Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
A San Nicolò dopo il restauro le campane suonano a festa
Il Natale 2019 porta in dono alla città di Treviso il suono delle campane del tempio di San Nicolò che tornano a essere operative dopo un lungo intervento di restauro alla torre campanaria trecentesca. A benedire il completamento dell’opera c’era il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi.
Il Natale 2019 porta in dono alla città di Treviso il suono delle campane del tempio di San Nicolò che tornano a essere operative dopo un lungo intervento di restauro alla torre campanaria trecentesca. Sono passati due anni dall’inizio della progettazione e uno e mezzo da quello dei lavori che hanno previsto il restauro e miglioramento sismico della torre campanaria, alta quasi sessanta metri e poggiata sull’abside meridionale, dedicata a papa Benedetto XI. Tra le opere realizzate, la manutenzione del tetto del campanile e il restauro conservativo delle sue superfici murarie esterne, intaccate dal degrado soprattutto a est e a nord; il consolidamento e restauro di capitelli e colonne della cella campanaria, in più punti fratturate, e la riparazione di 14 colonnine in pietra interne alla chiesa, alte quasi diciotto metri, che a un esame ravvicinato si sono rivelate molto dissestate e solo sommariamente riparate in passato. Per consolidare il fusto del campanile si è deciso, inoltre, di ricostruire i tre solai che erano stati rimossi nell’Ottocento, arrivando ai sette totali presenti in origine.
Anche il castello delle campane è stato interamente ricostruito in legno, come l’originale che era stato sostituito da un telaio metallico nel 1904. Con un impegno tecnico rilevante sono stati realizzati alcuni potenti tiranti metallici, due dei quali lunghi 44 metri, allo scopo di collegare il campanile alle absidi e al fronte opposto del transetto, contrastandone il reciproco allontanamento da lungo tempo avviato.
Con questo impegno, la Diocesi ha inteso attuare una prima fase di un programma di restauro e consolidamento del tempio di S. Nicolò, volto a valorizzarne ulteriormente sotto i diversi aspetti le grandi potenzialità e a promuoverne una più ampia fruizione. A completamento del programma, come ha spiegato l’economo della Diocesi, don Adriano Fardin, ci saranno in futuro altre due fasi: una che riguarda l’architettura e la liturgia del tempio, con un nuovo impianto audio, uno studio sulla luce e la valorizzazione delle opere d’arte interne e una che riguarda le pertinenze esterne. Il restauro è stato reso possibile anche grazie a un importante contributo dell’8xmille alla Chiesa cattolica e alla collaborazione con l’Ufficio nazionale per i Beni culturali ecclesiastici e l’Edilizia di culto della Conferenza episcopale italiana. Il fondo dell’8xmille ammonta a 300 mila euro, mentre in totale per i lavori è stato speso circa un milione di euro.
All’inaugurazione è intervento in rappresentanza dell’Amministrazione comunale il sindaco Mario Conte: “Ringrazio chi ha contribuito a restituire all’originaria bellezza il tempio di San Nicolò, patrimonio inestimabile per la città. Mi complimento per gli interventi fatti, che sono stati onerosi e complessi ed esprimo l’orgoglio per Treviso, poiché si tratta di un patrimonio non solo religioso, ma anche turistico e culturale”.
A benedire il completamento dell’opera c’era il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, che ha dichiarato: “Una delle funzioni principali della torre campanaria è quella di fare da supporto alle campane, campane che sono segni centrali per la comunità religiosa perché convocano la Chiesa, che è una convocazione di fedeli. Le campane scandiscono i ritmi del tempo, i momenti della preghiera, suonano le lodi a Maria, segnalano eventi lieti e tristi di una comunità. Il lavoro e le risorse di uomini e donne hanno permesso che a Natale si manifestasse la vita della città, la voce del campanile ricordi a tutti che costituiamo un’unica famiglia capace di costruire una città degna di uomo, accogliente e amante della vita. La mia benedizione va soprattutto a tutti coloro che hanno messo passione, impegno e fantasia nel restauro di questo luogo che è un luogo dello Spirito Santo”.
Tra i desideri di don Fardin c’è quello di rendere la torre campanaria più alta della città visitabile ai turisti. Hanno lavorato al progetto: l’ingegner Diego Molosso, coordinatore dei lavori, lo studio associato architetti Francesco Doglioni e Renata Daminato, gli ingegneri Simone Carraro, Dario Gambarotto e Sergio Tesser. Imprese esecutrici: Costruzioni e ristrutturazioni edili Gobbo Restauri s.r.l. unipersonale, Costantini Antonio s.r.l., Mazzobel & Martignago s.r.l., Elettrocampane Giacometti s.a.s. di Enzo Danieletto & C.