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Sgarbi a Castelfranco parla della bellezza

È stato concepito come una tappa del percorso Droni by Art l’incontro con Vittorio Sgarbi che si è tenuto sabato 18 marzo presso il teatro Accademico di Castelfranco, organizzato dal Maker Lab dell’Ipsia Galilei, in collaborazione con la libreria Massaro. 

Tutto era iniziato dall’interesse per i droni. Quelle macchine volanti radiocomandate che hanno accompagnato gli studenti dell’Ipsia “Galileo Galilei” di Castelfranco, loro creatori, in numerosi eventi e fiere internazionali: da Roma, a Londra, a Berlino. Per rivelare al mondo come i droni possano trovare applicazione in diversi ambiti: dalla sicurezza all’arte. E proprio di arte si occupa una delle più fortunate iniziative dell’istituto castellano, che nella sua fucina tecnologia, il Maker Lab, ha dato vita a Droni by art, il progetto che intende avvicinare i giovani all’arte, portando i droni nei musei e pilotandoli nelle sale per effettuare esclusive riprese aeree. 

È stato concepito come una tappa di tale percorso l’incontro con Vittorio Sgarbi che si è tenuto sabato 18 marzo presso il teatro Accademico di Castelfranco, organizzato dal Maker Lab dell’Ipsia Galilei, in collaborazione con la libreria Massaro. “Intanto mi complimento con i professori e gli studenti che hanno inteso usare uno strumento assai complesso, e che abbiamo visto usare in situazioni tragiche e difficili, per un tentativo pacifistico” ha esordito il critico.

E così dicendo, è entrato nel vivo del discorso, contrapponendo la bellezza dell’arte all’orrore della guerra e del terrorismo: pura “violenza legittimata da un ideale”, visto che “i terroristi agiscono in nome di dio”. Un dio che invece i cristiani, secondo la sua convinta opinione, pregherebbero invano, invocandolo di fermare dolore e violenza. Ma “Dio non interviene nelle cose degli uomini”. Sarebbe così argomentato l’ateismo di Sgarbi, che peraltro non rinuncia a professarsi profondamente cristiano, ma “in senso laico”. Ecco perché, secondo il critico, una sana rivendicazione del “Dio storico” (non quello metafisico) servirebbe a difendere l’Occidente dalla minaccia del terrorismo, che se da un lato non ha risparmiato città d’arte come Palmira, per il momento non ha colpito l’Italia, verosimilmente “protetta dalla bellezza”.

Quella stessa bellezza che il critico si appresta a raccontare nel quarto volume della sua storia dell’arte italiana, intitolato “Dall’ombra alla luce” e dedicato al periodo fra Caravaggio e Tiepolo. Sono le immagini a parlare più che le parole, accompagnando il lettore in un sapiente, ma non eccessivamente esclusivo, percorso critico costellato di tutti quegli artisti minori che, pur nell’ombra, hanno di fatto tracciato la storia dell’arte italiana.

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