non si possono accendere se non sono il riscaldamento principale dell’abitazione e se non rispettano i parametri per le emissioni, ma sono impossibili da controllare, a meno che non ci arrivino delle denunce precise. La Regione sta realizzando una mappa: progetto Circe, in cui indicizzare tutti i riscaldamenti domestici e la loro efficienza energetica, anche quelli a legna. Ci vorranno diversi anni perché la catalogazione porti a dei risultati, ma almeno è un inizio. Intanto il Comune sta facendo uno sforzo enorme per mettere in campo gli incentivi di sostituzione delle caldaie, in due anni sono andati esauriti fondi per 370 mila euro e abbiamo stanziato altri 200 mila euro per il 2021”.

Da ottobre scorso con l’ordinanza antismog doveva entrare in vigore il blocco anche per le auto a diesel Euro 4 che a causa della pandemia la Regione ha spostato a gennaio 2021, chiedendo ai Comuni di valutare l’eventuale necessità di ulteriori proroghe. L’assessore Manera ha, dunque, confermato che fino al 31 marzo 2021 non saranno introdotte le restrizioni per i diesel Euro 4. Verosimilmente, visto che dopo marzo decade l’ordinanza antismog, il blocco per questo tipo di veicoli scatterà solo da ottobre prossimo.

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