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Settimana comunitaria per i giovani di Castelfranco: ecco le testimonianze

E' stata intensa e partecipata la Settimana vissuta dal gruppo educatori della collaborazione pastorale cittadina nella fraternità principale delle Discepole del Vangelo.

Sono le esperienze “forti”, spesso diverse dall’ordinario, imperniate di senso e di valore, che permettono di volare alto, di costruire frammento dopo frammento chi si desidera essere e soprattutto in che modo. Così è stata la settimana comunitaria, che si è conclusa domenica scorsa, partecipata dal gruppo educatori della collaborazione pastorale di Castelfranco.
“All’inizio del nuovo anno pastorale abbiamo deciso di vivere un’esperienza intensa di fraternità, quindi cercando di coniugare il desiderio di qualcosa di “grande” con i tanti impegni dei nostri giovani – racconta don Alberto Piasentin, vicario parrocchiale al Duomo che insieme a Laura e Massimo Ceschel, hanno accompagnato la proposta realizzata nella fraternità principale delle Discepole del Vangelo -. Condividere il tempo, lo spazio, il cibo, i pensieri ed i sentimenti, la fede…. Significa condividere noi stessi esattamente come fratelli, non tanto per legami di parentela anagrafica ma fondati sul Battesimo. Siamo convinti che questo tempo vissuto all’insegna della grazia sia stato occasione feconda per iniziare l’anno con i giovani educatori cristiani”.
Conoscenza reciproca, confronto, preghiera comune, condivisione: i servizi, il rispetto dei tempi, l’attenzione alle esigenze di tutti, la cura degli ambienti, la catechesi giornaliera sono state tutti strumenti per vivere la fraternità e porre segni visibili di legame in Cristo. Alla sera, tra le proposte, anche un approfondimento formativo pedagogico ed uno sul referendum consultivo del 22 ottobre.
“Durante il giorno ho frequentato l’università – racconta Giulio -; il tempo scandito dai momenti di preghiera ha tolto la frenesia che di solito vivo. Le Lodi per me sono state occasione per cominciare la giornata con spirito diverso: invece di dire «spero di arrivare a sera», ho pensato «grazie che oggi ho un altro giorno per arricchire la mia vita»; mentre alla compieta ha raccolto i frutti, ed anche qualche mela marcia, della mia giornata, ringraziato e fatto un esame di coscienza”. E cosa rimane, alla fine? “Gesù ci ricorda di vivere l’accoglienza con tutti quelli che incontriamo, come educatori dobbiamo diventare “esperti” nell’essere occasione di incontro”.
“Sperimentare la condivisione e la fraternità in modo così forte, trascorrendo più tempo a casa, è stato davvero particolare – riflette Marta -. Prendersi cura degli spazi comuni, gestire i pasti e aiutare le discepole del Vangelo nelle loro attività quotidiane, ci ha permesso di vivere alcuni giorni a servizio degli altri. Organizzarsi in base agli orari di chi doveva andare a lavoro o all’università, e fare il conto con grandi numeri e diverse esigenze, è stato impegnativo. La gioia di ritrovarsi a cena come una grande famiglia e l’attesa di quel momento hanno però ampiamente ripagato tutti i nostri sforzi”.
“Io invece ho vissuto questa settimana da giovane lavoratrice e non è stato facile – spiega Cristina -; la sveglia suonava prima delle 6 e alla sera la buonanotte arrivava dopo le 23.30. Mi aspettavo stanchezza, nervosismo, poca concentrazione in ufficio, ma tutto è stato compensato dalla scoperta di una famiglia premurosa, in cui ognuno si è preso cura degli altri. Fare questa esperienza ha significato fare delle scelte, come organizzare gli orari per poter partecipare alla comunione con i fratelli; oppure tornare stanchi e rinascere nel sorriso di chi chiede «come stai?» e si propone di prepararti il pranzo per l’indomani. Per me ha voluto dire riscoprirmi parte di una famiglia più grande, la comunità cristiana, in cui noi giovani ci impegniamo e con i nostri piccoli gesti fraterni proviamo a darne testimonianza”.

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