Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Una mostra fotografica sulla "rotta balcanica" a Castello di Godego
Dal 22 ottobre al 6 novembre in sala abbaziale a Castello di Godego è stata allestita la mostra fotografica di Barbara Beltramello "Umanità IninterRotta. Racconti di viaggio con i migranti lungo la rotta balcanica".
I volti, le espressioni, i pensieri di un’umanità in sofferenza. Il tutto racchiuso in una mostra dal titolo “Umanità IninterRotta”, organizzata a Castello di Godego, nella sala dell’ex chiesa abbaziale, dai ragazzi dell’Agenzia scalabriniana per la cooperazione e lo sviluppo, in collaborazione con la parrocchia di Castello di Godego e il nuovo gruppo di animazione missionaria, sempre di Godego.
Una iniziativa, questa della parrocchia godigese, per creare un’opportunità di conoscenza su quanto sta succedendo e succede lungo la cosiddetta “rotta balcanica”, solcata ogni giorno da migliaia di migranti, disperati, che cercano pace e prosperità nella vecchia Europa.
Una mostra toccante, dove sono i volti che parlano di disperazione e le ambientazioni di depravazione, quasi un pugno sullo stomaco.
Una mostra, ancora, che in questi giorni è visitata soprattutto dai giovani dei gruppi parrocchiali, ma non solo, e che è stata al centro anche di una serata. Serata molto interessante e partecipata anche da giovani, dove i protagonisti, cioè i volontari scalabriniani, hanno spiegato “storie e volti” raccolti durante la loro esperienza sul campo a fianco dei migranti sulla rotta balcanica.
“Storie di chi deve passare frontiere, di chi si trova da una parte o dall’altra, e dove poi tutto dipende dal colore del tuo passaporto, e cioè dove uno è nato”, ha spiegato Simone, volontario dell’Agenzia scalabriniana, che ha animato la serata anche con diapositive. La rotta parte dalla Turchia (il Paese che ospita più profughi al mondo grazie anche ai soldi dell’Europa) dove arrivano disperati da ogni dove.
Da qui inizia il “The game”, come lo chiamano i migranti, il gioco pericoloso fatto di viaggi a piedi, frontiere bloccate, respingimenti, assalti, violenze e violazioni sulla rotta delle isole greche e poi la terraferma, la Bosnia e la Croazia, che sono poi le frontiere dell’Europa fino all’ultima dogana, e cioè la Slovenia.
Da qui, poi, Trieste (a piedi se tutto va bene, ma proprio bene, in 12 giorni) dove per la stragrande maggioranza inizierà un altro viaggio, un altro “gioco” ma, con altre regole e non tutte così chiare e sicure”.
“Sono immagini di disperazione e speranza - spiega don Gerardo Giacometti, parroco di Godego - storie di chi cerca vita quando anche l’idea della vita sembra venir meno”.
Insomma, una iniziativa che apre altri scenari di discussione, raccontando una realtà da conoscere.